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Il fascino speciale della pioggia: pluviofilia

La pluviofilia non è una patologia, è un modo di rapportarsi ai fenomeni naturali

La pluviofilia indica l’amore per la pioggia, evento naturale sempre più raro nel mondo e nell’età contemporanea, dal quale si ottiene una sensazione di rilassamento mentale e fisico. La maggior parte della gente prova fastidio nel trovarsi in condizioni temporalesche, poiché limitanti e a rischio di malanni. Altre persone, invece, provano piacere, sviluppando la sensorialità: il tatto dell’acqua, il suono (e non il rumore) delle gocce che cadono, l’odore che si sprigiona, la vista di colori particolari (nubi, arcobaleni) e di panorami mutati. Questa filìa non è infondata, basti pensare al profumo. L’odore particolare, infatti, che si lega alla pioggia ha un nome: petricore. Gli studi hanno confermato come tale profumo fuoriesca dalle superfici di piante e terra, diffondendosi nell’aria in forma di aerosol. A ciò contribuisce anche la geosmina (misto sentore di fango e muffa) che rappresenta il classico odore, della terra, in seguito a piogge cadute dopo un periodo asciutto.

Le sensazioni sono molto personali e il quadro piovigginoso che può affascinare una persona, conducendola a riflettere e a sognare, può, invece, essere tarpante per altri. Una stabilità di tempo, continua, è impossibile per varie ragioni, inutile pretenderla, si impone più duttilità. Anziché rovinarsi l’umore, come avviene per la maggioranza delle persone, i pluviofili ne acquisiscono giovamento e puntano su un atteggiamento che tende a non farsi condizionare dal cielo grigio né dall’acqua che cade: un ombrello risolve tutto. Si tratta di una forma di pace interiore che conferisce serenità e allontana forme di stress.

Le dichiarazioni di amore verso la natura sono di diverso tipo: alcune si riferiscono a un rapporto pieno, intenso e fisico, altre a una pura contemplazione e un benessere visivo. Nel caso in questione, infatti, c’è chi non si spaventa (e non si copre eccessivamente) dinanzi a temporali di città o, più caratteristici, di mare e di montagna; altri, invece, pur essendo colpiti da questo ritmo d’acqua cadente, preferiscono guardarla per molto tempo ma al riparo e al sicuro.

La pluviofilia non è una patologia, è un modo di rapportarsi ai fenomeni naturali. Può costituire un problema se portata all’eccesso: se la persona si trovasse a suo agio solo nei giorni di pioggia e provasse grande sconforto nelle giornate di bel tempo. L’estremizzazione e un approccio poco equilibrato con la natura e l’ambiente, portano a costrizioni mentali e fisiche. In tal caso, il condizionamento, nelle attività quotidiane e nelle relazioni sociali, sarebbe enorme. Di certo, la pluviofilia non raccoglie molti consensi nei giorni sacri, dedicati dalle masse alle scampagnate, come quelli della Pasquetta, del Primo Maggio e del Ferragosto. La siccità, in crescita in Italia e nel mondo, rende gli agricoltori e la cittadinanza maggiormente sensibili a invocare l’acqua dal cielo, diventando dei “pluviofili funzionali” o d’emergenza.

Nell’estate scorsa, Papa Francesco affermò La sorella Madre Terra geme e ci implora di fermare i nostri abusi e la sua distruzione. […] Se impariamo ad ascoltarla, notiamo nella voce del creato una sorta di dissonanza. Da un lato, è un dolce canto che loda il nostro amato Creatore; dall’altro, è un grido amaro che si lamenta dei nostri maltrattamenti umani. Il dolce canto del creato ci invita a praticare una ‘spiritualità ecologica’. […] Esposti alla crisi climatica, i poveri soffrono più fortemente l’impatto di siccità, inondazioni, uragani e ondate di caldo che continuano a diventare sempre più intensi e frequenti”.

Il meteorologo Mattia Gussoni, in un articolo del 7 marzo scorso, visibile al link https://www.ilmeteo.it/notizie/meteo-siccit-unombra-pluviometrica-ci-minaccia-vediamo-cos-e-perch-in-italia-non-piove-pi-153332, chiarisce le cause della siccità degli anni recenti “Gli ultimi aggiornamenti meteo non sono affatto rosei, almeno nell’immediato, a causa di un particolare effetto: l’ombra pluviometrica. Questa dinamica è causata da una catena montuosa che funziona come un ombrello, riparando dalle precipitazioni alcune zone in particolare. In particolare le regioni nord-occidentali e anche quelle adriatiche risentono spesso di questo fenomeno perché le correnti umide prevalenti, provenendo dall’Oceano Atlantico (da ovest), si fermano al di là delle Alpi (versanti francesi e svizzeri) e degli Appennini (versante tirrenico). Di fatto si trovano davanti un muro alto oltre 4000 metri (le Alpi occidentali) che sbarra la strada a piogge e nevicate. […] Negli ultimi anni questo fenomeno si sta presentando più spesso del passato perché le perturbazioni atlantiche rimangono mediamente più alte di latitudine a causa della sempre maggior presenza dell’anticiclone africano che non permette la penetrazione decisa delle correnti e il relativo invorticamento con rotazione e conseguente miglior distribuzione delle precipitazioni. Ecco dunque servito uno dei tanti effetti dei cambiamenti climatici che stanno avendo delle conseguenze dirette anche sulle configurazioni sinottiche a livello emisferico, a causa di un aumento sempre più marcato delle temperature, dovuto alle alte concentrazioni di CO2 in atmosfera (di cui le attività umane sono le maggiori responsabili)”.

