Il fenomeno dei “sephora kids”: origini e soggetti coinvolti

L’ossessione della bellezza, come unico parametro per l’accettazione sociale, coinvolge anche la preadolescenza

Foto di Laura Chouette su Unsplash

L’interesse delle giovanissime per i trucchi, vivo nei Paesi occidentali già da decenni, è alimentato, oggi, dai numerosi spot pubblicitari di carattere televisivo e dal crescente “coinvolgimento” dei social, finalizzato, emulando modelle e influencer, al raggiungimento della bellezza perfetta. In queste ultime settimane si è registrata, in particolare, una maggiore esposizione, attiva e passiva, nelle “vetrine” di Instagram e di TikTok, tanto da arrivare a definire tali preadolescenti (dai 9 ai 13 anni circa, i cosiddetti “tweens”, intermedi fra bambini e adolescenti) come i “sephora kids”.

Ossessionate dal make-up

Il quotidiano di queste bambine ruota attorno alla necessità di dedicare uno spazio temporale alla cura del corpo (la cosiddetta “beauty routine”) e mostrare, per più tempo possibile, lo scandire delle ore attraverso il trucco, fornendo suggerimenti e idee. Le piccole “star” anticipano, pericolosamente, i tempi e, spesso, con l’assenso compiaciuto (e competitivo) dei genitori, sono distratte da questa “necessità” che pervade la loro giornata. Ossessionate dal make-up e sollecitate anche dalle influencer, sono alla ricerca e all’acquisto, continuo, di cosmetici. A livello di clientela, per i marchi del settore, questa pletora di ragazzine costituisce una fascia rilevante di mercato.

L’adolescenza che si ferma davanti lo specchio

Durante l’incontro con i ragazzi e i giovanissimi dell’Azione Cattolica Italiana, del 30 ottobre 2010, Benedetto XVI affermò “Nell’adolescenza ci si ferma davanti allo specchio e ci si accorge che si sta cambiando. Ma fino a quando si continua a guardare se stessi, non si diventa mai grandi! Diventate grandi quando non permettete più allo specchio di essere l’unica verità di voi stessi, ma quando la lasciate dire a quelli che vi sono amici. Diventate grandi se siete capaci di fare della vostra vita un dono agli altri, non di cercare se stessi, ma di dare se stessi agli altri: questa è la scuola dell’amore. […] È proprio vero: voi non potete e non dovete adattarvi a un amore ridotto a merce di scambio, da consumare senza rispetto per sé e per gli altri, incapace di castità e di purezza. Questa non è libertà. Molto ‘amore’ proposto dai media, in internet, non è amore, ma è egoismo, chiusura, vi dà l’illusione di un momento, ma non vi rende felici, non vi fa grandi, vi lega come una catena che soffoca i pensieri e i sentimenti più belli”.

Il tema nelle librerie

Marie Winn, giornalista e scrittrice, è l’autrice del volume “Bambini senza infanzia” (sottotitolo “Crescere troppo in fretta in un mondo di nuovi media, sesso, droga e violenza”), pubblicato da “Armando Editore” nel giugno 2022. Parte dell’estratto recita “‘Metaverso’, quell’universo digitale che avvolge il nostro mondo reale e che i nostri figli frequentano con tanta disinvoltura quanto altrettanta incoscienza. Di qui la necessità di governare i ‘social’ e di conoscere i soggetti che li abitano, come gli influencer. Di fronte all’evoluzione della rete ‘da Internet delle cose a Internet del pensiero’ che penetra nel profondo delle nostre menti, occorre domandarsi come ‘comunicare se stessi’”.

Il fatturato dell’industrica cosmetica

Il settore è in salute, come dimostra l’“Indagine congiunturale: preconsuntivi 2023 e previsioni 2024”, effettuata da “Cosmetica Italia- Associazione Nazionale Imprese Cosmetiche”, pubblicata il 15 febbraio scorso, visibile al link https://www.cosmeticaitalia.it/press-area/dettaglio-comunicato/Indagine-congiunturale-preconsuntivi-2023-e-previsioni-2024/. Si legge “Secondo i dati preconsuntivi 2023, il fatturato totale dell’industria cosmetica in Italia raggiunge i 15 miliardi di euro con una crescita del 13,3% rispetto all’anno precedente. Le previsioni per il 2024 proiettano un ulteriore andamento positivo, +9,8%, che porterà il valore del fatturato a 16,5 miliardi di euro. A incidere su questi numeri sono le esportazioni, che valgono 7 miliardi di euro (+19,5% rispetto al 2022) e si stima cresceranno di ulteriori 12 punti percentuali nel corso del 2024”. Focus scuola, al link https://www.focus-scuola.it/sephora-kids-di-che-cosa-si-tratta/, il 22 aprile scorso ha precisato “I dati di Statista prevedono che il mercato della cura della pelle per bambine e bambini crescerà a un tasso annuo di circa il 7,71% fino al 2028, raggiungendo un volume di mercato mondiale di quasi 360 milioni di euro”.

