I giovani hanno fretta di incontrarsi e instaurare relazioni profonde, con lo sguardo sempre rivolto al domani. Come fretta aveva la giovane Maria di raggiungere l’anziana cugina Elisabetta per aiutarla. “La fretta di Maria è perciò la premura del servizio, dell’annuncio gioioso, della risposta pronta alla grazia dello Spirito Santo”, spiega papa Francesco nel messaggio per la XXXVII Giornata mondiale della Gioventù, che si svolge a Lisbona, in Portogallo, dall’1 al 6 agosto. Una settimana d’incontro tra genti da tutto il mondo in una terra di spiritualità e di missione, da sempre protesa verso l’altro innanzitutto per la sua posizione geografica, per un’esperienza che può segnare un momento di svolta nella vita di chi vi partecipa, portandolo all’apertura e al confronto in un modo che non capita nel quotidiano.
Le Gmg
Sono oltre 300mila i ragazzi e le ragazze che si sono iscritti alla Gmg 2023, ma si stima che i partecipanti complessivi possano arrivare essere fino a tre volte tanto. Un evento dei e per i giovani che affonda le sue radici nella volontà di san Giovanni Paolo II, quasi quarant’anni fa. Il primo passo nella direzione di questo raduno è il Giubileo internazionale dei giovani celebrato in piazza San Pietro a Roma nell’aprile 1984. Il 20 dicembre dell’anno seguente, già proclamato dalle Nazioni unite “Anno internazionale delle gioventù”, il pontefice polacco istituisce la Giornata mondiale della Gioventù, delineandone le linee pastorali ed educative. La prima Gmg della storia fu celebrata nelle diocesi nel 1986, mentre nel 1987 a Buenos Aires, in Argentina, si tenne la prima grande edizione internazionale.
L’intervista
In occasione dell’edizione portoghese di quest’anno, Interris.it ha intervistato don Luca Andreani, coordinatore del servizio della pastorale giovanile della diocesi di Terni-Narni-Amelia, accompagnatore di un gruppo di giovani ternani a Lisbona.
Come si sono preparati i giovani della diocesi ternana a questa edizione della Giornata mondiale della gioventù?
“In totale è un gruppo di 120 ragazzi della nostra diocesi, tra chi è già nei percorsi dell’Azione cattolica, giovani educatori, membri del cammino neocatecumenale. La ‘preparazione’ si è svolta nel corso di tre incontri per permettergli di conoscersi tra di loro, svolgere delle attività insieme e riflettere e confrontarsi sulla frase del Vangelo di Luca ‘Maria si alzò e andò in fretta’. Una fretta che non è superficialità, non è ansia, ma è la fretta di crescere in una dinamica generativa, di incarnare il messaggio di Dio e di dedicarsi agli altri. Inoltre, il vescovo della nostra diocesi monsignor Francesco Antonio Soddu ci ha voluto conoscere. Noi veniamo a Lisbona anche in suo nome, per arricchirci e riportare questa esperienza nelle nostre realtà ecclesiali”.
Lei cura la pastorale giovanile. Come vede i ragazzi e le ragazze di oggi?
“Ogni giovane è un dono, un inedito, un’opportunità carica di attese, prospettive e desideri. Il contesto contemporaneo dà tante possibilità, ma l’epoca attuale porta tanto disorientamento. Uno dei rischi più grandi è l’isolamento, il non poter contare realmente sugli altri. Dobbiamo uscire fuori dall’illusione di essere dei supereroi ed essere invece persone autentiche. Le generazioni precedenti non comprendono appieno i linguaggi e le modalità di comunicare e di relazionarsi dei giovani, ma bisogna investire su loro e intercettare le domande più profonde e più vere. Nella Bibbia i giovani sognano, hanno un approccio nuovo, mentre gli anziani hanno le visioni, frutto delle loro esperienze di vita e della storia. Grazie al confronto intergenerazionale, gli anziani tornino a sognare e i giovani possano essere sapienti e vivere i loro sogni coi piedi per terra”.
Che fretta hanno oggi i giovani?
“La fretta ha tante modalità. Una è effetto della paura: andiamo di fretta perché fuggiamo, ci allontaniamo da problemi. Maria si apre a responsabilità più grandi e si dà come risposta al disegno di Dio. La fretta di Maria è il desiderio di maturare, incoraggiato e sostenuto dalla relazione che ti conferma, ti rilancia e ti incoraggia. La fretta ‘sana’ è un mettersi in gioco nell’incarnazione di un progetto”.
Cosa rende il Portogallo un luogo adatto alla Gmg?
“Il Papa ha voluto che i giovani si sentissero non solo benedetti e apprezzati, ma che fossero anche chiamati a maturare, a trovare delle risposte non solo per sé stessi ma anche per gli altri – come la Chiesa di papa Francesco è una Chiesa missionaria che si pone a servizio dei più poveri. Il Portogallo è una terra da dove sono partiti tanti missionari, tra cui cinque protomartiri francescani originari dell’Umbria. Da Lisbona viene sant’Antonio da Padova, agostiniano che nelle nostre terre ha conosciuto il francescanesimo. A Fatima, tre bambini hanno compreso che la cosa più bella è la possibilità di tornare alla felicità e di recuperare il gusto e la pienezza dell’esistenza”.
Qual è il senso della Gmg per i giovani?
“La Gmg segna un momento di svolta nella propria esperienza di cristianità, di fede e di ecclesialità. Per tanti giovani queste giornate hanno rappresentato la possibilità di riconsiderare il rapporto con sé stessi, con Dio, con gli altri popoli e con la propria vocazione. Tanti di loro hanno detto non ‘ne è valsa la pena’, ma ‘ne è valsa la gioia’”.
Cosa vi aspettate da questa edizione della Gmg?
“Già l’incontro con gli altri ragazzi partecipanti da tutta l’Umbria nelle varie tappe di avvicinamento e poi quello con i giovani da tutto il mondo è una cosa diversa e anche divertente. Vedere i popoli, che a volte si combattono, incontrarsi fisicamente è un superamento dei confini per riconoscerci come fratelli sotto lo sguardo di un uomo sapiente, il Santo Padre. Inoltre è un’occasione per realizzare che la Chiesa è qualcosa di più grande della propria parrocchia. E’ un’esperienza di umanità, benedetta da Dio, che si apre all’incontro con Gesù in un modo più ampio, per accogliere gli altri sotto lo sguardo e la luce della misericordia, a servizio della gioia di una realizzazione umana e del compimento di avere prospettive di vita da Dio. La Gmg è una ‘provocazione’ a dare senso alla propria vita, ognuno di noi è un missionario che porta la luce nuova, che viene dal Signore, con tutto sé stesso. Spero possano maturare tanti ‘eccomi’ alla vita, all’amore, al lavoro”.