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Galbusera (Acli Milanesi): “Lavorare su una nuova proposta di edilizia convenzionata”

L'intervista di Interris.it all'arch. Alessandro Galbusera, membro delle Acli Milanesi con delega all'abitare, in merito alla situazione immobiliare di Milano

In Italia, quando si parla di diritto alla casa si fa riferimento nel secondo comma dell’articolo 47 della Costituzione e in numerose sentenze della Corte Costituzionale che affermano il principio per cui, da parte della collettività intera “è doveroso impedire che delle persone possano rimanere prive di abitazione”. In particolare, secondo gli ultimi dati pubblicati dalle organizzazioni di categoria, nel nostro paese, i nuclei familiari in attesa di assegnazione di un alloggio popolare sono 650mila, e altre 150mila sono a rischio sfratto.

La situazione di Milano

Nel panorama immobiliare nazionale, nella città di Milano, in base a recenti studi effettuati, nel corso dell’ultimo anno, si sono riscontrati degli aumenti dei canoni di locazione pari al 6,4% per i monolocali, del 6,8% per i bilocali e del 6,5% per i trilocali, rendendo il capoluogo lombardo una delle città italiane con il prezzo dei canoni degli affitti più elevato. Interris.it, in merito all’attuale situazione abitativa di Milano e alle possibilità di inclusione delle fasce economiche più deboli, ha intervistato l’architetto Alessandro Galbusera, membro delle Acli Milanesi con delega all’abitare, al territorio e al turismo e vicepresidente del Consorzio Cooperative Lavoratori.

Alessandro Galbusera (© Alessandro Galbusera)

L’intervista

Quali sono le nuove fragilità sociali ed economiche che, dal vostro osservatorio, avete visto emergere nella provincia di Milano?

“Milano porta con sé tutte le fragilità tipiche delle città metropolitane, con una politica di inurbamento ormai evidente a livello globale. Milano oggi ci pone di fronte a nuove fragilità, ovvero quelle delle persone che vengono nella città per lavorare e quindi hanno un impiego, ma rischiano di scivolare in una zona grigia di povertà per il fatto che abitare qui è più costoso rispetto a un tempo. C’è uno scollamento, in crescita da diversi anni, tra il costo dell’abitare e i redditi medi percepiti. Differentemente dal secondo dopoguerra in cui, chi veniva nella città, cresceva dal punto di vista economico e sociale, oggi si trova in difficoltà pur avendo un lavoro dignitoso. Abbiamo una grandissima richiesta di case a costi accessibili da parte dei lavoratori. Il comune sta cercando di venire incontro alle proprie municipalizzate, sia per l’azienda dei trasporti che per gli insegnanti perché, chi prende una supplenza di un anno, si trova di fronte a degli affitti talmente alti e impossibili, che erodono lo stipendio. Tra le tante fragilità storiche di Milano si aggiunge quella paradossale di coloro che hanno un lavoro ma non è al passo con i costi della casa. Negli anni dal 2015 ad oggi, ad esempio, i prezzi di vendita sono cresciuti in media del 25%, quelli degli affitti del 28% con punte del 30% e un incremento dei redditi di circa il 7%. È chiaro che, più proseguiamo in tal senso e più la forbice si amplia, rendendo sempre più difficile il sostegno dei costi per i lavoratori che costituisco l’ossatura portante della città.”

In che maniera, secondo lei, per contrastare il fenomeno del caro affitti, si potrebbe incrementare il cosiddetto social housing per aiutate le persone in condizione di fragilità economica e abitativa?

“L’azione su questo versante è composta da tre possibili azioni, nessuna elude l’altra ma sono complementari. La prima è il lavorare su una nuova proposta di edilizia convenzionata, ovvero quella che, con l’obbligo dell’operatore, consente di avere una maggiore abbordabilità per la vendita e l’affitto nei nuovi piani. Questo è molto importante perché, se non si pensa a dei nuovi interventi con delle fasce più ampie possibili di accessibilità per i nuovi lavoratori, la città diventerà un luogo dove le case vengono acquistate unicamente per fare investimenti immobiliari e speculazione finanziaria. Bisogna quindi operare sulle regole e sull’edilizia convenzionata. Dall’altra bisogna ampliare la città di Milano che, ad oggi, ha una superficie territoriale molto piccola per i valori che oggi offre. Bisogna scommettere sulla città metropolitana e su un decentramento che consenta di rendere più interessanti maggiori fasce di territorio, aumentando così l’offerta abitativa e tenendo calmierati i prezzi. Il terzo elemento è il riuscire a strutturare delle forte partnership tra pubblico e privato, come già succede in altre capitali europee come Vienna, con l’obiettivo di consentire al mondo della cooperazione di agire insieme al comune per fare un’opera di calmieramento sui valori del mercato immobiliare.”

Social housing (© Nattanan Kanchanaprat da Pixabay)

In che modo, secondo lei, si può incentivare la fruizione della città da parte di coloro che si trovano in condizione di fragilità sociale ed economica?

“Le azioni di onda lunga devono andare tutte in questa direzione. Dobbiamo evitare l’esclusione di queste fasce di popolazione dalla città. Ad oggi, oltre ai problemi di coloro che non riescono a venire a vivere a Milano per via dei costi elevati, abbiamo anche un problema di gentrificazione, ovvero quell’azione che porta all’espulsione degli abitanti di un determinato quartiere di cui vengono aumentati a dismisura i valori immobiliari facendo sì che, coloro che ci vivono, vengono invitati ad uscire dalla città. L’inclusione nelle città parte dall’attenzione per chi le abita. Milano non è New York o Londra, ma un’altra bellissima realtà dove, da sempre, c’è una socialità molto elevata che rappresenta il cuore dell’essere ambrosiani. Bisogna partire dalla cura di chi abita i luoghi, mettendoli nelle condizioni buone per rimanere a Milano ed avere le risorse necessarie per garantire una vita degna e socialmente attiva. Gli studi dimostrano che, il problema dell’aumento dei costi abitativi ma non solo, ha un effetto distorsivo su tutti. L’incremento in proporzione però, è molto più pesante per le fasce deboli. Il costo abitativo, per i redditi medio bassi, è molto più incidente e quindi, calmierare i valori dei prezzi e mantenere le fasce più deboli all’interno della città. Questo è fondamentale per una città che non vuole diventare semplicemente territorio di finanza e speculazione.”

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