La sicurezza dei prodotti

Qualcosa si muove. Lo scorso dicembre, il Ministero della Salute, al link https://www.salute.gov.it/portale/news/p3_2_1_1_1.jsp?lingua=italiano&menu=notizie&p=dalministero&id=6425, ha ricordato “Il Comitato europeo per i cosmetici e la salute dei consumatori (CD-P-COS), coordinato dalla Direzione europea per la qualità dei medicinali e dell’assistenza sanitaria EDQM/Consiglio d’Europa, ha pubblicato la seconda edizione della Linea guida ‘Safe cosmetics for young children’. La linea guida, basata sulla Risoluzione CM/ResAP (2012)1 del Consiglio d’Europa, è uno strumento di supporto al processo di valutazione della sicurezza di prodotti cosmetici destinati ai bambini. I prodotti che utilizzano, oggi, le bambine sono quelli delle adulte, nonostante le controindicazioni che derivano dall’esposizione di una pelle, ancora non adatta, a sostanze risultanti nocive. Non si tratta, quindi, di alcune confezioni-giocattolo con cui sono cresciute, senza squilibri ed esasperazioni, le precedenti generazioni. I dermatologi invitano a un uso moderato e sensato, di prodotti innocui, più adatti a pelli giovani, non responsabili di infezioni e dermatiti.

Finisce il gioco, inizia il “lavoro”

Ciò che un tempo si sviluppava per finzione, per giocare a “fare i grandi”, ora è divenuta una realtà. Finisce il gioco, inizia il “lavoro”. In molti si scandalizzano per questa deriva così pericolosa. Eppure, lo stesso non sembra verificarsi nel periodo di Halloween, in cui ai piccoli (anche maschi) si consente di esagerare con rossetti, ombretti e mascara pur di mostrare al mondo i vampiri, i teschi e le streghe più originali e ammirevoli. Il make-up lugubre e insulso di Halloween è la palestra, con ricorrenza annuale, in cui i bambini, sollecitati anche dai genitori, primeggiano e ostentano i loro risultati, nelle feste e, di conseguenza, nei social. Halloween ha rappresentato un’accelerazione del bisogno di truccarsi rispetto a quello che era il tradizionale Carnevale; dal punto di vista qualitativo per gli ambiti sconcertanti che persegue, da quello qualitativo per l’utilizzo massiccio, invasivo e continuo dei prodotti.

Non un “trend” ma un grave atteggiamento

Altro termine, utilizzato per descrivere il triste fenomeno, è quello di “cosmeticoressia”. Definire questo grave atteggiamento come “trend”, implicitamente sembra declassificarlo a pura moda passeggera (e non invasiva) del momento; non si tratta, tuttavia, di una semplice tendenza estetica, nella foggia o nel colore di un tessuto, bensì di una pericolosa ossessione (difficile, poi, da sanare). Si tratta, dunque, di una vera e propria dipendenza, che permea interamente la vita di tutti i giorni e che può trovare un freno soltanto in un atteggiamento, più attento e responsabile, dei genitori. Si tollerano ammiccamenti, atteggiamenti seducenti e trucchi esagerati ma non è più un gioco per bambini, in tutti i sensi.

La distorsione della realtà

È evidente come i media attuali rappresentino una cassa di risonanza enorme in questa distorsione della realtà. I social e il web sono posti, anche in questo caso, sotto accusa, perché veicolano messaggi sconsiderati. In realtà, occorre sempre ricordarlo: non è il mezzo a essere negativo quanto l’uso che se ne compie. La società consumistica, che idolatra immagine, successo e competizione, fagocita anche queste piccole leve, le illude in un’effimera notorietà e calpesta la loro infanzia, la loro personalità. Non si è soltanto nella società del “tutto e subito”, del “carpe diem”, ma anche in quella dell’“anticipo”. Anticipare e precorrere i tempi, è il messaggio subliminale imposto, al punto da ridicolizzare chi, invece, si mostra attento al passo che compie e a ciò che consegue.

La perfezione estetica

L’incessante ricerca della perfezione estetica, distoglie l’attenzione dal più importante significato interiore, quei valori e quella spiritualità che evaporano pian piano, lasciando un vuoto impressionante in automi non autonomi, come oggetti, non soggetti, mimetizzati dal trucco. Bruciare i tempi ed essere al passo con le influencer e le attrici più in voga, è un’attività emulativa che danneggia l’infanzia, la fascia d’età più delicata e debole, i cui parametri di riferimento dovrebbero essere decisamente diversi. Aver rispetto del proprio corpo, accettando se stessi, con le proprie imperfezioni e i propri pregi, dovrebbe essere l’input più opportuno per una crescita sana e sicura, fondata sull’autostima.

Rincorrere la “giovinezza eterna”

Inquietanti sono le motivazioni legate alla paura di invecchiare, che spingono tali bambine a consumare tante creme a protezione della pelle, con l’intento di preservare ipotetiche rughe. La mancata accettazione dell’età che passa, sviluppata a tale tenera età e collegata a pericolose fobie, rischia di produrre delle conseguenze molto serie nel prosieguo della vita. Si tratta di una sorta di rincorsa verso un’età che non invecchi (e non deve invecchiare) e un corpo che non cresca (anche mentalmente) e non accetti il trascorrere degli anni.

Le ripercussioni sulle relazioni

Le ripercussioni vanno considerate anche sul piano relazionale, nel rapporto con i pari, con la società. Dal punto di vista personale, il rischio è anche quello di procedere verso una costruzione, squilibrata e artificiosa, della propria sessualità. Il grande errore è nell’essere convinti, peraltro in età così acerba, che l’accettazione sociale avvenga soltanto perché in linea con la bellezza, secondo i canoni estetici del momento. Il rapporto con il prossimo si costruisce nella semplicità e verità dell’essere, non nell’artifizio di doversi mostrare artefatti e perfetti, vincenti, ammirati e invidiati.