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Una giornata per la vita lunga 365 giorni

L'intervista di Interris.it a Elisabetta Pittino, specializzata in bioetica, consigliere nazionale del Movimento per la Vita italiano, presidente di Federvita Lombardia

Per ritrovare Speranza. La Giornata per la Vita: il concepito è uno di noi“. E’ questo il titolo dei due volumi (Edizioni Movimento per la Vita Italiano), curati da Marina Casini Bandini, Elisabetta Pittino e Giovanna Sedda, che raccolgono gli scritti, le interviste e le riflessioni di Carlo Casini, fondatore del Movimento per la Vita Italiano, che coprono oltre quattro decenni di storia civile ed ecclesiale. Un appassionato e instancabile sostegno alla vita, in tutte le sue stagioni. Libri che non sono da leggere tutti d’un fiato, ma da gustare ogni giorno, un pezzetto alla volta, per farci accompagnare in un viaggio che ha come tema centrale la vita.

L’intervista

L’idea di scrivere questi libri è stata di Marina Casini, presidente del Movimento per la Vita Italiano e figlia di Carlo Casini, e Francesco Ognibene, caporedattore di Avvenire. Si tratta di un’antologia di articoli editi e inediti di Carlo Casini sulle Giornate per la Vita. Interris.it ne ha parlato con Elisabetta Pittino, laureata in Giurisprudenza, specializzata in Bioetica, consigliere nazionale del Movimento per la Vita italiano, presidente di Federvita Lombardia.

Dottoressa Pittino, perché è nata l’esigenza di raccogliere gli scritti di Carlo Casini in due libri? 

“Sono due i motivi principali. In primo luogo di mettere a disposizione di tutti la ricchezza immensa che Carlo Casini ha lasciato con i suoi scritti, della sua ampiezza culturale legata alla vita. L’altro motivo è la possibilità di focolazzarci su questi temi legati alla Giornata per la vita, appuntamento istituito dalla Cei nel 1978. Carlo Casini e il Movimento per la vita l’hanno fatta propria, promuovendola, organizzando attività legate a questo tema. Il messaggio di quest’anno, ‘La morte non è mai una soluzione. Dio ha creato tutte le cose perché esistano; le creature del mondo sono portatrici di salvezza, in esse non c’è veleno di morte’ (Sap 1,14), esprime il senso di questa giornata in tutta la sua pienezza. All’inizio e al suo termine, sono i momenti in cui la vita è maggiormente attaccata”.

Carlo Casini ha sempre sostenuto che il vero diritto è quello alla vita, senza mai lasciare in secondo piano la sofferenza di molte donne. 

“Bisogna aiutare tutte le donne che si trovano in difficoltà, innanzitutto accogliendole completamente. Il primo centro di aiuto alla vita è nato a Firenze nel 1975. La sensibilità di Carlo rispetto a questo tema è sbocciata in seguito a un caso che lui ha seguito in qualità di pubblico ministero. Ascoltare le testimonianze di alcune donne, la loro sofferenza, il loro abbandono lo colpirono fortemente. Da questo sentimento doloroso è nato il centro di aiuto alla vita. L’accoglienza, lo stare vicino, l’ascolto sono i pilastri del Movimento per la Vita. Si offre anche sostegno concreto, ascolto psicologico, aiuto legale e nella ricerca di un lavoro, sia per le donne sia per i loro mariti o compagni. C’è tutto un percorso che si sviluppa nel tempo, anche dopo la nascita del bambino. Anche le donne che scelgono di abortire vengono accompagnate nel tempo. L’aborto è sempre un lutto e può avere risvolti patologici. Per chi lo desidera,viene offerto un percorso relativo alla sindrome post traumatica da stress. Un’altro dei servizi è ‘Sos Vita’, un numero verde al quale tanti si rivolgono perché non vogliono abortire, ma hanno bisogno di sostegno e chiedono aiuto”.

Nella premessa al primo volume, scritta da Marina Casini, mi ha colpito una frase “Due libri per una giornata lunga 365 giorni”. Ventiquattro ore per celebrare la vita sono troppo poche… 

“E’ vero. Dovremmo celebrare la vita, tutti i giorni, tutto l’anno. La giornata è un’occasione per focalizzare eventi, farsi conoscere. Questi libri sono corposissimi e leggerlo tutto in una volta è impossibile, ma bisogna sfogliarlo una pagina alla volta, affinché la Giornata della vita sia celebrata ogni giorno”.

Siamo giunti alla 45esima edizione di questa Giornata. Cosa è cambiato in questi anni o cosa dovrebbe ancora cambiare nella difesa della vita?

“Quando è stata istituita la legge sull’aborto, Papa Paolo VI soffrì molto e nel suo testamento spirituale parlò proprio della difesa della vita. La Conferenza episcopale italiana e i papi sono stati profetici. Sono cambiati gli attacchi alla vita, si sono moltiplicati, così come gli attacchi al corpo della donna. C’è stata una ‘cosificazione’ della persona umana: basti pensare a come vengono trattati i migranti, la piaga della pedopornografia, il traffico di persone umane, la schiavizzazione delle donne costrette a prostituirsi. La Chiesa è una delle poche voci, direi l’unica, a fare luce su tutti questi argomenti. L’ignoranza, intesa proprio come non conoscenza, provoca tanta confusione. Per questo è importante il dialogo, non avere paura di chiamare le cose con il loro nome, avere un dibattito costruttivo anche con chi è totalmente lontamente da noi. Il dialogo deve iniziare con amore verso l’altro e ci deve essere più coraggio nel dare testimonianza e spiegare perché si difende la vita in ogni sua epoca”.

“Non si tratta di condannare e giudicare le donne. Si tratta piuttosto di criticare nel suo complesso una società che non sa pienamente riconoscere la dignità umana e che crede di aiutare le donne nascondendo loro la verità”. E’ una frase di Carlo Casini che mi ha molto colpito. Perché la sociètà di oggi non sa più riconoscere la dignità umana? 

“Molto probabilmente perché ha difficoltà a guardare a sé stessa. Se ogni uomo o donna non sa riconoscere la sua dignità fa fatica a riconoscere anche quella delle altre persone. Da credente penso che dal momento in cui qualcuno elimina Dio dalla sua vita, noi siamo fatti a sua immagine e somiglianza, non è più capace di ‘guardarsi’. E’ una bella domanda perché a volte mi chiedo come si fa, in questo tempo abbiamo molta conoscenza, a non riconoscere le scoperte della scienza e a non accettarlo. Perché non gioiamo di tutto quello che abbiamo appreso? Dagli anni ’70 possiamo vedere con le ecografie un bambino e poi viene sostenuto che è solo un grumo di cellule? La manipolazone dell’uso dei termini, delle parole, è una costante che c’è stata in questi anni per rendere accettabile ciò che accettabile non è”.

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