Il 20 giugno si celebra la Giornata mondiale del rifugiato, istituita dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite con la risoluzione 55/76, approvata il 4 dicembre 2000, in occasione del 50esimo anniversario della Convenzione del 1951 relativa allo status dei rifugiati. Lo scopo è quello di intensificare gli sforzi per prevenire e risolvere i conflitti e contribuire alla pace e alla sicurezza dei rifugiati.
I dati del rapporto Global trends
L’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati ha diffuso, come ogni anno, il rapporto Global trends dal quale emergono dati sconcertanti. Alla fine del 2019 risultavano essere in fuga 79,5 milioni di persone nel mondo, quasi il doppio rispetto al 2010, quando erano 41 milioni. 30-34 milioni sono minori, decine di migliaia dei quali non accompagnati. Il 4% sono di età pari o superiore ai 60 anni. Due terzi dei 79,5 milioni di persone in fuga nel mondo provengono da cinque Paesi: Siria, Venezuela, Afghanistan, Sud Sudan e Myanmar. Gli esodi forzati riguardano oggi più dell’1 per cento della popolazione mondiale – 1 persona su 97 – mentre continua a diminuire inesorabilmente il numero di coloro che riescono a fare ritorno a casa.
L’intervista
“Siamo testimoni di una realtà nuova che ci dimostra come gli esodi forzati, oggi, non soltanto siano largamente più diffusi, ma, inoltre, non costituiscano più un fenomeno temporaneo e a breve termine”, ha dichiarato l’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati, Filippo Grandi, ripreso da Ansa. “È necessario adottare sia un atteggiamento profondamente nuovo e aperto nei confronti di tutti coloro che fuggono, sia un impulso molto più determinato volto a risolvere conflitti che proseguono per anni e che sono alla radice di immense sofferenze“. Interris.it ha approfondito la tematica con Federico Fossi, ufficio comunicazione di Unhcr Italia.
Dal report annuale Global Trends emergono dati sconcertanti. Come è possibile che il numero di persone costrette ad esodo forzato sia aumentato così tanto?
“Nel 2019 il numero di persone costrette a fuggire nel mondo a causa di conflitti, violenze e violazioni dei diritti umani ha raggiunto un nuovo record per il settimo anno consecutivo: sono 79.5 milioni di persone, equivalenti all’1 per cento della popolazione mondiale, una persona su 97. Purtroppo è un numero in crescita costante, perché i conflitti non trovano soluzione mentre continua a diminuire il numero di coloro che riescono a fare ritorno a casa in sicurezza. Negli ultimi dieci anni questa ‘nazione invisibile’ é raddoppiata in particolare a causa delle crisi in Venezuela, nella Repubblica Democratica del Congo, nella regione del Sahel, in Yemen e in Siria, quest’ultima ormai al decimo anno di conflitto e responsabile dell’esodo di 13,2 milioni di rifugiati, richiedenti asilo e sfollati interni, più di un sesto del totale mondiale”.
Quali sono i Paesi in cui si verifica maggiormente questo fenomeno?
“I due terzi delle persone che sono state costrette ad abbandonare il proprio paese provengono da soli 5 paesi: la Siria, il Venezuela, l’Afghanistan, il Sud Sudan e Myanmar. Oltre i tre quarti dei rifugiati di tutto il mondo, inoltre, provengono da scenari di crisi a lungo termine, per esempio quella in Afghanistan, ormai entrata nel quinto decennio”.
Nel report segnalate che ci sono decine di migliaia di minori non accompagnati in fuga. Che destino si prospetta per loro?
“Il 40 per cento di coloro che sono stati costretti alla fuga hanno meno di 18 anni. I minori sono particolarmente vulnerabili, sopratutto quelli separati dalle proprie famiglie o non accompagnati. Il loro percorso di fuga per trovare sicurezza e protezione e’ costellato di rischi e abusi di ogni genere, spesso perpetrati dagli stessi trafficanti. E’ fondamentale che ai minori possano essere garantire le misure di protezione dedicate, che possano studiare e recuperare gli anni di infanzia perduta per quanto possibile”.
Quali sono le cause di questi esodi forzati?
“Guerre, persecuzioni anche su base individuale, violenza generalizzata e violazioni dei diritti umani. Ma i problemi non finiscono quando si passa il confine del proprio paese. L’80 per cento delle persone in fuga nel mondo è ospitato in Paesi o territori afflitti da insicurezza alimentare e malnutrizione grave, molti dei quali soggetti al rischio di cambiamenti climatici e catastrofi naturali”.
Volete lanciare un appello ai governi di tutto il mondo?
“La comunità internazionale deve essere più determinata negli sforzi volti alla risoluzione dei conflitti e sostenere gli Stati di accoglienza, sopratutto quei paesi in via di sviluppo che ospitano l’85 per cento dei rifugiati a livello globale. Bisogna impedire che le persone vivano per anni e anni una condizione precaria, senza avere né la possibilità di tornare a casa né la speranza di poter cominciare una nuova vita nel luogo in cui si trovano. Chiediamo un impegno più ampio agli Stati affinché garantiscano la possibilità di un ricorso più regolare a soluzioni durevoli come ad esempio il reinsediamento in paesi terzi”.