“Un milione e trecentomila minori in povertà assoluta in Italia: un numero altissimo che ci deve veramente preoccupare”. Così l’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza (Agia), la dottoressa Carla Garlatti, commentando a Interris.it gli ultimi dati Istat sulle famiglie in povertà assoluta in Italia e sull’incidenza di povertà assoluta individuale per i minori.
I dati Istat
Secondo Istat, nel 2023 le famiglie in povertà assoluta si attestano all’8,5% del totale delle famiglie residenti (nel 2022 erano l’8,3%), corrispondenti a circa 5,7 milioni di individui (9,8%; quota pressoché stabile rispetto al 9,7% del 2022).
I dati parlano anche dell’incidenza di povertà assoluta individuale per i minori, che risulta pari al 14%, il valore più alto dal 2014. Rispetto al 2022, le incidenze di povertà sono stabili tra i giovani di 18-34 anni (11,9%) e tra gli over 65 (6,2%), che restano la fascia di popolazione a minore disagio economico.
Garlatti: “In difficoltà economica le famiglie con minori”
“Gli indici Istat relativi al 2023 sulla povertà assoluta in Italia non ci rassicurano certamente – prosegue Garlatti -. Anche perché, di fatto, si trovano in una condizione di maggiore povertà le famiglie che hanno uno o più figli minori a carico. Un dato che non potrà non essere oggetto di valutazione da parte delle giovani coppie che magari vorrebbero aprirsi alla genitorialità pur in condizione precaria di lavoro”.
“Essere in povertà assoluta, ci tengo a ricordarlo, significa vivere in case che non hanno il riscaldamento, non avere un pasto adeguato ogni giorno, non potersi permettere le cure mediche; ad esempio, le cure dentarie sono le prime che vengono trascurate. In pratica, significa non avere tutta una serie di opportunità basilari. Ma avere dei limiti che fanno partire questi bambini in condizione di svantaggio rispetto al resto della società”.
Povertà e dispersione scolastica
“E’ da notare inoltre – prosegue Garlatti – che le famiglie in povertà hanno figli con maggiori difficoltà a seguire l’inter scolastico. Nello studio che Agia ha fatto nel 2022, infatti, avevamo evidenziato come l’abbandono scolastico sia maggiore nelle famiglie in condizioni di disagio economico. Ciò significa che, al disagio economico, in questi nuclei si somma una povertà educativa che non aiuta questi minori ad avere le possibilità che hanno tutti gli altri ragazzi di uscire dalla spirale della povertà”.
“Come Autorità Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza, insistiamo sull’investimento nella scuola: sono proprio gli indici Istat a evidenziare che più alto è il titolo di studio, più bassa è l’incidenza della povertà; e viceversa. Quindi, per spezzare la regola secondo cui ‘la povertà si eredita’ la scuola e l’istruzione hanno sicuramente un ruolo chiave”.
“Le misure contro la povertà messe in atto dal Governo finora sono sicuramente positive e vanno nella giusta direzione. Vanno però integrate con ulteriori aiuti e sostegni economici quali bonus e sovvenzioni. Sarebbe inoltre opportuno investire ancora di più nei servizi. Quindi: mense, tempo pieno, trasporti, attività sportive ed extra scolastiche. L’investimento, che è assolutamente necessario, darà poi i suoi frutti sul medio e lungo periodo, non nell’immediato. Ma, per spezzare la spirale della povertà in cui versano così tanti minori – conclude l’Autorità garante – bisogna continuare ad agire senza sosta”.