Gandolfini: “Scegliamo la vita contro la cultura dello scarto”

L'intervista al professore Massimo Gandolfini sulle motivazioni e sugli obiettivi della manifestazione “Scegliamo la vita”, l'evento annuale promosso dal Popolo per la Vita che si svolgerà a Roma sabato 22 giugno

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Foto di H. Hach da Pixabay

Sabato 22 giugno, a Roma, si terrà la manifestazione nazionale “Scegliamo la Vita”, un evento promosso dal Popolo per la Vita. Questa manifestazione annuale ha l’obiettivo di dare voce a chi sostiene il valore fondamentale della vita, in un contesto dove prevale la cultura della morte e dello scarto. Interris.it ha intervistato il Portavoce della manifestazione, il professore Massimo Gandolfini, per spiegare l’importanza dell’evento e le richieste concrete per supportare la famiglia e promuovere la natalità in Italia.

L’intervista a Massimo Gandolfini

Qual è l’importanza della manifestazione nazionale “Scegliamo la Vita” che si svolgerà sabato prossimo nella Capitale?

“Noi del Popolo per la Vita siamo convinti che sia molto importante perché rappresenta praticamente l’unica manifestazione pubblica nell’arco di un anno in cui il popolo, che chiamiamo ‘popolo della vita e per la vita’ (unendo le espressioni di Giovanni Paolo II e Papa Francesco), testimonia pubblicamente la sua presenza. È un popolo vivo e coraggioso, che non si è rassegnato di fronte a questi tempi difficili in cui sembra prevalere la cultura della morte e dello scarto. M vuole far sentire la propria voce, lanciando un messaggio di speranza e felicità. Sabato a Roma sarà una manifestazione gioiosa, serena e ordinata, in cui vogliamo esprimere la bellezza della scelta della vita. È per questo che l’abbiamo intitolata ‘Scegliamo la Vita’. Auspichiamo una grande partecipazione. Le premesse ci fanno sperare in un’alta affluenza. Hanno già aderito alla manifestazione 130 associazioni. In maggioranza di stampo cattolico, ma anche laiche o di altre religioni. Il valore della vita è un valore trasversale e fondamentale per costruire una civiltà giusta”.

Quale messaggio volete lanciare?

“Il messaggio che vogliamo lanciare è di contrasto a quello che definiamo un vero e proprio tsunami che colpisce il mondo, e in particolare l’Italia: la denatalità. Il Belpaese, lo ricordo, è ultimo al mondo e in Europa per natalità. ‘Scegliamo la vita’ significa dunque scegliere per la speranza, per il futuro”.

Foto di Sandro Gonzalez su Unsplash

Quali richieste avanzate per aiutare le famiglie e incentivare la natalità?

“Chiediamo misure economiche adeguate. Concretamente, chiediamo una riforma fiscale a misura di famiglia, agevolazioni fiscali per le famiglie numerose, il potenziamento dell’assegno unico universale e la revisione dei parametri ISEE che non sono più attuali. Tuttavia, la nostra manifestazione vuole soprattutto lanciare un messaggio culturale: va cambiata la cultura diffusa”.

Quale?

“Quella della morte. I giovani devono essere invece educati alla cultura della vita. Oggi, purtroppo, si veicolano ideologie terribili, che io definisco delle vere e proprie aberrazioni antropologiche”.

Vuole spiegarci?

“Sì. Parlare di ‘diritto all’aborto’ è una contraddizione in termini, sia intellettualmente che culturalmente. L’aborto – infatti – implica la soppressione di un bambino innocente nel grembo materno, un evento sempre drammatico e tragico. Trasformare un dramma in un diritto, quindi considerarlo un bene, è un passaggio culturale e antropologico assolutamente sbagliato e ingannevole”.

Neonata. Immagine di repertorio. Foto di Tuva Mathilde Løland su Unsplash

In che modo la società dovrebbe aiutare le donne in difficoltà?

“Una società civile deve aiutare le donne che vivono gravidanze problematiche, offrendo loro la possibilità di portare a termine la gravidanza e godere della gioia di avere il proprio figlio. Non è segno di civiltà praticare l’aborto incondizionato, mascherandolo come libertà di scelta. Sia ben chiaro infatti che, nella stragrande maggioranza dei casi, non è una libertà di scelta. In anni che raccogliamo testimonianze di donne che hanno abortito con le loro lacrime e le loro sofferenze, ci siamo ormai formati la certezza che la maggior parte delle donne che hanno abortito lo ha fatto per disperazione, non avendo nessuno che le aiutasse. Una società civile deve invece fornire strumenti per aiutarle concretamente per poter abbracciare il proprio figlio. Questo è il messaggio culturale più forte che vogliamo lanciare con la nostra manifestazione, insieme alla difesa della vita in tutte le sue fasi, inclusa quella terminale”.