Nel corso del 2023 sono morte 415 persone senza dimora, 16 in piĆ¹ rispetto al 2022. Sono le cifre, drammatiche, del rapporto “La strage invisibile” sui decessi in strada pubblicato dalla Federazione Italiana Organismi per le Persone Senza Dimora (fio.Psd) stilato al fine di dare dignitĆ e visibilitĆ a quelle tante, troppe, persone senza dimora che lo scorso anno sono decedute in solitudine, disperazione e abbandono.
I dati del rapporto “La strage invisibile”
Dai dati del report emerge che nel 2023 i mesi invernali hanno rappresentato la stagione piĆ¹ dura per chi non puĆ² contare su un alloggio adeguato. In questo periodo dellāanno infatti i decessi sono stati considerevolmente piĆ¹ frequenti, arrivando a coinvolgere oltre 130 persone. Sebbene lāinverno rappresenti il periodo dellāanno piĆ¹ drammatico, in cui anche i riflettori dei media si accendono per riportare i casi di cronaca piĆ¹ eclatanti, ĆØ doveroso mettere in luce che la āstrage invisibileā si alimenta mese dopo mese durante tutto lāanno.
Sui dati del rapporto e sulle cause e possibili soluzioni a questa piaga sociale, Interris.it ha intervistato il dottor Michele Ferraris, responsabile comunicazione fio.Psd. GiĆ cooperante e insegnante, Ferraris ha coordinato le Indagini ISTAT sulle Persone Senza Dimora.
La fio.PSD ā Federazione Italiana Organismi per le Persone Senza Dimora, ĆØ una associazione che persegue finalitĆ di solidarietĆ sociale nellāambito della grave emarginazione adulta e delle persone senza dimora. Oggi aderiscono alla fio.PSD circa 150 enti e/o organismi appartenenti sia alla Pubblica amministrazione sia al privato sociale, che si occupano di grave emarginazione adulta e di persone senza dimora. Produce un rapporto annuale sui senza dimora in Italia. L’ultimo ĆØ stato pubblicato lo scorso 22 gennaio.
L’intervista a Michele Ferraris (fio.Psd)
“La strage invisibile”: perchĆ© questo titolo al rapporto?
“PerchĆ© quella dei senza dimora ĆØ una serie di morti che ogni anno diventa sempre piĆ¹ numerosa, ma della quale poche persone si accorgono. O meglio: l’opinione pubblica se ne accorge solo quando accadono tre o quattro decessi di fila, magari a causa del freddo invernale. Ma come fio.PSD ci impegniamo a cercare dati piĆ¹ precisi, facendo una ricerca – anche tramite i nostri soci – lungo tutto l’anno. E abbiamo realizzato che in realtĆ i morti sono molti di piĆ¹ di quello che si pensa: sono piĆ¹ di uno al giorno. Si tratta dunque di una strage perchĆ© ci sono oltre 400 morti ogni anno, ‘invisibile’ perchĆ© nessuno la nota”.
Quali sono i dati principali del rapporto?
“Lo scorso anno sono morte 415 persone senza dimora, 16 in piĆ¹ rispetto al 2022. Si muore non solo nelle grandi cittĆ : sono 215 i Comuni italiani in cui ĆØ stato registrato almeno un decesso. Il dettaglio regionale presente del report mostra che le Regioni in cui i decessi sono stati particolarmente diffusi sono la Lombardia (21%, pari a 86 decessi), il Lazio (18%, pari a 74 decessi), dove cāĆØ la maggior presenza di persone senza dimora, seguite dallāEmilia Romagna (10%, 42 decessi), la Campania e il Veneto (entrambe 8% con 32 decessi). Le cittaĢ con il maggior numero di decessi sono Roma (44) e Milano (22), ma dati allarmanti provengono anche da Bergamo, Torino, Bologna, Brescia e Genova. Le morti in strada interessano soprattutto uomini (93%), persone di nazionalitĆ straniera (58%), con unāetĆ media di 47,3 anni”.
Nel rapporto si legge che la strage invisibile si alimenta mese dopo mese durante tutto l’anno. Non ĆØ dunque solo il freddo ad uccidere i senza dimora?
“No, non ĆØ solo il freddo. Questo ĆØ un altro punto che mi ha stupito nel raccogliere i dati: d’inverno si muore di piĆ¹ perchĆ© le condizioni critiche del clima possono peggiorare una situazione fisica giĆ estremamente precaria, come hanno molte di queste persone. Ma si muore tutto l’anno per episodi che verrebbero risolti positivamente se la persona avesse una propria vita regolare, con una casa, un tetto dove dormire, una famiglia che se ne prende cura. La caduta dalle scale, l’investimento, l’annegamento, un malore o anche una generica violenza sono molto piĆ¹ frequenti in strada perchĆ© i senza dimora vivono quotidianamente una condizione di vita estrema e isolata. Abbandonati nella disperazione e soprattutto nella solitudine: per cui la persona che cade dalle scale, o ha una ferita mortale, non ĆØ soccorso da nessuno e quindi muore”.
