Il termine “minori stranieri non accompagnati” identifica i cittadini di Stati non appartenenti all’Unione Europea e gli apolidi di età inferiore a 18 anni che si trovano, per qualsiasi motivo, sul territorio nazionale e sono privi di assistenza e rappresentanza legale. A causa di guerre e cambiamenti climatici, una sempre crescente migrazione, ha lambito l’Italia e l’Europa negli ultimi anni, facendo aumentare anche il numero di minori stranieri non accompagnati che, secondo le ultime statistiche disponibili, è pari ad oltre 20.900 persone a cui vanno garantiti un’infanzia il più possibile serena, il diritto allo studio e all’inclusione a 360 gradi.
L’impegno della Casa della Carità
La Fondazione Casa della Carità è nata nel 2002 a Milano dalla volontà del cardinale Carlo Maria Martini di creare un luogo di ospitalità gratuita per gli ultimi degli ultimi, con l’obiettivo di accompagnarli ad un’autonomia individuale e che, nello stesso tempo, potesse dare inizio a una riflessione a tutto tondo sui temi della marginalità sociale. L’accresciuta gravità della situazione internazionale degli ultimi anni, ha spinto la Casa della Carità alla creazione di un luogo di accoglienza rivolto ai minori non accompagnati chiamato “Casa Francesco”. Interris.it, in merito a questa esperienza di inclusione, ha intervistato il dott. Roberto Gala, responsabile di “Casa Francesco”.
L’intervista
Come nasce e che obiettivi ha “Casa Francesco”?
“La ‘Casa della Carità’ precedentemente, negli stessi appartamenti dove ora c’è ‘Casa Francesco’, aveva già provato ad accogliere dei minori in emergenza senza un progetto definito. In seguito, dopo il progetto ‘Emergenze sostenibili’ promosso dal comune di Milano e al supporto dell’associazione ‘Amici di Francesco’, che voleva dare un contributo per sostenere i minori stranieri non accompagnati, è nata ‘Casa di Francesco’, una realtà composta da due appartamenti. Otto anni fa abbiamo iniziato gradualmente ad accogliere delle persone e, attualmente, siamo arrivati a otto posti disponibili. I nostri appartamenti rientrano tra i progetti sperimentali per l’accoglienza dei minori non accompagnati”.
Quali sono gli aspetti principali dell’accoglienza a “Casa Francesco”?
“Siamo partiti da un progetto per la pre-autonomia. Gradualmente ci siamo strutturati per l’accoglienza dei ragazzi, i quali avevano bisogno di imparare a badare a sé stessi in modo completamente autonomo. Noi li aiutiamo a rafforzare l’italiano e a iniziare un percorso finalizzato a un tirocinio, per poi inserirsi nel mondo del lavoro quando sarà il momento. Attualmente abbiamo diviso strutturalmente i due appartamenti, tenendo i ragazzi di età inferiore da una parte e quelli più grandi dall’altra. Questo ci consente di gestire al meglio la presenza e le attività, al fine di fornire loro le basi culturali per interpretare al meglio il mondo che li circonda e aiutarli a trovare i sostegni adeguati in previsione di quando dovranno uscire da ‘Casa Francesco’”.
Quali sono i vostri auspici futuri per l’accoglienza dei minori stranieri non accompagnati?
“Siamo collocati nel quartiere Ponte Lambro, un territorio un po’ difficile di Milano, dove non ci sono molte attività promosse per i giovani. Ciò, a mio parere, rallenta l’integrazione dei nostri ragazzi, in quanto dobbiamo andare verso il centro o altre aree della città. In generale, servirebbero degli eventi maggiormente mirati ai giovani in quella fascia d’età e più raggiungibili con i mezzi pubblici. I valori socioculturali vanno appresi con il tempo e, questi ragazzi ne hanno poco per inserirsi. Quindi, se ci fosse qualche evento rivolto a loro, più vicino dal punto di vista geografico, non sarebbe male”.