Per effetto della pandemia l’Italia sta soffrendo la peggior crisi economica dal dopoguerra. Ecco le conseguenze dell’emergenza sanitaria e sociale e le prospettive di uscita dal Covid nel settore primario. Interris.it ha intervistato Massimiliano Giansanti. Il presidente di Confagricoltura, la prima organizzazione degli agricoltori in Italia, è un imprenditore agricolo romano che oggi ha un ruolo fondamentale.
Cosa cambia in agricoltura con il Covid
Da anni Giansanti è attivamente impegnato per sostenere il progresso e l’innovazione in agricoltura. E promuove la crescita e lo sviluppo sostenibile del comparto agricolo. “Il coronavirus ha influenzato le nostre vite e l’economia del nostro Paese. E continua a farlo- spiega Giansanti a Interris.it-. L’agricoltura, in particolare, pur in difficoltà, è stata in grado di esprimere un’elevata capacità imprenditoriale. Ha dimostrato, nei fatti, di essere decisiva nel sistema produttivo italiano. Un pilastro dell’economia nazionale”.
“Certamente l’impatto delle due ondate della pandemia e dei conseguenti provvedimenti restrittivi è stato molto rilevante. E ha colpito in maniera molto rimarchevole, indistintamente, tutti i comparti a livello economico e sociale. La chiusura dell’Ho.Re.Ca. (settore alberghiero e ristorazione) prima e le fortissime restrizioni poi, hanno avuto un riflesso forte sulle imprese. Va considerato che i consumi alimentari extradomestici ammontano a circa 80 miliardi di euro l’anno. Con un’incidenza del 30% sul totale. Quindi si tratta di un vero e proprio tsunami economico”.
“In modo indubbiamente severo. Molte imprese hanno dovuto ricorrere alla cassa integrazione. Penso agli agriturismi. Che dopo la ripresa estiva speravano di poter tirare un sospiro di sollievo. E invece, hanno visto azzerati ristoranti ed eventi. Durante la prima fase della pandemia alcuni settori hanno sofferto per la chiusura di bar e ristoranti. Che non è stata compensata affatto dai consumi domestici”.
“Mi riferisco in particolare alla IV gamma. All’acquacoltura. Alle carni bovine. Ai salumi. E al vino. Senza dimenticare il florovivaismo. In questa nuova e difficile fase, che non sarà di breve durata, è indispensabile approfondire l’esame sulle prospettive dei mercati agricoli. Con l’obiettivo di salvaguardare la stabilità e l’efficienza delle imprese. E di poter continuare a garantire ai consumatori cibo italiano”.
“Confagricoltura, con questo obiettivo, ha lanciato un appello ai consumatori. Invitandoli a scegliere prodotti italiani. E alla grande distribuzione. Chiedendo di organizzare l’esposizione in modo da rendere più visibile il ‘made in Italy’”.
“La priorità assoluta è la salute pubblica. Certamente le restrizioni, anche se non hanno limitato l’attività agricola in senso stretto, hanno avuto gravi conseguenze economiche sul settore. Oltre alle forti limitazioni dell’Ho.Re.Ca., di cui abbiamo già detto prima, c’è da calcolare l’incertezza. Che impattando anche sulla psicologia di grossisti e consumatori, frena fortemente i mercati”.
“Per un imprenditore le opportunità di ripresa vanno individuate. Auspicate. E richieste a gran voce. Da anni manca, nel nostro Paese, un piano di visione generale sull’agroalimentare. E ciò lo si è visto ancor di più nell’emergenza. La pandemia ha messo in evidenza la carenza di programmazione. Certamente affrontare una calamità epocale e imprevista come questa sarebbe difficile per tutti. Il ristoro dei danni è importante. Ma occorre pianificare soprattutto l’uscita dal tunnel”.
“Sono in contatto costante con la ministra Teresa Bellanova. E ho anche scritto al commissario Ue all’agricoltura e sviluppo rurale, Janusz Wojciechowski. L’agricoltura è essenziale e va sostenuta a livello nazionale ed europeo”.
“Quando accennavo all’importanza di organizzare l’uscita dal tunnel mi riferivo in particolare alle infrastrutture. Sono fondamentali per riuscire a garantire la competitività delle nostre imprese. E’ proprio l’ottimizzazione della rete infrastrutturale, materiale e immateriale, che ci permetterà di essere più efficienti. Abbattendo i costi. E quindi consentendo di rafforzarci sui mercati. Porti, strade, ferrovie sono indispensabili e strategici tanto quanto la rete mobile 5g. Troppe sono le aree rurali ad alto potenziale di sviluppo che sono ancora frenate proprio dalla mancanza delle infrastrutture fisiche e digitali”.
“Ci troveremo, spero presto, in una situazione analoga a quella dopo la fine della seconda guerra mondiale. Abbiamo l’occasione, tra le risorse messe a disposizione dal governo e quelle dell’Unione europea, di ricostruire, su basi nuove, la nostra economia. Si potrà finalmente realizzare quel piano strategico per l’agroalimentare, che chiedevamo da tempo. E’ un’occasione che non possiamo lasciarci sfuggire per ridisegnare, proprio attraverso un grande progetto lungimirante, il modello di sviluppo economico del Paese”.
“Le imprese agricole potranno far crescere competitività e produzione. E’ indispensabile riuscire ad annullare il divario digitale e infrastrutturale. Rilanciare la ricerca scientifica. Potenziare gli investimenti pubblici senza dimenticare il futuro. Cioè quei giovani che scelgono l’agricoltura e vanno sostenuti. Accompagnando l’evoluzione della loro impresa”.