La centralità del malato nel cammino sinodale. Oggi si celebra la trentesima Giornata Mondiale del Malato. “Percorriamo il cammino sinodale con i fratelli ammalati, con i sofferenti, con gli operatori sanitari”, spiega a Interris.it fratel Carlo Mangione, religioso camilliano, direttore generale dell’ospedale “Santa Maria della Pietà” a Casoria. Da due anni i Ministri degli Infermi sono in prima linea contro il Covid. La congregazione si rifà al carisma di San Camillo De Lellis vivendo la propria vocazione tra i malati. A testimoniare quotidianamente la carità di San Camillo all’ospedale Santa Maria della Pietà di Casoria è la comunità dei Camilliani. “La malattia è un avvertimento che ci è dato per ricordarci ciò che è essenziale”. (Proverbio tibetano).
Malato al centro
L’ 11 Febbraio, ogni anno, si celebra la Giornata mondiale del Malato. Istituita, 30 anni fa, da San Giovanni Paolo II. Prosegue il religioso camilliano: “E’ questo un anniversario importante perché ci aiuta a capire e a prendere maggiormente coscienza del bene prezioso che sono i fratelli ammalati e sofferenti nella Chiesa. Rappresentano la presenza viva di Gesù. In loro Gesù si è identificato. Insieme all’Eucarestia, anche i poveri e gli ammalati, sono presenza reale di Gesù. Sono per tutti noi la strada della nostra santificazione. Opportunità per la nostra crescita spirituale. La nostra familiarità con loro ci fa esercitare la misericordia. Imparando ad essere misericordiosi, come il Padre che è nei cieli“. Quindi “beati voi che avete così buona occasione di servire Dio nel letto del malato” (San Camillo).
Sale e lievito
Afferma fratel Carlo Mangione: “Papa Francesco nel messaggio di quest’anno per la ricorrenza ha voluto ricordarcelo. ‘Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso’. Un monito entusiasmante per essere testimoni credibili del Vangelo. Capaci di essere sale e lievito dentro la nostra storia umana. In tempo di pandemia, nel mondo di oggi Nel cuore del cammino sinodale, come Chiesa, dobbiamo chiederci se stiamo realmente camminando insieme. Sinodalmente con i poveri, i malati e i sofferenti. Questi ‘fratelli’ sono per noi soggetti, cioè, compagni nel cammino di evangelizzazione? Realmente noi cresciamo nell’accompagnarci nella vita di tutti i giorni reciprocamente? O loro sono soltanto i destinatari della nostra attenzione pastorale?” Cioè, puntualizza il religioso, “siamo ancora noi che dispensiamo generosamente i nostri beni, con la nostra autosufficienza, convinti del loro stato di bisogno? E non piuttosto, siamo anche noi mendicanti di attenzione. Di reciprocità. Di compagnia. Di sostegno. E di gratificazione?”.
Vita coerente
Fratel Carlo Magione ricorda “le testimonianze di tanti giovani che nella malattia ci hanno trasmesso pezzi di vita vissuti con coerenza e gioiosa adesione al Vangelo. Solo qualche nome, a titolo di esempio: Carlo Acutis, Chiara Badano, Chiara Corbella, Daniela Zanetti, Savino Romagnuolo, Viviana Lisi e tanti altri”. Evidenzia il religioso camilliano: “Possiamo provare a leggere queste storie come ‘parabole’ che Dio racconta ancora all’uomo di oggi. Che ascolta distratto la Parola di Dio come una buona abitudine ma senza accoglierla. Pratica i sacramenti come un culto ordinario. Senza lasciarsi trasformare né il cuore né la vita? E possiamo chiederci se, oggi, in questo tempo sinodale, la Chiesa, attraverso il culto e le celebrazioni, possa meglio aiutare il popolo. Dei fedeli del quotidiano, della domenica e delle feste. Ad accogliere con stupore la Parola di Dio. Solo lo stupore, la meraviglia, infatti, riscalda il cuore. E provoca il cambiamento di vita. Il testimone è credibile se la sua vita è gioiosa. Entusiasta. Innamorata del Vangelo di Gesù. ‘Ero malato e siete venuti a visitarmi’. Ce lo dice Gesù, il Maestro di vita”.
A fianco di chi soffre
“Come queste storie umane di Vangelo vissuto, oggi, rendono presente il Signore e li fanno testimoni, nella genuinità ed essenzialità evangelica?- si chiede fratel Carlo Mangione-. O forse riteniamo costoro persone privilegiate, distanti da noi. E ci riteniamo inadeguati al compito di una vita santa? Dimentichiamo forse che la santità non è opera nostra ma è opera gratuita di Dio offerta a tutti? Quanti consacrati, ministri straordinari dell’Eucarestia, operatori sanitari e volontari siamo consapevoli della grandezza del nostro servizio e della nostra missione a fianco dei malati? Il malato ci mostra l’ essenzialità della vita, la sua caducità. E soprattutto ci insegna a ‘investirla’ bene. Verso il bene comune, sociale ed ecclesiale. Può anche darsi che ogni giorno facciamo già ‘Sinodo’ e non lo sappiamo. Vogliamo augurarci che il sinodo ecclesiale, quello intrapreso in modo ufficiale nella Chiesa, ci aiuti a prendere consapevolezza. E c’insegni a vivere tutta la nostra vita sempre insieme. Camminando in cordata. In gioiosa e permanente compagnia con tutti gli uomini che incrociamo lungo le strade della vita”.