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G7 Assisi, Di Maolo (Serafico): “E’ ora di intraprende un cammino di inclusione, uguaglianza e libertà”

Mototerapia, baskin, ma anche una cena solidale e la creazione di un’opera d’arte collettiva. Sono alcune delle attività che trasformeranno l’Istituto Serafico di Assisi in un grande villaggio aperto in ocasione del G7 Disabilità e Inclusione che si svolgerà nella città di San Francesco a partire dal 14 ottobre. Saranno coinvolte anche associazioni del territorio quali Don Guanella, Capodarco dell’Umbria, Associazione Arcobaleno.

L’intervista

Interris.it, per approfondire l’importanza di questo evento, ha intervistato la dottoressa Francesca Di Maolo, presidente dell’Istituto Serafico di Assisi.

Dottoressa Di Maolo, ad Assisi si svolgerà il primo G7 della storia dedicato al tema disabilità e inclusione. Voi sarete il punto di riferimento per la rete socio-sanitaria. Cosa significa questo?

“E’ un evento molto particolare che richiama molte persone con disabilità e associazioni di persone con disabilità. Per questo non sarà disponibile solo la ‘classica’ rete dedicata alle emergenze, ma abbiamo creato una rete socio-sanitaria, con un numero dedicato, che gestiremo noi dal Serafico. Questo perché si cerca di rendere questo evento davvero inclusivo e di garantire la piena partecipazione di quanti arriveranno ad Assisi. Il fatto di essere chiamati a far parte di questo grande evento e di svolgere questo ruolo, per noi è un grande onore e ci sembra di aver contribuito alla vocazione di questo nostro territorio, della nostra città nel nome di San Francesco”.

Foto gentilmente concessa dal Serafico di Assisi

Qual è l’importanza di questo evento?

“Per la prima volta i grandi Paesi del mondo mettono all’ordine del giorno il tema dell’inclusione. Al di là del documento finale, è già questo ad essere importante: le grandi economie si sono rese conto che, se si vuole parlare di sviluppo o cercare sinergie, prima di tutto è importante chiedersi se tutti effettivamente partecipare alla vita civile, sociale, economica e politica del Paese. Si affronta il tema dell’inclusione in una nuova prospettiva. Due anni fa, ad Assisi, si è svolto l’incontro degli economisti del mondo chiamati all’appello da Papa Francesco. Proprio questi giovani, che ho seguito dal primo momento, si chiedevano se questi temi sarebbero mai stati affrontati nel corso di un G7 ed ora lo sono”.

Il G7 si svolgerà nella terra di San Francesco…

“La città di Assisi, grazie a San Francesco, incarna un messaggio di pace e accoglienza. La pace si può costruire solo se impariamo la ‘grammatica della cura e dell’inclusione’. Sono due temi strettamente connessi. Ce lo ha ricordato più volte Papa Francesco: significa capire quanto vale ogni vita. Se ognuno di noi ne prendesse davvero consapevolezza, forse non ci sarebbero più guerre, ma si costruirebbero relazioni diverse a livello di comunità nazionali e internazionali”.

Quale insegnamento il Serafico può trasmettere ai ministri del G7 inclusione e disabilità?

“Il Serafico si trova alle porte della città: chi entra e chi esce, necessariamente passa davanti al nostro Istituto. Dobbiamo impeganrci affinché si riconosca concretamente la dignità di ogni persona. Questo è il tempo dell’azione, è ora di intraprendere un cammino che renda effettivo il principio di uguaglianza e di libertà”.

Foto gentilmente concessa dal Serafico di Assisi

Cosa l’Italia può insegnare agli altri Stati?

“L’Italia è avanti rispetto agli altri Paesi, a partire dal sistema socio-sanitario, nella considerazione delle persone e dei servizi. Un risultato che è stato possibile raggiungere grazie a tutte quelle opere cattoliche, no-profit e del mondo dell’associazionismo che hanno sempre caratterizzato il nostro Paese. Abbiamo sempre avuto una grande partecipazione alla vita e al miglioramento delle condizioni dell’altro. Siamo ben consapevoli che il giorno dopo il G7 non vedremo immediamente dei cambiamenti nella vita quotidiana, ma è un processo che inizia. L’inclusione non si realizza solo attraverso politiche statali, è necessario l’impegno di ciascuno di noi”.

Manuela Petrini

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