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La forza gentile della disabilità per aiutare chi è in difficoltà

Interris.it ha intervistato Danilo Ragona, imprenditore attivo nel mondo del volontariato in carrozzina a seguito di un grave incidente

In Italia, secondo gli ultimi dati pubblicati, le persone con disabilità –ovvero che soffrono a causa di problemi di salute, di gravi limitazioni che impediscono loro di svolgere attività abituali –sono 3 milioni e 150 mila. L’inclusione delle persone con fragilità è un valore imprescindibile a cui ogni cittadino deve concorrere ma, quando una persona affetta da una forma di disabilità si adopera in prima persona per incentivare l’inclusione, essa assume una valenza ancor più rilevante e speciale. È il caso di Danilo Ragona.

Una breve biografia

Nella primavera del 1999, a seguito di un incidente stradale, Danilo Ragona è rimasto immobilizzato dalla vita in giù e deambula su una carrozzina personalizzata. Egli non ha permesso alla sua disabilità di fermare i suoi sogni e, grazie ad una tempra adamantina, ha portato a termine i suoi studi universitari all’Istituto Europeo di Design di Torino ed in seguito si è formato nella ‘scuola Pininfarina’ ed è divenuto weelchair designer dando vita ad ausili innovativi attraverso la collaborazione con l’incubatore del Politecnico di Torino con cui ha sviluppato uno specifico prototipo presentato alle Paralimpiadi invernali di Torino nel 2006. Da sempre è attivo nel mondo del volontariato al fine di giungere ad una inclusione a 360 gradi delle persone con disabilità e fragilità, Interris.it lo ha intervistato a riguardo.

Danilo Ragona e Luca Paiardi (immagine tratta da Facebook)

L’intervista

Come nasce l’associazione Be-Free e quale obiettivi si pone?

“L’associazione Be-Free nasce con l’obiettivo di promuovere nonché attivare collaborazioni su più progetti e temi riguardanti la disabilità, che possono essere ad esempio il viaggio, l’agricoltura urbana, le barriere architettoniche. Alcuni progetti sono più avanzati ed altri meno ma l’obiettivo è sempre quello di collaborare con realtà diverse su ogni tema. Nel caso del viaggio, io ed il mio amico Luca Paiardi – che è colui con il quale faccio queste avventure – abbiamo cominciato queste esperienze nel 2015 con l’obiettivo di raccontare il viaggio dal nostro punto di vista e poi – nel 2017 – siamo entrati nella famiglia della trasmissione “Kilimangiaro” su Rai Tre e abbiamo cominciato a fare documentari sui nostri viaggi in giro per il mondo. La finalità del viaggio è proprio quella di raccontare come la tecnologia ci permette ora di vivere esperienze più o meno pazze che magari trent’anni fa le persone con disabilità non in grado di compiere, non in quanto persone fragili ma perché all’epoca non c’era la tecnologia che permetteva di fare un certo tipo di attività sportiva o esperienziale. In seguito, dopo circa tre anni che facevamo viaggi, la gente ci chiedeva di poter fare a sua volta quelle esperienze e, per questo, abbiamo creato degli specifici pacchetti viaggio. A tal proposito – prima della pandemia – abbiamo portato con noi a Fuerteventura dieci persone e abbiamo fatto vivere loro l’esperienza del downhill, aeroyoga e surf. È stata una bella avventura perché con noi c’erano persone che non avevano mai preso un aereo, questo ci ha fatto crescere.

Quali finalità si pone il progetto di rigenerazione delle carrozzine inutilizzate?

“Il progetto è nato circa tre anni fa grazie a una campagna di crowdfunding sviluppato in collaborazione con Dynamo Camp, una realtà che aiuta bambini in difficoltà. Grazie al contributo di molte persone siamo riusciti a raccogliere ventimila euro e siamo partiti con il progetto il cui obiettivo è proprio quello di anticipare lo smaltimento di tante carrozzine, ripararle e in collaborazione con altre aziende – magari non del mondo prettamente sanitario come, ad esempio, produttori di tessuti o ruote per biciclette – fare delle carrozzine personalizzate e uniche, ma soprattutto a un prezzo molto più accessibile per l’avvio allo sport e per la vita quotidiana. Quando Luca ed io siamo andati in Kenya abbiamo donato una carrozzina con i colori personalizzati della bandiera italiana all’Unita Spinale di Nairobi. L’intenzione è appunto quella di aiutare le persone in Italia ma anche quelle nei paesi e nei continenti più in difficoltà, come ad esempio l’Africa in collaborazione con delle Ong. Ora, dopo essermi ritrovato con molto materiale a disposizione da parte delle aziende produttrici di tessuti e di componenti per biciclette, aprirò una società sulla base di questo progetto denominato Custom Rigeneration e lavorerò sull’economia circolare e sui prodotti rigenerati focalizzandomi su quattro linee guida che sono: la mobilità in generale – quindi non solo carrozzine ma anche biciclette e monopattini, lo sport a 360 gradi, l’interior design e gli accessori. Abbiamo ad esempio recuperato in discarica dei frigoriferi risalenti agli anni ’50 e ’60, gli abbiamo tolto il motore, li abbiamo rivestiti con un tessuto della moda e li abbiamo trasformati in un oggetto d’arredamento”.

Quali obiettivi si pone in materia di inclusione delle persone con disabilità per il futuro?

“L’intento del progetto Custom Rigeneration non è solo quello di rigenerare prodotti a 360 gradi ma anche di far lavorare persone in difficolta ed in condizioni di fragilità e disabilità perché, siccome provengo dalla dimensione del prodotto industriale dove c’è la velocità del tempo e dell’esecuzione, con i tempi dei prodotti artigianali si può permettere alle persone di lavorare con più tranquillità, realizzare prodotti unici e lo voglio fare con coloro che hanno bisogno di inserirsi nel mondo del lavoro. Ossia con le persone in difficoltà a 360 gradi. I valori fondanti di questo progetto sono appunto: la sostenibilità, l’inclusione e l’integrazione”.

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