In fuga verso gli Usa. Neppure la pandemia frena l’esodo di studenti italiani

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La pandemia non frena l’esodo di studenti italiani verso gli Usa. L’emergenza Covid non blocca gli studenti italiani. Nell’anno della crisi provocata dal virus sono stati oltre seimila. Parliamo di ragazzi italiani del liceo, università e master/dottorati. Quelli cioè che hanno scelto di intraprendere un percorso di studi negli Stati Uniti.

+25% in cinque anni

Una crescita negli ultimi cinque anni del 25%. Oltre un terzo degli studenti, pari al 36.2%, sceglie gli Usa per frequentare le università riconosciute tra le migliori del mondo. I dati Elab rilevano un crescente interesse per gli studi oltreoceano. “Dal 2017 abbiamo osservato un numero sempre più crescente di ragazzi che fanno richiesta per studiare negli Stati Uniti. Confrontando il 2018 e il 2019, abbiamo riscontrato il dato più significativo con un aumento dell’interesse pari al 48%.”, spiegano gli esperti. Ma c’è di più. L’interesse perdura anche durante la pandemia.

Fuga di cervelli verso gli Usa

“Nel 2021, infatti, abbiamo supportato il 22% delle candidature. In crescita rispetto all’anno precedente”- evidenzia Elaine Tudda, esperto di Elab Education Laboratory-. Ad oggi, abbiamo già molti candidati per i percorsi di studio che avranno inizio nel 2023 e 2024. Questa è certamente una prova di quanto sia aumentata la consapevolezza delle richieste di ammissione. Ora i candidati pianificano con un anticipo anche di 2-3 anni la carriera accademica all’estero”.
Harvard Medical School

La mappa

Dove ricade la scelta degli studenti italiani? I cinque stati che rilevano una maggiore presenza di studenti italiani nelle proprie università sono California, New York, Massachussetts, Florida e Illinois. Le università americane più famose sono Harvard e Mit(Massachusetts Institute of Technology). Seguono per popolarità Ucla, Uc Berkeley, New York University, University of California a Santa Barbara e Johns Hopkins University a Baltimora. La prima università di ricerca negli Usa. Studiare all’estero durante la pandemia oggi è ancora più semplice con percorsi aperti. Indipendentemente dall’esenzione dal visto turistico, studiare negli Stati Uniti richiede un permesso di soggiorno valido per gli anni accademici. E il processo di ammissione nelle università non è certamente banale. Ma è stato semplificato durante la pandemia di Covid-19. Al momento, in alcune università, tra cui ad esempio la Boston University, è stato abolito l’obbligo di superare i test Sat. E alcuni college hanno introdotto il Duolingo English Test come alternativa al Toefl. La situazione degli studi a distanza è destinata a cambiare presto. Alla fine di aprile, il Dipartimento di Stato ha annunciato che gli studenti internazionali potranno tornare nei campus universitari come di consueto il 1° agosto.

Boon nei college Usa

Quando si sottopone domanda per studiare all’estero, i candidati esprimono la scelta per un’università. E solo dopo un anno decidono quale percorso di studi intraprendere. All’inizio hanno l’opportunità di seguire lezioni in diverse aree secondo le loro preferenze. Questa è una ottima soluzione per verificare nella pratica se la scelta intrapresa è corretta. O necessita di piccole modifiche. Gli studenti che invece sono già certi del percorso specifico durante i quattro anni di università possono seguire due corsi completi. Le cosiddette “major”. In combinazione con corsi aggiuntivi. Le cosiddette “minors”. Le materie scientifiche sono la scelta predominante degli italiani negli Usa. Le facoltà scientifiche sono molto popolari tra gli studenti internazionali. Secondo il rapporto di Open Doors sull’anno accademico 2019/2020. Gli studenti stranieri hanno continuato più volentieri la loro formazione nei settori dell’ingegneria (21%). Della matematica e dell’informatica (19%). E business & management (16%). I settori della formazione e dell’agricoltura hanno rilevato al contrario un interesse minore.

Stem

Le direzioni più promettenti sono quelle che contengono elementi di Stem. Ossia science. Technology. Engineering. Mathematics. Scienza. Tecnologia. Ingegneria. matematica. Oppure combinano le scienze umane e sociali con la scienza dei dati. Statistica. Economia. O analisi finanziaria”, osserva Elaine Tudda. E aggiunge: “Una formazione così completa offre la prospettiva di alti guadagni. E di una maggiore mobilità. Apre anche la strada nelle Big Four. Che si occupano di revisione finanziaria. E in altre società di consulenza”. Alcuni studenti puntano a trovare lavoro direttamente negli Stati Uniti. Le previsioni dell’Us Bureau of Labor Statistics parlano chiaro. Nel 2019-2029 la domanda di candidati con un “bachelor’s degree” (l’equivalente della nostra laurea) crescerà più velocemente nel settore medico. Ad esempio, infermieristica 51%. Gestione sanitaria 32%. Nei lavori legati alla statistica (35%). E nella cybersecurity (31%). Tuttavia, se qualcuno sogna di conquistare la Silicon Valley, il portale Techrepublic fotografa un primato. Le specializzazioni più desiderabili sono, tra le altre, ingegnere del software e sviluppatore full-stack.

Giacomo Galeazzi: