La Fase 2 è in rampa di lancio, nonostante se ne stia ancora discutendo. E non solo in seno agli scranni del Parlamento, visto il duello a distanza Stato-Regioni sulla strategia più indicata per garantire equità nella ripartenza, che ha portato ad esempio al braccio di ferro con la Calabria. Resta il fatto che, ormai in procinto di provare a saggiare la nostra capacità di convivenza con il virus, di dubbi ce ne sono ancora diversi, a cominciare dalla reale capacità di ripresa di numerose categorie professionali, costrette dall’emergenza a fermare la propria attività o, nel migliore dei casi, a rallentarla. Per chi ha proseguito, invece, potrebbe rappresentare una variabile continuare con lo smart working, naturalmente previe garanzie. Interris.it ne ha parlato con Gaetano Stella, presidente di Confrprofessioni.
Presidente Stella, in attesa dello step del 4 maggio restano ancora tanti dubbi sull’effettiva capacità del sistema produttivo di tornare a funzionare su livelli accettabili. Al netto delle imprescindibili esigenze sanitarie, sul piano dei sostegni era lecito, a questo punto, aspettarsi uno scenario diverso?
“E’ importante che le modalità di proroga non debbano scontare le procedure burocratiche che ha visto in precedenza l’attivazione della cassa integrazione, sia quella in deroga con le regioni sia quella nazionale, perché i conflitti tra Regione e Stato si sono evidenziati moltissimo, tante regioni non sono ancora riuscite a trasmettere all’Inps gli elenchi di coloro che vi erano stati messi, e la conseguenza è che anche i lavoratori del nostro settore risultano penalizzati perché non hanno potuto ricevere quanto l’Inps avrebbe dovuto erogare. C’è poi una seconda fattispecie, ed è una richiesta che avevamo inoltrato. La corresponsione della cassa integrazione è già ridotta perché non corrisponde nemmeno a circa 60% della retribuzione base sul massimale e in più sconta un’aliquota marginale, penso che l’Inps avrebbe potuto erogare una somma netta, salvo fare il conguaglio successivamente. Vista la tempistica ritardata nell’erogazione, si sarebbe potuto ovviare con una misura diversa di entità e velocità. Penso inoltre che l’Inps potrebbe erogare, e per questo abbiamo fatto una specifica richiesta, un pagamento diretto senza passare per terzi che ritardano e pongono ulteriori problemi”.
Altre criticità?
“C’è un problema di velocità dell’erogazione e di superare gli accordi sindacali: questa chiusura forzata è stata dettata da motivi di riduzione di orario e di chiusura delle attività, è disposta d’imperio da parte dello Stato per ovviare a un’emergenza sanitaria. Dovevano essere superate quelle problematiche di accordo o informazione delle parti sindacali. Questo è importante”.
A soli due giorni dall’avvio della prima fase di ripartenza c’è la sensazione che modi e tempi saranno differenti a seconda delle categorie…
“Alcune professioni che si son trovate in prima linea ad affrontare l’emergenza, erano più abituate di altre ad affrontare situazioni simili. Altre categorie, come quelle economiche, hanno dovuto continuare lavorare e, spesso, molti hanno messo il personale dipendente in smartworking, con tutte le difficoltà del caso. Io lo chiamo ‘lavoro a distanza’: avremmo preso l’abitudine a lavorare in modo diverso ma non abbiamo ancora la consapevolezza del farlo a distanza. Chi fa paghe, contabilità, si è reso conto che non è semplice farlo, specie se non si ha a disposizione la documentazione necessaria”.
Come Confprofessioni quali saranno le strategie da attuare a tutela delle professioni?
“Pensiamo che potremmo tentare, anche se abbiamo notato una minore produttività, di proseguire in lavoro in smart working per chi può farlo. Perché, in questo modo, riduciamo l’effetto mobilità, poiché nelle grandi città e nei dintorni, si utilizzano i mezzi di trasporto. E visto che ci sarà sicuramente un problema di distanziamento, chi dà una mano a garantire una minore mobilità: potrebbe essere magari incentivato lo smart working con una riduzione contributiva per le persone che sono messe a lavorare a distanza. E in questo senso presenteremo un emendamento”.