Nimbus.it, portale specializzato in meteorologia e clima, offre una serie molto approfondita, visibile al link http://www.nimbus.it/clima/2023/230112Clima2022.htm, sulla piovosità degli ultimi anni in Italia. Fra i numerosi dati, corredati da grafici e tabelle, si evidenzia quanto segue “Con un deficit complessivo del 30% rispetto al trentennio 1991-2020, il 2022 è l’anno più secco […] Il 2022 segue un gruppo di anni già fortemente deficitari cominciato nel 2015 (con l’eccezione del piovoso 2018). […] Le zone più asciutte, con meno di 400 mm annui: la Valpadana occidentale, parte delle Marche meridionali, del Tavoliere, e i settori sud-orientali di Sardegna e Sicilia. Poche le zone che hanno ricevuto oltre 1000 mm, per lo più sulle estreme Alpi orientali e sul Carso, sull’Appennino Tosco-Emiliano e sul versante tirrenico dell’Appennino meridionale, soprattutto in Campania, subissata da piogge alluvionali nel tardo autunno”.

Molti poeti si sono cimentati a descrivere le situazioni e i diversi stati d’animo che la pioggia suscita, creando spunti, paralleli e metafore di vita. Fra questi, Edmondo De Amicis (Alla pioggia) che scrive “Gorgoglia ne le piazze inaridite/lava i sobborghi/spazza la mefite/corri, schizza, ringorga, inaffia, inonda!”, Henry Wadsworth Longfellow (Giorno di pioggia) “Nella vita di ognuno di noi deve cadere un po’ di pioggia/alcuni giorni devono essere scuri e cupi”, Gabriele D’Annunzio (La pioggia nel pineto) “Non s’ode su tutta la fronda/crosciare/l’argentea pioggia che monda/il croscio che varia/secondo la fronda/più folta, men folta”/Giacomo Leopardi (La quiete dopo la tempesta) “Passata è la tempesta, odo augelli far festa”, Angiolo Silvio Novaro (Che dice la pioggerellina) “Ciò dice la pioggerellina/sui tegoli vecchi/del tetto, sui bruscoli secchi/dell’orto, sul fico e sul moro/ornati di gemmule d’oro/ciò canta, ciò dice/e il cuor che l’ascolta è felice”.

La società e la socialità sono cambiate e usano altre modalità di incontro. Fino a pochi decenni fa, i marciapiedi erano inondati di bambini e ragazzi che giocavano (mentre ora preferiscono divertirsi in casa, con amici in carne e ossa, oppure attraverso i videogiochi e il web). Per loro, l’arrivo della pioggia significava l’interruzione di infinite partite di calcio improvvisate e sicuramente non erano molto felici né pluviofili. Lo stesso concetto si può traslare agli adulti: la minor presenza all’aperto, a favore di una vita vissuta in casa, fra tv, telefono cellulare e social o a spasso nei centri commerciali, prima inesistenti, implica un minor condizionamento da parte dell’eventuale caduta di acqua dal cielo. La socialità può, quindi, continuare, protetta dalle mura di casa e dalle “cattedrali del consumo”, semmai la pioggia può incuriosire ed essere osservata dietro un vetro e una tenda appena spostata.

Amare la pioggia significa anche possedere una prospettiva duttile che riesce a cogliere, in situazioni meno comode, degli aspetti piacevoli, senza farsi condizionare nelle proprie attività e che considera, appieno, questo ulteriore aspetto della natura, così particolare e così necessario per la vita di esseri umani, animali e piante.

Il pluviofilo sa bene di essere parte di una minoranza ma non lo considera un problema poiché, in questa sua predisposizione, trova pace interiore e serenità. L’ambiente esterno, come sempre, ha la sua influenza: individui abituati o provenienti da zone di piogge frequenti, sono normalizzati a tale rapporto; al contrario, chi è poco avvezzo a tali fenomeni, può considerarli come un fastidio alla routine stabile di tutti i giorni.

Nelle discussioni sul web, riflesso di quelle dal vivo, si nota una dicotomia fra i tifosi del bel tempo e quelli del brutto tempo. Anche questo è motivo di scontro più che di confronto o di esposizione del proprio pensiero. Le diatribe, infatti, iniziano in maniera soft, poi divengono più argomentate sino a sostenere, in un crescendo “scientifico”, la propria opinione e a non sopportare, offendendola, quella altrui. La divisione sociale si riscontra anche in questo tipo di argomenti, affibbiando patenti di scarsa lucidità all'”avversario” e di piena ragione e sanità mentale a chi espone sentenziando.

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