“Noi siamo vittime di una cultura dello scarto. C’è lo scarto dei bambini che non vogliamo accogliere, con quella legge dell’aborto che li manda al mittente e li uccide direttamente. E oggi questo è diventato un modo ‘normale’, un’abitudine che è bruttissima, è proprio un omicidio, e per capirlo bene forse ci aiuta fare una doppia domanda: è giusto eliminare, fare fuori una vita umana per risolvere un problema? È giusto affittare un sicario per risolvere un problema? Questo è l’aborto. E poi, dall’altra parte, gli anziani: gli anziani che pure sono un po’ ‘materiale di scarto’, perché non servono… In tante parti c’è anche la legge dell’eutanasia ‘nascosta’, come la chiamo io: è quella che fa dire: ‘le medicine sono care, se ne dà la metà soltanto’; e questo significa accorciare la vita degli anziani. Con questo noi rinneghiamo la speranza: la speranza dei bimbi che ci portano la vita che ci fa andare avanti, e la speranza che è nelle radici che ci danno gli anziani. Scartiamo ambedue. E poi, quello scarto di tutti i giorni, che la vita è scartata. Stiamo attenti a questa cultura dello scarto: non è un problema di una legge o dell’altra, è un problema dello scarto. Questa è una strada su cui noi non possiamo andare: la strada dello scarto”. Sono le parole che Papa Francesco ha rivolto ai membri della Pontificia Accademia per la vita, sottolineando con forza, ancora una volta come la nostra società sia sempre più orientata verso la “cultura dello scarto”.
L’intervista
Un discorso, quello del Pontefice, che ha toccato diversi temi, come quello delle cure sanitarie che necessariamente dovrebbero essere accessibili in ugual misura a tutti; l’aborto; gli anziani. Papa Francesco ha spronato i partecipanti all’udienza a “partecipare a iniziative comuni” e, “senza annacquare i contenuti” di comunicarli con “linguaggio idoneo” in modo che tutti possano “riscoprire come primario il diritto alla vita dal concepimento al suo termine naturale“. Interris.it ha parlato di queste tematiche con il professor Alberto Gambino, Prorettore Vicario Università Europea e Presidente nazionale di “Scienza & Vita”.
Professore, quello di Papa Francesco alla Pontificia Accademia per la Vita è stato un discorso molto forte. Cosa ne pensa?
“Papa Francesco ‘non le manda a dire’, usa un linguaggio diretto come i grandi Pastori della Chiesa, rafforzando così le sue fondamenta e indicando la strada per la salvezza ai credenti e un forte orizzonte di valori umani per i non credenti”.
In un passaggio ha lanciato un appello perché ci sia “un sistema sanitario gratuito”, la sanità gratuita e accessibile a tutti “aiuta a superare le disuguaglianze”. Come è possibile che tra nord e sud in Italia, ma anche tra nord e sud del mondo ci sia così tanta differenza?
“Sono due situazioni diverse. La distanza tra Nord e Sud in Italia sconta problemi storici, politici, culturali e persino climatici. Tuttavia non si pensi che la responsabilità è soltanto degli amministratori pubblici che operano nel Meridione, trattandosi piuttosto di una responsabilità equamente distribuita tra chi ha saccheggiato il Sud e chi silenziosamente ha beneficiato di tale saccheggio. Quanto al mondo e alle aree in forte sofferenza sanitaria, non servono grandi discorsi, ma semplicemente chiedersi cosa faccio io per diminuire quel divario spaventoso e spesso disumano”.
Pensa sarà mai possibile raggiungere l’uguaglianza in questo ambito?
“L’orizzonte dell’agire politico deve essere concreto e generoso. La concretezza ci spiega che l’eguaglianza si raggiunge per gradi; la generosità ci indica che dipende da ciascuno di noi”.
Ancora una volta Papa Francesco è tornato a condannare con forza l’aborto. Ha definito i bambini vittime di aborto “vittime della cultura dello scarto”. Come sensibilizzare su questa tematica così delicata?
“Senza la spada contro chi abortisce, ma trovando le ragioni comuni nella sofferenza di chi lo fa. Poi occorre capacità legislativa di trovare soluzioni in grado di salvare più vite possibili. Penso ai progetti di legge sull’adozione alla nascita dei figli non desiderati. In questo rimprovero la cultura dominante di non essersi spogliata ancora di retaggi ideologici per comprendere che ci sono soluzioni concrete per attenuare la sofferenza delle gravidanze indesiderate e la prosecuzione della vita del bambino nel mondo che gli appartiene da quando è stato concepito”.
In un passaggio del suo discorso, il Pontefice lo ha riservato agli anziani che nella società di oggi vengono considerati ” un po’ materiale di scarto, perché non servono”. Fra pochi giorni celebreremo la giornata internazionale delle persone anziane e successivamente la festa dei nonni. Perché sono così importanti per la nostra società?
“Anche qui sfatiamo la retorica della saggezza, del deposito di esperienze, delle radici di cui sono sicuramente portatori gli anziani. In realtà sono importanti perché sono esseri umani come tutti gli altri. E anziani lo saranno i giovani di oggi”.
Sta creando grave inquietudine, come ha sottolineato anche il cardinale Gualtiero Bassetti, il referendum per depenalizzare l’eutanasia. Perché non viene applicata la legge sulle cure palliative e la terapia del dolore?
“Intanto diciamo chiaramente che questo referendum è ingannevole: si dice eutanasia ma in realtà il quesito vuole abrogare una norma, generalissima, che non riguarda affatto l’eutanasia ma l’omicidio del consenziente: cioè la morte procurata anche a chi in un momento di sconforto esistenziale ne faccia richiesta ad una altro – ripeto – non per ragioni di patologia. Oggi ovviamente questo è un reato, domani potrebbe non esserlo più. Aprire all’eutanasia abrogando il reato di chi uccide su richiesta della vittima è come se per svuotare un porto si decidesse di prosciugare l’oceano. Confido che la Corte costituzionale non ammetta questo tipo di referendum per contrarietà ai principi fondamentali della Costituzione a cominciare dalla tutela della vita delle persone. Quanto alla legge sulle cure palliative e la terapia del dolore, essa non viene applicata perché non è adeguatamente finanziata. Ecco un altro esempio – cinico – di come la vita sofferente sia considerata scarto e non invece importante per la sua intrinseca dignità umana”.
Per dirlo con le parole che spesso utilizza il Santo Padre, sembra che la nostra società sia sempre più orientata verso la “cultura dello scarto”. Sarebbe possibile invertire questa tendenza? In che modo?
“La tendenza viene invertita quotidianamente da chiunque pratica la cultura dell’amore. E se oggi il mondo sta ancora in piedi è perché prevale ancora questa cultura, ma occorre vigilare che la cultura dello scarto non vinca definitivamente specie nella formazione delle coscienze e nella percezione dei più giovani”.