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Fra Giampaolo (Operazione Pane): “Si devono trovare risposte vere per la povertà”

L’intervista di Interris.it a fra Giampaolo Cavalli, direttore dell’Antoniano di Bologna e responsabile di Operazione Pane, sui numeri degli aiuti alimentari recentemente diffusi

Il bisogno si presenta con molti volti e non si possono chiudere gli occhi di fronte a nessuno di questi. Negli ultimi tre anni le fragilità che riguardano chi vive una qualche situazione di disagio, oltre ai 5,6 milioni di persone in povertà assoluta, si sono acuite per la crisi generata dalla pandemia, per la guerra sul fianco orientale dell’Europa e per il susseguirsi dei rincari. In questo lasso di tempo, abbiamo conosciuto parole come “povertà alimentare”, “povertà educativa” e “povertà energetica”, per indicarne alcune. Termini che contengono in sé condizioni di vita ed esistenze in cui versano tanti adulti, anziani e minori nel nostro Paese. Individui e famiglie che per far fronte alle proprie, impellenti, necessità, hanno dovuto chiedere aiuto.

Alcuni numeri

Alle richieste hanno risposto il nostro sistema di welfare, con i Comuni che nel 2020 hanno aumentato di oltre il 70% la loro spesa sociale, che realtà del terzo settore. Tra queste, la rete francescana nazionale di Operazione Pane, composta da 18 strutture in tutta Italia, che ha recentemente diffusi i proprio dati in merito agli aiuti alimentari. Nel corso del 2022 sono stati distribuiti circa 4.400 ceste alimentari ogni mese, in media 143 al giorno, e sono state raggiunte circa 1.400 famiglie, che sempre di più si trovano costrette a chiedere anche sostegno economico per affrontare le spese essenziali, e quasi settemila singoli adulti (+10% dal 2021).

L’intervista

Per comprendere meglio la portata del disagio sociale nel nostro Paese, Interris.it ha intervistato fra Giampaolo Cavalli, direttore dell’Antoniano di Bologna e responsabile di Operazione Pane.

Dal vostro punto di osservazione, la tendenza della richiesta di aiuto è stabile, in miglioramento o in  peggioramento?

“L’aumento c’è stato, c’è e continua ed esserci. Ai poveri ‘di sempre’ si aggiungono quelle persone e quelle famiglie che fino a qualche mese fa riuscivano a far fronte a tutte le loro necessità ma ora fanno più fatica. I numeri che abbiamo recentemente diffuso ci parlano di una realtà che sta diventando sempre più ingombrante, per via del costo della vita che aumenta, della pandemia e della guerra.  In questi giorni di forti piogge, inoltre, abbiamo offerto un aiuto per trovare un riparo alle persone che vivono in strada a Bologna e stiamo cercando di capire se, tra coloro che sono sempre al nostro fianco e abitano in Romagna, ce ne sia qualcuna che ha bisogno del nostro aiuto”.

Nel 2022 siete arrivati a distribuire 143 ceste alimentari al giorno. Quale tipo di sostegno offrite alle persone per questo bisogno?

“Il numero è importante per via della situazione di questo periodo e anche per il fatto che diverse realtà del territorio non sono più riuscite a ripartire dopo aver interrotto il loro servizio durante la fase più dura della pandemia. I pacchi che distribuiamo contengono gli alimenti prima necessità per garantire alle persone e specialmente alle famiglie con bambini o con una persona anziana il necessario per un pasto sufficiente, cioè pasta, latte, zucchero e farina. Nel caso dei più piccoli cerchiamo anche di metterci qualche dolcetto in più. La nostra opera è possibile grazie alle donazioni di alimenti sia a quelle che ci consentono di acquistarli”.

Non solo i pacchi alimentari, il bisogno si presenta con molti volti. Quali altri tipi di sostegno fornite?

“Diamo un aiuto economico per pagare le bollette o l’abbonamento dei mezzi pubblici per andare a scuola o al lavoro. Il terzo settore è un aiuto fondamentale ma non può risolvere da solo questo problema sempre più invasivo. Le risposte vere devono essere trovate su altri tavoli. In occasione del messaggio di una Giornata mondiale dei poveri papa Francesco ci ha detto che la povertà è frutto dell’ingiustizia. Non possiamo chiudere gli occhi di fronte alle ingiustizie”.

Cosa significa per i più piccoli vivere in famiglie che devono chiedere un aiuto?

“Le racconto la storia vera di una delle famiglie che in questi anni Antoniano sta seguendo e che credo possa riguardare tutti coloro che stanno attraversando un periodo di maggior fatica. Questo nucleo famigliare è in Italia da alcuni anni, i genitori hanno trovato un lavoro e sono riusciti a raggiungere quel tanto di autonomia e indipendenza economica per poter pagare un affitto. La madre mi ha detto che ora può sognare qualcosa per la sua bambina. Prima non poteva permettersi nemmeno questo, perché mancava il necessario. Ci spiega bene cosa significhi vivere senza nemmeno sapere se si riuscirà a trovare qualcosa da mettere in tavola o per pagare il biglietto del bus”

Vi fate prossimi anche delle persone sole. Cosa significa, sul piano umano, dargli un aiuto materiale?

“L’aiuto materiale è un mezzo per arrivare alla dignità, si tratta di un passaggio e non del punto di arrivo perché le cose materiali da sole non danno senso alla vita. La mensa è il primo passo verso qualcos’altro, verso l’autonomia, verso una vita dignitosa, verso una vita da vivere. Ritengo sia questo l’orizzonte di chiunque si spenda per gli altri e quando vedo che le persone che vengono alla nostra mensa sono contente e si fermano a raccontare e parlare, penso che stiamo raggiungendo uno dei nostri obiettivi”.

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