Forti (Caritas): “Vivere nella propria realtà i verbi di Papa Francesco”

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Negli ultimi trent’anni la storia dell’Europa e quella dell’Italia si sono connotate per la crescente presenza di cittadini di origine straniera sul proprio territorio, evidenziando che, la migrazione, è un fenomeno globale che ha un impatto significativo sulla vita di molte persone, sia nei paesi di origine, di transito o di destinazione.

La situazione italiana

L’Italia, a partire dagli anni Settanta del secolo scorso, si è gradualmente trasformata da paese di emigrazione in paese di immigrazione. Oggi i due aspetti coesistono e vengono contemporaneamente alimentati dai cambiamenti politici, economici, culturali e sociali vissuti a livello planetario.

Il valore dell’accoglienza

Le molteplici crisi internazionali e le tragedie recentemente accadute nel mar Mediterraneo hanno fatto si che, il nostro sistema di accoglienza e di integrazione, venisse messo alla prova, soprattutto nella capacità di saper tutelare i diritti delle persone più vulnerabili. Su questo versante, l’inclusione sociale dei migranti è un punto fondamentale delle agende internazionali ed ha l’obiettivo di ridurre le disuguaglianze e promuovere la dignità delle persone. Interris.it, su questo tema, ha intervistato Oliviero Forti, responsabile dell’Ufficio politiche migratorie di Caritas Italiana.

Oliviero Forti (Foto Elena Padovan)

L’intervista

Quali sono le azioni e l’impegno della Caritas in favore dell’inclusione dei migranti?

“Da parte della Caritas è stata prestata sempre grande attenzione ai percorsi di inclusione socio-lavorativa dei migranti, dei richiedenti asilo e dei rifugiati. Nel corso degli ultimi quindici anni sono stati promossi molteplici progetti nazionali che hanno consentito alle Caritas diocesane di aiutare i cittadini stranieri che si sono rivolti ai centri d’ascolto. D’altronde, il lavoro, la casa, l’insegnamento della lingua italiana, sono delle sfide che il più delle volte necessitano di un sostegno adeguato da parte di operatori competenti e preparati, in grado di orientare il migrante che, giunto in Italia, si trova spesso a fare i conti con un sistema complesso e farraginoso. Certamente i progetti di accoglienza sono i più frequenti e vengono garantiti dalle Caritas diocesane sia attraverso la partecipazione al sistema di accoglienza pubblico Sai e Cas, sia promuovendo programmi interamente finanziati e seguiti dalla Chiesa Italiana, come nel caso del progetto Apri che ha consentito a migliaia di persone di poter entrare in un sistema protetto di accoglienza. La peculiarità di questo programma sta proprio nel coinvolgimento delle comunità cristiane che affiancano gli operatori Caritas nel sostegno all’accoglienza, vivendo così un’intensa esperienza di solidarietà agita. Si tratta di un percorso consolidato e riconosciuto, che ormai viene sistematicamente attivato dalle Caritas diocesane per chi arriva sul nostro territorio in autonomia o anche attraverso i programmi di corridoi umanitari. In quest’ultimo caso, l’accoglienza e i successivi percorsi di integrazione sono ulteriormente rafforzati da un iter che permette di avvicinare il beneficiario e la comunità accogliente ancor prima della partenza verso l’Italia, grazie ad incontri a distanza effettuati con i sistemi di videochiamate. Nell’ultimo anno Caritas Italiana sta sperimentando anche i cosiddetti corridoi lavorativi, grazie ai quali i rifugiati che vengono individuati nei paesi terzi per essere trasferiti in Italia hanno la possibilità di incontrare prima della partenza non solo le comunità accoglienti, ma anche delle aziende che si rendono disponibili ad assumerli una volta giunti in Italia”.

In che modo, nel corso delle diverse emergenze migratorie, la Caritas ha favorito e favorisce l’accoglienza dei migranti e il rispetto della dignità e dei diritti?

“Il moltiplicarsi delle cosiddette emergenze migranti, ha imposto a Caritas Italiana di elaborare un sistema di risposta rapido che, attraverso la rete delle Caritas diocesane, fosse in grado di affiancare le istituzioni nei vari step che caratterizzano l’articolata procedura emergenziale. In particolare, Caritas Italiana è intervenuta durante l’evacuazione della nave della Guardia Costiera Diciotti, ha contribuito all’evacuazione dei migranti dalle carceri libiche, ha garantito l’accoglienza ai cittadini tunisini all’indomani delle Primavere arabe e a quelli ucraini giunti in Italia dopo marzo 2022. Questi eventi, e tanti altri accaduti nel nostro paese durante gli ultimi due decenni, hanno visto sempre la Caritas in prima linea. L’intento, ieri come oggi, è stato quello di garantire ai migranti un’accoglienza degna di questo nome e l’esercizio dei diritti che la legge italiana riconosce loro, nonostante troppo spesso questi vengano colpevolmente disattesi. Contestualmente, Caritas Italiana, insieme alle Caritas diocesane, ha sempre assicurato alle istituzioni nazionali e locali la massima collaborazione nella gestione delle emergenze, nella consapevolezza di avere le risorse umane e professionali per poter contribuire in maniera significativa alla soluzione del complesso quadro migratorio che sta caratterizzando l’Italia e il Mediterraneo”.

Quali sono i vostri auspici per il futuro in materia di accoglienza dei migranti? In che modo, chi lo desidera, può aiutare la vostra azione?

“Sul fronte dell’accoglienza rimane ancora molto da fare. Senza dubbio la questione che, più di ogni altra, appare urgente è quella normativa. Negli ultimi anni abbiamo assistito a una disputa politica giocata sulla pelle dei migranti, che ha visto le varie componenti di Governo intervenire, a colpi di decreti, sul sistema di accoglienza e di inclusione, restringendo o modificando di volta in volta i diritti dei migranti. Si tratta di una pericolosa deriva il cui apice è stato raggiunto di recente con il cosiddetto ‘decreto Cutro’. Evidentemente, la mancanza di una visione sul tema induce l’Esecutivo di turno ad adottare soluzioni semplicistiche che, oltre a danneggiare i beneficiari, inficiano un percorso che ha visto nascere e crescere un sistema di accoglienza nel quale il contributo della società civile è stato essenziale. In particolare, il Sai (Sistema di Integrazione ed Accoglienza), nonostante sia riconosciuto come il Sistema di riferimento in termini di efficacia e qualità dell’intervento, rimane sottodimensionato a beneficio del sistema emergenziale dei Cas che, negli anni, è cresciuto esponenzialmente. L’auspicio, dunque, è che vi sia un ripensamento circa le scelte fatte dal Governo in termini di accoglienza, ripristinando la normativa precedente e investendo risorse significative per un ampliamento del Sai. Solo in questo modo l’Italia potrà dotarsi di un vero sistema pubblico di accoglienza, capace di superare l’approccio emergenziale e di aumentare, al tempo stesso, la qualità dell’intervento. Come aiutare la Caritas? Vivendo, ognuno nella propria realtà, i quattro verbi proposti da papa Francesco: accogliere, proteggere, promuovere, integrare”.

Christian Cabello: