Sos dispersione scolastica: lanciare l’allarme è Adriano Bordignon (Forum delle Associazioni Familiari). Occorre assicurare a tutti le stesse possibilità perché la scuola torni cuore pulsante di città e quartieri”. Una scuola non sufficientemente attrattiva per i giovani, per mancanza di prospettive e in cui il successo o meno negli studi dipende spesso dalla regione o, nelle grandi città, dal quartiere di provenienza. È la fotografia emersa in occasione del convegno “Dispersione scolastica: dai dati alle buone pratiche”, organizzato al Senato dal Tavolo delle associazioni contro la dispersione scolastica e le povertà educative. Per Adriano Bordignon, presidente del Forum delle Associazioni Familiari, “gli ultimi dati sulla dispersione scolastica evidenziano un miglioramento rispetto agli anni precedenti, ma non è ancora sufficiente. Il 9,4%, è una percentuale ancora alta, se si pensa che quel numero raccoglie figli e figlie di questo Paese, che decidono di abbandonare la scuola e che non riusciamo a recuperare. Se a questo si aggiungono i dati sulla dispersione implicita (6,6% nel 2024), migliori rispetto al passato, risulta però evidente che ancora c’è tanto da fare”.
L’impegno del Forum
“Come Forum delle Associazioni Familiari- prosegue Bordignon- abbiamo ribadito fiducia nella scuola italiana che deve tornare ad essere il cuore pulsante dei nostri quartieri e delle nostre città. Perché ciò avvenga è necessario investire ancora di più. Prevedendo un numero adeguato di alunni per classe. Per garantire a tutti la possibilità di imparare secondo le proprie attitudini e le proprie potenzialità. La promozione di programmazione personalizzata, che tenga conto della specificità di ogni studente. Una reale corresponsabilità scuola-famiglia. Un accesso ai libri di testo, anche online, agevolato dalla gratuità, almeno per tutto l’obbligo scolastico (16 anni) e da buoni scuola adeguati fino al completamento del percorso di studi secondari di II grado o al completamento dell’obbligo formativo”. Appare inoltre necessaria, aggiunge il Forum, una ricognizione delle iniziative per il diritto allo studio presenti in tutta Italia. Programmando interventi per quelle regioni italiane che non prevedono o prevedono insufficienti fondi per i buoni libro dal primo anno di scuola secondaria di secondo grado in poi. Il Forum chiede di investire sull’edilizia scolastica, “perché le scuole siano sicure”. Nonché “ambienti di apprendimento accoglienti e inclusivi. Disparità e dispersione scolastica vanno troppo spesso a braccetto”.
Tavolo
Il Tavolo delle associazioni contro la dispersione scolastica e le povertà educative riunisce una ventina di organizzazioni di differenti orientamenti. Movimento politico per l’unità dell’Italia, rivista Città nuova, Adi, Aimc, Andis, Anp, Cgd, Cidi, Diesse, EdU, Fism. Forum nazionale delle Associazioni familiari, Forza Italia Giovani, ISACpro-Rete Insegnanti Italia. Mce, Movimento studentesco di Azione cattolica, Proteo Fare Sapere, Uciim, Istituto universitario Sophia di Loppiano. L’obiettivo è contrastare il fenomeno della dispersione scolastica esplicita, riguardante i ragazzi che abbandonano gli studi, ed implicita. Ovvero la mancanza di competenze di base e le povertà educative, che minano il futuro degli studenti più fragili e disagiati. Al convegno, moderato da Sara Fornaro, giornalista della rivista Città Nuova, e Silvio Minnetti (Mppu Italia), sono intervenuti tra gli altri Irene Manzi, presidente dell’Intergruppo parlamentare su Dispersione scolastica e povertà educative. E Paola Frassinetti, sottosegretaria all’Istruzione e al Merito.
Povertà educativa
La “povertà educativa” viene definita da Save the Children come “la privazione da parte dei bambini, delle bambine e degli/delle adolescenti della possibilità di apprendere, sperimentare, sviluppare e far fiorire liberamente capacità, talenti e aspirazioni”. Dai dati raccolti da INVALSI nelle scuole italiane gli studenti e le studentesse di famiglie con livello socio-economico e culturale più basso hanno visto un calo significativo nei punteggi relativi alle prove di matematica ed italiano, in ogni grado scolastico. Avverte Save the Children: “Un’offerta educativa di qualità potrebbe interrompere il ciclo vizioso della povertà, che si perpetua da una generazione all’altra. Dalla privazione materiale dei genitori, a quella educativa dei minori che, cresciuti, soffriranno a loro volta della marginalizzazione sociale ed economica”. Bisogna colmare, quindi, i numerosi gap esistenti nel sistema scolastico. Fornendo servizi educativi, finalmente, universali. In secondo luogo bisogna dedicare risorse aggiuntive a quei territori dove si concentra maggiormente la privazione materiale ed educativa. In grado di rispondere ai bisogni specifici di bambini e famiglie particolarmente marginalizzate.