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In fuga dal climate change. Gli allarmi di Oxfam e Cri

Raddoppiati gli sfollati per inondazioni e siccità. Nei 10 paesi più colpiti sono passati da 3,5 a 7,9 milioni in un decennio

Cambiamenti climatici, carestie, siccità: in fuga dal climate change. Sos per la violazione del diritto di ogni essere umano di vivere in un luogo sicuro, di poter pensare al futuro, di avere dei sogni. Da sempre, la Croce Rossa Italiana opera per dare una risposta ad ogni donna, uomo, bambino in fuga, che muove il primo passo per realizzare i propri sogni, in cerca di un posto nel quale poter ricostruire la propria vita. “In Italia, come in tutto il mondo, l’emblema della Croce Rossa significa per queste persone raggiungere un luogo sicuro, lontano da conflitti, fame, insicurezza, difficoltà, un posto da cui ripartire per costruire un domani dignitoso“, spiega Rosario Valastro, presidente della Croce Rossa Italiana,. “Con la loro umanità, le volontarie e i volontari, le operatrici e gli operatori della Cri – aggiunge Valastro- rappresentano spesso il primo contatto per migliaia di donne, uomini e bambini che migrano in cerca di protezione ed aiuto. Il loro abbraccio, la loro voglia di prendersi cura del prossimo, i loro sorrisi, cuore, gambe, mani rivolte ad accogliere e sostenere chiunque e ovunque, sono i primi gesti d’amore per migliaia di persone in difficoltà. La missione della Croce Rossa è permettere che quei sogni che li hanno spinti a compiere pericolose traversate via mare o via terra si realizzino, passo dopo passo. Donando loro un domani migliore in cui la dignità umana non sia mai più in dubbio ma rappresenti una indissolubile certezza“.

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Foto di Jouni Rajala su Unsplash

In fuga dalla crisi

Nei 10 dei Paesi più colpiti al mondo dall’alternarsi di inondazioni e siccità sempre più frequenti e devastanti, il numero di sfollati è più che raddoppiato nell’ultimo decennio. Solo nel 2023 centinaia di migliaia di persone sono state costrette a fuggire dalle proprie case per mettersi in salvo. É l’allarme lanciato da Oxfam con una nuova analisi. Gli Stati più colpiti l’anno scorso sono stati Somalia, Cina, Filippine, Pakistan, Kenya, Etiopia, India, Brasile, Bangladesh e Malesia, con una crescita esponenziale del numero di persone costrette a lasciare le proprie case anche più volte a causa di disastri climatici. Da 3,5 milioni nel 2013 a 7,9 milioni nel 2023, ossia il 120% in più rispetto a 10 anni fa (secondo i dati del Global Internal Displacement Database). Nello stesso periodo in questi 10 Paesi si assiste alla crescita delle aree colpite da siccità e inondazioni sempre più frequenti, passate da appena 24 nel 2013 a 656 lo scorso anno. La sola Somalia, ad esempio, è stata colpita da 223 diversi eventi metereologici estremi l’anno scorso. Mentre 10 anni fa erano stati solo 2; le Filippine 74 volte contro 3. Il Brasile 79 contro 4. La Malesia 127 contro uno. Oxfam ha calcolato inoltre che in 5 di questi Paesi, meno preparati ad affrontare l’impatto dei cambiamenti climatici – ossia Bangladesh, Etiopia, Kenya, Pakistan e Somalia – il numero di persone colpite da malnutrizione acuta è quasi triplicato passando da 14 milioni nel 2013 a oltre 55 milioni nel 2023.

Conseguenze tragiche

“Come ci dicono i dati UNHCR nel 2023 abbiamo toccato la cifra record di 120 milioni di rifugiati nel mondo, dovuti prevalentemente ai cambiamenti climatici, che spesso si sommano a guerre e povertà. – spiega Francesco Petrelli, policy advisor sulla sicurezza alimentare di Oxfam Italia- A subire le conseguenze più tragiche dei cambiamenti climatici sono purtroppo quelle stesse comunità che non ne hanno responsabilità. Dalle decine di morti a causa dal caldo torrido in Bangladesh, alle migliaia di persone costrette a fuggire dalle inondazioni in Pakistan. Mentre i Paesi più ricchi, che inquinano di più, continuano a fare troppo poco per sostenerle. I cambiamenti climatici stanno alterando i normali modelli metereologici di fenomeni come El Niño e La Niña, aumentando siccità, inondazioni e cicloni. La conseguenza è la perdita di qualsiasi mezzo di sussistenza soprattutto in Paesi poverissimi e attraversati da conflitti, con milioni di persone che ridotte alla fame e senza fonti d’acqua pulita disponibili, sono costrette a migrazioni continue”.

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© Austin kehmeier da Unsplash

 Migrazioni forzate

“Non possiamo ignorare che 120 milioni di persone nel mondo sono costrette a migrazioni forzate causate da guerre, persecuzioni, violenze e abusi, e che solo una persona su tre richiede la protezione internazionale diventando a tutti gli effetti rifugiato. Mentre gli altri trovano ospitalità in un Paese vicino, quasi sempre a basso reddito, o restano sfollati interni”, sottolinea l’assessore alle Politiche migratorie della Regione Puglia Viviana Matrangola-. Un numero crescente di esseri umani cerca salvezza da vecchie e nuove aree di crisi, tra cui l’Afghanistan, la Siria e l’Ucraina, a cui si aggiungono il grande esodo per la terribile guerra in Sudan e il conflitto tra Israele e Hamas, che nella Striscia di Gaza ha assunto il profilo di una crisi umanitaria di dimensioni inimmaginabili. Davanti a questa umanità in fuga, a più livelli si adottano provvedimenti che appaiono in aperto contrasto con le fondamentali acquisizioni del diritto internazionale in tema di diritti umani, tra cui il principio del non refoulement, sancito proprio dalla Convenzione di Ginevra. Inoltre, la condizione delle persone più vulnerabili, tra cui le persone migranti, diventa spesso oggetto di rappresentazioni disumanizzanti, che alimentano pregiudizi e violenza nell’opinione pubblica. A tutto questo dobbiamo avere la forza di opporci attraverso un’assunzione di responsabilità collettiva che parta dalle istituzioni”.

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