La forma della verità, Alianello: “Un romanzo per scoprire emozioni nascoste”

La copertina del libro e l'autore, l'avv. Claudio Alianello

Scoprire la realtà, confessarla, accettarla, nasconderla. “La forma della verità” (Ed. LuoghiInteriori) dell’avvocato Claudio Alianello è un romanzo dove la scelta della verità guida il racconto. Può la forza della verità liberare un’indagine per omicidio catturata in un reticolo di ostacoli, misteri, segreti e complotti tali da coinvolgere anche servizi segreti deviati? La storia di Mohamad Chaouli va colta nel significato più profondo delle sue parole, attraverso il linguaggio del corpo, gli sguardi e le immagini a cui attribuiamo la capacità di guardare la realtà senza i filtri dell’apparenza. Un colpevole perfetto per un delitto dalle dinamiche incongruenti e un legale che sarà chiamato a difenderlo, mettendo da parte pregiudizi e preconcetti, con l’animo libero e pronto a incontrare la sua verità. In un processo dai lati oscuri, inspiegabilmente mai approfonditi nei diversi gradi di giudizio, scopriremo una verità senza verità, fatta di risposte – o meglio nuove domande – a cui giungere.

Interris.it ha intervistato l’avvocato Claudio Alianello sulla sua terza fatica letteraria, il legal-thriller “La forma della verità” (ed. LuoghiInteriori), a pochi giorni dalla pubblicazione. Un viaggio – nelle parole dell’autore – “per scoprire le emozioni profonde e accettare i mostri che abbiamo dentro”.

La prima e la terza di copertina. Foto: C. Alianello

L’intervista all’autore Claudio Alianello

“La forma della verità”: perché questo titolo?

“Nella mia esperienza 25ennale di avvocato, numerose volte mi sono soffermato a ragionare sul concetto di verità: chiaramente verità oggettive e processuali, non la Verità che completa e definisce altri e diversi piani e dimensioni. Operando sul campo della giustizia e toccando con mano situazioni anche molto delicate dove il cliente narra una storia e fornisce una giustificazione a fatti accaduti, mi sono trovato, diverse volte, a domandarmi se quella narrata potesse essere o meno permeata di una sostanziale verità. Dall’esperienza ricevuta attraverso le indagini effettuate e a seguito delle sentenze emesse, ho maturato l’idea che una verità oggettiva per tutti non esiste, ma che per ogni fatto terreno esiste una verità singola, propria di ogni soggetto. Nel campo giudiziario poi esiste solo una verità processuale ovverosia il Giudice che emette la sentenza può formare la sua decisione solo in base alle prove che vengono portate dalle parti in giudizio. Se una prova determinante non viene prodotta nel corso del processo, la verità che potrà emergere sarà quella risultante solo da quanto in possesso del giudicante, e quindi non una verità oggettiva ma una mera verità processuale”.

“LuoghiInteriori” è la casa editrice con la quale ha già pubblicato due romanzi. Come è nata questa collaborazione?

“Consigliato dalla mia amica Nora De Giacomo, scrittrice e titolare di una scuola di scrittura creativa a Mantova, ho partecipato con il romanzo ‘Aspetta’ alla XV° edizione del Premio Letterario Città di Castello e pur non piazzandomi tra i primi venti romanzi, mi venne chiesto se avessi, comunque, voluto pubblicare il romanzo. Infatti il nome stesso della casa editrice evidenzia il piano editoriale scelto volto a privilegiare coloro che scrivono di emozioni, di interiorità, di ricerca dell’interno e del profondo. Ho ricevuto vera attenzione e particolare cura da parte della responsabile editoriale e il romanzo è stato apprezzato da chi mi ha riservato l’onore di averlo letto. Così l’anno successivo (2022) ho di nuovo partecipato al Premio con il romanzo ‘La forma della verità’ e questa volta mi sono piazzato nei primi venti romanzi. Ho ricevuto una nuova proposta di editing che ho accettato di buon grado. Dopo l’esperienza avuta con la casa editrice che ha pubblicato ‘Il prescelto’ – mio primo romanzo di genere storico ambientato nel 1400 a Fabriano – che fu del tutto negativa e lontana da ogni chiarezza e tutela dello scrittore, con LuoghiInteriori ho percepito di pelle una tutela riservata a nuovi ed inesperti scrittori che abbiano qualcosa di diverso da dire, ho percepito un’attenzione a personalità sensibile in grado di scendere nell’anima per portare messaggi liberi da preconcetti e sovrastrutture”.

Quanto ha attinto alla sua esperienza professionale per scrivere questo romanzo?

“Moltissimo! L’esperienza lavorativa quotidiana è fondamenta dell’impalcato della storia, i colloqui con i clienti e l’esperienza nelle aule di giustizia sono la linfa del romanzo. Anche le esperienze delle visite in carcere mi hanno permesso di descrivere momenti di vita ai più sconosciuti. Ho cercato di descrive luoghi e situazioni attraverso le emozioni e non nella descrizione pedissequa di ambienti e situazioni: la speranza è di esserci riuscito e di aver toccato corde particolari del lettore”.

Qual è il personaggio del libro che più ha toccato le sue corde di scrittore e perché?

“Il personaggio al quale tengo maggiormente è Eliana Pastorini. Come ebbe a sussurrarmi un’amica che mi conosce bene letterariamente, ho descritto la mia parte femminile. Inizialmente in modo del tutto inconsapevole, ho permeato il personaggio femminile principale di una serie di caratteristiche che poi, viste nel complesso, si specchiavano in una parte ben definita di me; quella parte che per anni ho tenuto nascosta e che mi faceva molta paura, ma che dopo averla riportata su carta e assaporata con la rilettura, ora ho accettato e, addirittura, ho cominciato ad apprezzare. La ricerca della parte di sé che non piace e l’accettazione dei propri mostri è un altro dei fili conduttori della storia. Abbandonare i preconcetti e gli stereotipi dei giudizi, il messaggio che mi sarebbe piaciuto veicolare”.

Come definirebbe il genere dell’opera?

“Mi piace pensare che possa essere un romanzo emozionale e introspettivo con una veste di legal-triller. L’ho pensato come un romanzo aperto ove il finale, seppur condotto, consente al lettore di immaginare il proprio epilogo. Volutamente senza passaggi non essenziali alla struttura della storia, il romanzo vuole suggerire che esistono tanti modi per poter vedere la stessa situazione ed ognuno di questi ha la medesima dignità”.

Perché leggere il suo romanzo?

“Per potersi stupire di come l’immaginazione di ognuno di noi può dare colore, sapore, forma e sostanza a singole parole riportate su fogli bianchi; per scoprire che le emozioni esistono e che se fatte vibrare aprono mondi e dimensioni meravigliose; o anche solo per la curiosità di leggere come chiunque di noi può tentare di descrivere la parte di sé opposta al proprio genere”.

Milena Castigli: