Sotto pressione
Gli importi, infatti, sono fermi dal 2018 e nel frattempo il costo della vita in Trentino è cresciuto del 15 per cento. A svantaggio soprattutto dei redditi fissi. Senza adeguamento, inoltre, ci potranno essere famiglie che perdono il beneficio, proprio in un momento in cui i redditi sono già sotto-pressione. Come è risultato evidente anche dall’ultima analisi Ispat sulla capacità delle famiglie trentine di far fronte alle spese impreviste”. I sindacati confederali hanno proposto di alzare la soglia di reddito per accedere al beneficio, portandola dagli attuali 50,5 mila a 57,5 mila euro, “un incremento del 10,3 per cento che avrebbe almeno neutralizzato l’inflazione registrata tra il 2018 e il 2022″. I sindacati Hanno anche proposto di alzare la soglia di deduzione del reddito da lavoro femminile, dagli attuali 6mila euro l’anno a 15mila.
Nadef
Un beneficio in busta paga fino a 120 euro in più al mese per i redditi medio-bassi. Potrebbe essere questo l’effetto combinato del taglio del cuneo fiscale e della nuova Irpef a tre aliquote che il governo punta ad inserire in manovra. Una doppia mossa destinata ad assorbire praticamente tutti i 14 miliardi del tesoretto ricavato in deficit con la Nadef. Proprio il sostegno dei redditi più bassi è una delle priorità su cui il governo intende convogliare le risorse della manovra. Una direzione che la stessa premier Giorgia Meloni rivendica come una sua “scelta politica”. L’altro pilastro sono appunto le famiglie, soprattutto quelle più numerose, per le quali sono allo studio diversi interventi. Dal rafforzamento dell’assegno unico fino all’ipotesi di un azzeramento dell’Irpef per i nuclei numerosi. Il rilancio della natalità è per il governo una priorità. Ma è anche un’emergenza certificata dai dati statistici.
Sos natalità
Il quadro demografico certificato dall’Istat, infatti, parla di famiglie che crescono, ma i nuclei sono sempre più piccoli e sempre di più sono le coppie senza figli. Con il risultato che la popolazione italiana è destinata a calare dai 59 milioni al primo gennaio 2022 a 58,1 milioni nel 2030, fino a 45,8 milioni nel 2080. E così nella prossima manovra la “natalità” verrà tradotta in “misure concrete più strutturali” rispetto a quelle della precedente, annuncia il sottosegretario alla presidenza del consiglio Alfredo Mantovano, sottolineando che “la denominazione del ministero di cui è titolare Eugenia Roccella non è un’etichetta ma un impegno per tutto il governo”. Sul tavolo c’è già un nuovo intervento sull’assegno unico. Nella prima finanziaria è stato aumentato per il primo figlio e poi dal terzo figlio in poi fino a tre anni e successivamente anche in modo forfettario e strutturale per le famiglie numerose. “Altrettanto faremo in questa nuova finanziaria”, annuncia la ministra: “In particolare l’intervento sull’assegno unico sarà focalizzato sul terzo figlio. Mentre per il secondo è allo studio un pacchetto di altre misure più articolato”.
Per le famiglie
Per le famiglie si studiano anche una serie di altre misure. Dagli aiuti alle famiglie con 3 figli, che potrebbero passare attraverso un azzeramento dell’Irpef per i nuclei più numerosi, alle agevolazioni per chi assume le mamme. L’altro pilastro della manovra sarà la conferma anche per il 2024 del taglio del cuneo già in vigore da luglio (7 punti in meno per i redditi fino a 25mila euro e 6 per quelli fino a 35mila), che il governo punta ad associare alla rimodulazione dell’Irpef da 4 a 3 aliquote. Si partirà dai redditi più bassi, accorpando i primi due scaglioni (quello fino a 15 mila euro con aliquota al 23% e quello tra 15 e 28mila con aliquota al 25%) con un’unica aliquota al 23%. I calcoli sono ancora in corso, ma l’obiettivo è “agire in modo congiunto”, spiega il viceministro dell’Economia, Maurizio Leo che stima “un vantaggio mensile di circa 120 euro”. Una doppia mossa necessaria, per evitare che i benefici del taglio del cuneo vengano poi erosi dalle tasse.
Contributo al 30%
Secondo i calcoli della Fondazione dei commercialisti l’effetto migliorativo sulla busta paga mensile varierebbe dai 67 euro per i redditi di 15 mila euro a 120 euro per i redditi di 35 mila, per poi ridursi a 22 euro mensili per chi sta sopra i 35 mila euro, che non beneficia del taglio del cuneo. Tra le misure allo studio spunta intanto anche un bonus elettrodomestici. Una proposta di legge targata Lega per incentivare il ricambio dei vecchi elettrodomestici con nuovi modelli ad alta efficienza, propone un contributo al 30% del costo di acquisto. Fino al tetto di 100 euro, che raddoppia per i nuclei con Isee fino a 25mila euro. “La proposta è depositata in commissione alla Camera: ma ne sto frenando l’incardinamento – spiega il presidente leghista Alberto Gusmeroli, che l’ha presentata – perché il ministro Giancarlo Giorgetti sta valutando se inserirla già in manovra.