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Salute mentale in tempo di Covid. Triplicate le richieste di aiuto a Telefono amico

Le richieste d’aiuto, nella prima metà del 2021 sono triplicate rispetto allo stesso lasso di tempo pre-Covid, raggiungendo la cifra record di quasi 3mila le persone

Da oltre un anno e mezzo siamo ormai abituati a fare i conti con le ripercussioni sanitarie della pandemia, considerate solo in termini di contagi, ospedalizzazioni e morti per Covid 19. Un approccio necessario e non eludibile ma che ha saturato tutta l’attenzione pubblica e portato a sottovalutare gli effetti dell’isolamento, della mancanza di socialità, del venir meno di tanti momenti di condivisione emotiva e non ultimo dell’attività sportiva.

I dati

I dati forniti dall’organizzazione di volontariato Telefono Amico Italia, in occasione dell’odierna Giornata Mondiale per la Prevenzione del Suicidio, ci dimostrano che tutte queste privazioni hanno avuto un effetto devastante sulla salute mentale degli italiani. Le richieste d’aiuto, arrivate attraverso i tre servizi di Telefono Amico Italia – il numero unico 02 2327 2327, la chat WhatsApp al 324 011 7252 e Mail@mica, attraverso la compilazione di un form anonimo sul sito www.telefonoamico.it – nella prima metà del 2021 sono triplicate rispetto allo stesso lasso di tempo pre-Covid, raggiungendo la cifra record di quasi 3mila le persone che si sono rivolte all’organizzazione perché attraversate dal pensiero del suicidio o preoccupate per il possibile suicidio di un proprio caro. L’organizzazione rivela, inoltre, una tendenza al peggioramento con il protrarsi dell’emergenza Covid-19, confrontando il primo semestre del 2020 e quello del 2021 emerge, infatti, un aumento percentuale delle segnalazioni legate al suicidio di oltre il 50%.

La fotografia scattata da Telefono amico, che conta 20 sedi sparse in tutta Italia, conferma l’allarme già lanciato nei mesi scorsi dall’Ospedale pediatrico Bambino Gesù, che ha rilevato, dall’inizio della pandemia, un aumento del 30% degli accessi al pronto soccorsi di minori che arrivano con tagli, bruciature, un’assunzione smodata di farmaci e altri atti di autolesionismo inflitti sul proprio corpo che a volte si tramutano in veri e propri tentativi di suicidio.

“E’ facilmente comprensibile come la pandemia da Covid-19, che ha comportato stress e incertezze per il futuro, solitudine, isolamento sociale, cambiamento delle abitudini e delle routine con perdita dei riferimenti, riduzione delle interazioni e delle attività, possa aver impattato negativamente la salute mentale delle persone negli ultimi 18 mesi, specie coloro con meno risorse interne ed esterne”,  ha spiegato Michela Gatta, direttrice dell’Unità di Neuropsichiatra Infantile dell’Azienda Ospedale-Università di Padova, che interverrà alla diretta Facebook organizzata per oggi da Telefono Amico con il titolo “La tua vita conta”.

Dal canto suo, la presidente di Telefono Amico Italia Monica Petra ricorda che ogni anno al mondo perdono la vita più di 700mila persone a causa del suicidio. “Vogliamo soprattutto tendere la mano – spiega – a chi sta provando un disagio intenso e si sente solo ad affrontarlo, a chi si sente fragile e vulnerabile, a chi considera il suicidio l’unico modo per mettere fine ad un dolore divenuto ormai intollerabile. Con i nostri volontari lo facciamo ogni giorno, ma il 10 settembre è un’occasione per raggiungere anche chi non si sente di usare i nostri servizi di ascolto. Quest’anno un’attenzione particolare andrà alla prevenzione del suicidio tra i giovani, fascia d’età in cui notiamo un preoccupante aumento delle richieste d’aiuto legate a questo fenomeno”.

Campanelli d’allarme

Insomma i campanelli d’allarme sono suonati tutti e gli ambiti di intervento sono arcinoti. Potenziare le strutture d’ascolto pubbliche e private, migliorare la loro capillarità sul territorio, intervenire nei contesti di fragilità sia economica sia sociale e farsi carico delle persone più vulnerabili, garantire un presidio psico-socio-sanitario nelle scuole di ogni ordine e grado, sono le condizioni fondamentali per contrastare il fenomeno del “mal di vivere” che ha trovato terreno fertile con un anno e mezzo di pandemia. Ruolo fondamentale può e deve essere rivestito anche dalla famiglia e dalle amicizie più prossime; la prevenzione così come il riconoscimento dei primi segnali a cui prestare attenzione avvengono, prima di tutto, all’interno dei rapporti familiari e nel contesto di relazioni consolidate.

La dott.ssa Gatta esorta a fare attenzione ai cambiamenti affettivo-comportamentali, soprattutto chiusura e ritiro; verbalizzazioni di autosvalutazione e negativismo estremi; demotivazione e disinvestimento da attività, oggetti, persone; autolesionismo. “È importante parlarne – aggiunge -, evitare che la persona si senta sola, ed eventualmente attivare un percorso di valutazione psicologico-psichiatrica”.

Serve quindi una lotta senza quartiere alla solitudine, male della nostra società del benessere che per molti versi ha ridotto la felicità dell’uomo alla mera soddisfazione personale e che spesso conduce i soggetti più deboli su un piano inclinato irreversibile.

Rompere il silenzio

Per questo motivo sono irricevibili, mai come in questo momento storico, le due iniziative che mirano ad introdurre l’eutanasia attiva in Italia, ovvero il referendum proposto dai radicali e il ddl alla Camera sostenuto da diverse forze politiche. Giusto un anno fa la Congregazione per la Dottrina della fede pubblicava la Lettera Samaritanus bonus sulla cura delle persone nelle fasi critiche e terminali della vita, ricordandoci che tutti, anche chi è affetto da una malattia allo stadio terminale, hanno diritto ad essere accolti, curati e circondati di affetto. Il documento mette l’accento su quella insidiosa cultura dello scarto e dell’individualismo, da sempre stigmatizzata nel magistero di Papa Francesco, che conduce al concetto utilitaristico di vita degna di essere vissuta. Un processo culturale che alla fine influisce sulle legislazioni che autorizzano il suicidio anche di persone che presentano problemi psicologici. Rompere il silenzio che circonda le persone che soffrono e circondarle di un’attenzione carica di vita è più impegnativo ma sicuramente più giusto di offrire la morte di stato.

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