Quante sono le donne decedute in strada?
“A fronte di 389 uomini, le donne decedute sono 22. La lettura di questo dato potrebbe essere collegata allāevidenza, dimostrata a livello internazionale, che le donne hanno meno probabilitĆ di sperimentare le forme piĆ¹ estreme e visibili di homelessness, ovvero di vivere in strada con scarso o nessun contatto con i servizi di supporto. Vi ĆØ da considerare che, nel caso di donne con figli a carico, il sistema dei servizi italiano tende a offrire un canale privilegiato di supporto e assistenza e dunque a limitare le circostanze in cui madri sole possano trovarsi nelle circostanze piĆ¹ gravi di esclusione abitativa. Pur con le dovute cautele dovute allāesigua numerositĆ dei casi, le informazioni raccolte circa lāetĆ , la provenienza e le cause dei decessi delle donne consentono di identificare alcuni elementi che sembrano caratterizzare le traiettorie di vita delle donne che vivono la condizione di homeless e che giungono a morire in strada. I decessi interessano soprattutto donne comprese nella fascia dāetĆ 40-59 anni e non si registrano casi di giovani donne decedute. Per quanto riguarda la nazionalitĆ , sebbene come per gli uomini si confermi una maggiore presenza di persone straniere decedute (europee e extraeuropee), per le donne si osserva una maggiore incidenza di italiane, pari al 40%, a fronte di un 29% di uomini. Infine anche le cause di morte rilevano che ancora piĆ¹ degli uomini, le donne perdono la vita in circostanze violente e traumatiche, facendo registrare in proporzione maggiore morti a causa di atti di violenza, annegamenti, suicidi, incendi”.
Quali sono le cause principali perchƩ una persona diventa un senza dimora?
“Le cause tradizionali sono un abbandono o il sovrapporsi di diverse cause. Frequentemente l’origine ĆØ un trauma personale, quali una separazione, una malattia improvvisa, un qualcosa che rende difficile e debole la propria vita. La persona si separa, ovviamente ha minori entrate, maggiori spese, magari non puĆ² mantenere la casa, inizia a vivere in macchina, vive un episodio di depressione o comunque di grave difficoltĆ psicologica e poi perde il lavoro. Ć tutta una catena negativa che non si riesce a interrompere fino a che la persona non arriva a essere in strada e senza piĆ¹ nulla”.
Quanto pesano le dipendenze da alcol e da stupefacenti in questa caduta?
“Molto. Possono essere una delle cause, oppure una delle conseguenze che si sommano ad altre problematiche, anche a livello psicologico. E vanno poi a deteriorare una vita giĆ difficile. PerĆ² abbiamo visto che persone con dipendenze anche forti, alle quali ĆØ stata data una casa con il progetto Housing First, recuperando la propria dignitĆ e autonomia ad uscire dalle dipendenze.
Cosa ĆØ L’Housing First?
“L’Housing First (letteralmente ‘prima la casa’) ĆØ un modello innovativo di intervento nell’ambito delle politiche sociali per il contrasto alla grave marginalitĆ sociale, basato sull’inserimento di persone senzatetto in singoli appartamenti indipendenti, allo scopo di favorirne uno stato di benessere dignitoso e forme di reintegrazione sociale”.
Cosa chiede la fio-Psd per tutelare e aiutare le persone senza dimora?
“Come federazione che rappresenta circa 150 organizzazioni sul territorio che operano per i senza dimora, chiediamo sostanzialmente l’intervento su due direttrici. Da una parte la prevenzione, quindi fare il possibile attraverso aiuti, supporti, interventi, attivitĆ di territorio, attivitĆ di comunitĆ affinchĆ© le persone non scivolino nel degrado della povertĆ estrema e nell’abbandono. Le persone senza dimora in Italia sono 70-90 mila. Non si puĆ² ancora sapere il dato preciso perchĆ© l’indagine ISTAT deve essere rifatta e i dati attuali sono troppo vecchi. Le centinaia che muoiono ogni anno sono quelli che vivono all’estremo. Per evitare questa tragedia e per aiutare le migliaia di persone senza dimora, ci vuole una sana prevenzione strutturata. Il secondo ramo di intervento, dopo la prevenzione, ĆØ una nuova politica nazionale sull’abitare che ancora manca. Ma le risorse messe a disposizione degli ambiti territoriali da fondi europei e nazionali possono essere una leva per strutturare politiche e servizi, in primis lāattenzione sui servizi di housing. I dati ci confermano che la casa ĆØ luogo della recovery, del benessere ontologico, della base di vita stabile e sicura dalla quale ripartire”.