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Slitta a febbraio l’esame della proposta di legge sul fine vita. I nodi da sciogliere

Tra etica e politica: la sacralità della vita nella discussione generale che dopo tre anni di "labor limae" si è aperta ieri alla Camera

La discussione in Parlamento sul fine vita ha un nodo da sciogliere. E’ ammissibile incoraggiare a togliersi la vita? A porre la domanda è stata la Pontificia Accademia per la Vita. Secondo cui “la materia delle decisioni di ‘fine vita’ costituisce un terreno delicato e controverso“. Di qui, secondo la Santa Sede, la necessità di un accompagnamento. Per “assumere l’insieme delle molteplici esigenze personali in circostanze difficili”. La logica delle cure palliative contempla anche la possibilità di sospendere i trattamenti. Qualora vengano considerati sproporzionati dal paziente. Ed è fondamentale la relazione che si stabilisce con l’équipe curante.fine vita

“Fine vita” divisivo

Battaglia rinviata a febbraio sul ddl fine vita. Il presidente di Noi con l’Italia, Maurizio Lupi, ribadisce il secco no alla “legge sul suicidio assistito” Perché “il ‘favor mortis’ non può prevalere sul ‘favor vitae’“. Il dem Walter Verini, invece, richiama il Parlamento a “una prova di maturità”. Ad essere “all’altezza dei suoi doveri“. La proposta di legge sul fine vita ha varcato ieri le porte dell’emiciclo di Montecitorio. Dopo un’attesa di tre anni. E una faticosissima mediazione tra i gruppi parlamentari. Manca ancora un’intesa definitiva. Ed è partita “zoppa” la discussione generale sul testo. Con una nota definita da molti come “stonata”. Con molti banchi vuoti. Sia tra gli scranni delle opposizioni. Quanto tra quelli della maggioranza. Resiste la contrarietà nel centrodestra. Intenzionato a votare contro in aula come ha già fatto in commissione. Mentre nell’asse giallorosso-viola che sosteneva il governo Conte 2 gli occhi sono ancora puntati su Italia viva.fine vita

I motivi del rinvio

Finora, nel percorso parlamentare, il partito di Matteo Renzi ha contribuito a far arrivare la proposta di legge alla Camera. Ma, soprattutto con i voti segreti, nessuno se la sente di puntare tutte le fiches che ha nel piatto. Il momento di mediare non è ancora arrivato. Perché la discussione è stata interrotta dopo che il governo ha posto la questione di fiducia sul decreto Fisco. E non proseguirà prima di gennaio. Almeno nelle migliori delle ipotesi. Perché di mezzo c’è la legge di bilancio. E soprattutto l’elezione del nuovo presidente della Repubblica. Verosimilmente lo slittamento sarà direttamente a febbraio. “La nostra linea è perché venga approvato un testo equilibrato. E mi sembra che quello uscito dalla commissione lo sia. E parte dal dato di partenza delle condizioni irreversibili. Quando c’è una condizione irreversibile credo che il principio di autodeterminazione debba avere il sopravvento. Mi auguro che ci sia in Aula una discussione aperta. Concreta. Senza pregiudizi ideologici”, afferma il presidente del M5S, Giuseppe Conte.

Calendarizzazione

Fa eco all’ex premier il presidente della commissione Giustizia della Camera. Secondo il pentastellato Mario Perantoni “è un momento storico per i diritti civili in questo paese. L’approdo in aula del testo sul fine vita. Dopo tre anni dalla sua prima calendarizzazione e molti rinvii. Ciò concretizza la possibilità di far fare un salto in avanti al nostro paese. L’Italia potrà dotarsi di norme certe. Per andare incontro ai malati senza speranza. Io penso che si tratti di un buon testo. Al quale hanno partecipato tutti. E che riusciremo ad approvare. Sarebbe un errore gravissimo affossarlo”. Dice “sì al dritto a morire con dignità” anche il relatore della proposta di legge, Alfredo Bazoli (Pd). Non cambia idea, invece, Riccardo Magi. Eutanasia

Referendum

Per il presidente di +Europa, infatti, “il testo sul fine vita è uscito dalle commissioni. Da un dibattito surreale che abbiamo atteso per più di tre anni. E ciò è avvenuto un po’ sbrigativamente. Rinviando le decisioni sui nodi essenziali. Così si rischia di andare verso una storica occasione persa”. Delusione anche per il deputato del gruppo Misto, l’ex M5S Giorgio Trizzino, che da anni si batte sul tema. “Un’aula completamente vuota. Il Parlamento ha deciso di non approvare questa legge. Perché tutto verrà messo a tacere chissà fino a quando. Prima bisognerà occuparsi del bilancio. Poi del Recovery plan. Poi di altre emergenze. Dell’elezione del presidente della Repubblica. E di chissà cos’altro. Quindi verrà il momento del referendum sull’eutanasia legale. Che toglierà questo Parlamento dall’imbarazzo di dovere legiferare. Perché saranno i cittadini italiani a decidere“.

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