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Fra Emiliano Antenucci: “Ecco perché non dobbiamo giudicare”

Non giudicare. E ricordati di amare sempre” è il nuovo libro di fra Emiliano Antenucci che farà ufficialmente il suo debutto nelle librerie nel giorno in cui la Chiesa celebra la memoria del poverello di Assisi, san Francesco, ossia il 4 ottobre prossimo. Dopo “Non sparlare degli altri!“, “Invidia: veleno mortale” e “Chi calunnia uccide“, il rettore del Santuario della Madonna del Silenzio ha voluto dedicare un libro all’atto del giudicare che, molto spesso, si traduce nella pratica di pensare male senza motivo. 

L’intervista

Intervistato da Interris.it, il frate cappuccino spiega che “il libro fa parte di una ‘collana’ che tanto piace a Papa Francesco. Non giudicare è un comando di Gesù. Non solo: i saggi di tutti i popoli danno questo consiglio. Nel libro viene fatta la distinzione fra osservazione, valutazione e giuzio: è lecito osservare e valutare, ma non si possono dare giudizi tossici – spiega il frate – Dare un giudizio vuol dire essere ignoranti della storia e della geografia delle ferite che una persona ha. Il mondo di oggi, purtroppo, spesso vive solo di giudizi superficiali”.

La mancanza di amore

Il volume – attraverso un percorso ben preciso fatto di riflessioni, meditazioni e approfondimenti – consente di comprendere come giudicare male sia sempre una mancanza d’amore, poiché equivale a ignorare il cuore, la storia e il mondo di un’altra persona. Tutti noi siamo chiamati a guardare gli altri non attraverso i nostri occhi ma lasciandoci ispirare dal Signore. “Dietro ogni persona c’è una storia sacra, c’è un mondo misterioso e sconosciuto – aggiunge -. Mi sono interrogato molte volte sui giudizi che noi facciamo. Molti studi sono arrivati alla conclusione che quando noi giudichiamo, in realtà stiamo parlando più di noi stessi che della persona che abbiamo messo sotto giudizio“.

L’esercizio spirituale di miglioramento

Proprio per questo motivo fra Emiliano propone un esercizio spirituale di miglioramento: “Ascoltiamo i giudizi che emettiamo su un’altra persona, fermiamoci a riflettere e facciamo un esame di coscienza: sarà un buon punto di partenza per migliorare noi stessi”.

Essere capaci di vedere la persona nella sua globalità

Il mondo di oggi sembra essere sempre pronto al giudizio. “La Chiesa, nella sua sapienza, ha sempre distinto il peccato con il peccatore. Noi invece cosa facciamo? Di tutte le erbe un fascio – spiega -. Dovremmo prendere esempio dal Servo di Dio don Oreste Benzi che saggiamente affermava: ‘L’uomo non è il suo errore’. Dovremmo essere in grado di distinguere le persone dai loro sbagli – aggiunge fra Emiliano -. Siamo pronti a dare giudizi ignorando gli aspetti belli, ci soffermiamo solo sull’aspetto negativo. Dobbiamo allargare il nostro sguardo in modo da poter realmente vedere l’altro nella sua interezza, con i pregi e con i difetti, con le virtù e i vizi”.

La realtà è complessa

“In un mondo così avanzato tecnologicamente non guardiamo il reale, ma il virtuale che è artificiale. Capite benissimo che anche i nostri giudizi sono un artificio… non si basano sulla realtà – afferma -. E’ come andare alla Polizia per dire ‘ho sentito dire che..’. Bisogna sempre accertarsi che una cosa sia vera, sia utile e se la diciamo per il bene dell’altro. La realtà è molto complessa. Nei giorni scorsi, un brano del Vangelo ci ha mostrato l’incontro fra Gesù e una prostituta. Lui non le domanda che cosa fa nella vita o quanti peccati ha fatto, ma l’abbraccia: lui guarda il cuore di una persona. L’uomo, invece, è come i farisei: si scandalizza. La tavola di Dio è aperta a tutti, soprattutto ai poveri. Un punto questo che ho bene presente come sacerdote, tutte le persone hanno pari dignità“.

Manuela Petrini

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