Disabilità o meno, con un’esigenza particolare temporanea o un bisogno specifico permanente, quando si progetta una vacanza si è tutti turisti, al di là delle proprie caratteristiche. Non il pietismo, nel migliore dei casi belle parole senza seguito e che in qualche modo evidenzia una differenza, bensì un’offerta turistica seria e dettagliata, da come si raggiunge la struttura ricettiva alle attività culturali, sportive o ricreative, per consentire a chi vuole fare una vacanza la massima libertà di scelta in autonomia. La strada è lunga, con un po’ di pendenza, ma c’è chi si è incamminato già da un po’ e può fare una valutazione di com’è oggi il turismo accessibile per tutti in Italia.
Turismabile
“La prima cosa che i turisti con esigenze specifiche, dalla persone con disabilità a chi magari ha un gamba ingessata, lamentano in Italia è la scarsità di informazioni”, dice a Interris.it Giovanni Ferrero, direttore di Consulta persone in difficoltà Onlus e responsabile di Turismabile, oltre che segretario generale dell’Istituto Italiano per il Turismo per Tutti (Isitt) e docente. Ferrero conosce la materia perché sono 17 anni che si occupa di accessibilità nel turismo e con Turismabile affianca gli operatori nella formazione e nella creazione di una rete di offerte alla portata di tutti. A partire dalla regola aurea: “Chi fa turismo, in qualsiasi condizione, è un turista”.
Gli inizi
Riavvolgendo il nastro, si vede come questa realtà nasca da lontano. Prima dei Giochi paraolimpici invernali di Torino 2006, con “Piemonte per tutti” Regione Piemonte e Cdp effettuano una ricognizione su quanto siano accessibili o meno le strutture alberghiere locali. “L’Italia era indietro rispetto al resto d’Europa, gli imprenditori avevano un’altra cultura rispetto ad oggi”, racconta Ferrero, “così abbiamo pensato a Turismabile per rivolgerci non solo alla disabilità ma a chiunque possa avere un’esigenza particolare, per esempio è una persona con celiachia o ha una gamba rotta cieco sordo”. Il progetto è nato col contributo finanziario dell’assessorato al turismo della Regione Piemonte e col sostegno dell’Isitt.
Conoscere per scegliere
“I turisti con disabilità stranieri sono abituati a viaggiare e quindi anche agli inconvenienti, ma in Italia facevano più fatica a capire le risposte che ricevevano”, prosegue il responsabile. Un aneddoto permette di comprendere meglio. “Io sono docente all’Its, indirizzo turistico, e come esercitazione per i miei studenti gli faccio simulare di essere un famiglia straniera con varie necessità che vuole progettare una vacanza su Internet”, e il risultato è che “spesso i miei allievi mi dicono di ricevere risposte vaghe”. “anche se si nota un miglioramento riguardo l’attenzione per celiachia”, aggiunge. “E’ necessario che l’offerta turistica specifichi le proprie caratteristiche in modo che i tour operator sappiano proporre pacchetti in base alle esigenze del cliente, sempre libero di scegliere. Con Turismabile abbiamo iniziato a lavorare da qui e in questi anni abbiamo seminato tanto”.
Autovalutazione e promozione
Turismabile svolge funzioni di formazione e consulenza per la filiera turistica, affiancando gli operatori per migliorare il loro tasso di accessibilità. A cominciare dalla compilazione di schede di autovalutazione, dove si devono inserire informazioni precise che poi andranno caricate sul portale della struttura. Per esempio, non solo indicare la presenza di barriere architettoniche, ma fornire dei dettagli in modo tale da permettere al turista di scegliere se quello rappresenti o meno un ostacolo. Ma non solo. “Ci occupiamo della commercializzazione e della promozione del territorio, così abbiamo radunato attorno a un tavolo regionale una ventina di tour operator ed elaborato ad esempio pacchetti di itinerari nelle Langhe”, spiega Ferrero.
Le tre domande
Come rendere turismo sempre più accessibile e inclusivo? chiediamo al responsabile di Turismabile. “Servirebbe un osservatorio sul turismo accessibile sia per raccogliere i dati sul numero di turisti con esigenze particolari e nello specifico quali esigenze, sia per capire se i soldi investiti e i progetti avviati hanno avuto un impatto o meno”, argomenta. “In più, spingere gli albergatori a dare sufficienti informazioni per rispondere alle ‘tre domande’: come arrivo da te, se sono una persona con disabilità su una carrozzina e il parcheggio è distante dalla struttura? Com’è l’accesso? Cosa posso fare? Se sono una persona celiachia, dove posso mangiare?”, conclude.