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FarFood, l’economia circolare che aiuta l’inclusione

L'intervista di Interris.it a Marcello Bastoni, educatore impegnato nel progetto di ristorazione solidale "FarFood"

L’inclusione lavorativa delle persone con disabilità rappresenta un aspetto di fondamentale importanza per misurare l’avanzamento sociale e umano di un paese. In Italia, nonostante i tenui miglioramenti su questo versante avvenuti con l’approvazione della legge 68 del 1999 la quale parla per la prima volta di collocamento mirato delle stesse, la situazione rimane molto difficile, tanto che, secondo gli ultimi dati Istat sul tema, su 100 persone di tra i 15 e i 64 anni che, pur avendo limitazioni nelle funzioni motorie e/o sensoriali essenziali nella vita quotidiana oppure disturbi intellettivi o del comportamento, sono comunque abili al lavoro, solo 35,8 sono occupati. Oltre a ciò, un altro tema che nell’ultimo decennio sta assumendo particolare rilevanza a causa dell’aggravarsi dei fenomeni inquinanti e del correlato riscaldamento globale, è l’agricoltura solidale che, con la cosiddetta conversione green, sta dando vita a nuovi metodi di coltivazione tesi a valorizzare e preservare l’ecosistema e le produzioni a filiera corta nell’ottica del raggiungimento di un maggiore benessere collettivo.

Tecnologia

L’esperienza di FarFood

Nella Valle del Tevere, grazie all’impegno della cooperativa e impresa sociale “Il desiderio di Barbiana” è nata l’esperienza di inclusione denominata “FarFood” la quale, con i contributi della diocesi di Civita Castellana, di altre fondazioni private e attraverso la valorizzazione delle attitudini e inclinazione lavorative di persone con disabilità e l’utilizzo di prodotti biologici di alta qualità provenienti da aziende del territorio, ha dato vita ad uno speciale bistrot che conferisce ulteriore valore sociale, naturalistico e solidale al territorio nel quale è inserito. Interris.it, in merito a questo esempio di ristorazione solidale, ha intervistato Marcello Bastoni, un educatore pedagogico con un passato nella ristorazione ed ha messo al servizio della cooperativa e delle persone con fragilità la sua esperienza.

L’intervista

Come nasce il progetto “FarFood”?

“Il progetto “FarFood” nasce dall’idea della cooperativa “Il desiderio di Barbiana” e del suo capo struttura e si pone l’obiettivo di fare inserimento lavorativo e sociale dei ragazzi con svantaggio che sono sul territorio”.

Quali sono le peculiarità di FarFood e gli aspetti sui quali puntare maggiormente al livello di inclusione e valorizzazione dei prodotti del territorio?

“Noi cerchiamo di avere rapporti diretti con le aziende del territorio dalle quali prendiamo gli alimenti per il punto bistrot al fine di cercare un collegamento verso l’esterno per i ragazzi che vengono da noi. Alcuni di questi sono già stati contrattualizzati da noi e per altri faremo una connessione con le aziende del territorio”.

Quali sono i vostri auspici per il futuro riguardo alle persone che fanno parte del vostro progetto nonché per la valorizzazione del contesto naturale che vi sta attorno?

“I nostri auspici sono quelli di dare la possibilità ad ogni ragazzo, a seconda delle proprie caratteristiche, di essere sostenibile al livello lavorativo per l’azienda che poi lo ospiterà. L’obiettivo è quello di dare la possibilità ai ragazzi di farli essere molto bravi a fare almeno una cosa, in maniera tale che poi, quando gli stessi dovranno lavorare anche in altri luoghi, siano veramente utili e felici di ciò che fanno, scegliendo ad esempio qualcosa per cui gli stessi sono portati e piace loro fare. Consigliando quindi le aziende in base al bisogno che hanno per far sì che vi sia una sorta di patrimonio quanto più perfetto possibile”.

In che modo chi lo desidera può aiutare la vostra azione?

“Ci sono vari modi per aiutarci, dal 5×1000 da destinare al “Desiderio di Barbiana” e a FarFood. Ognuno poi può venirci a trovare e fare del volontariato. Ogni aiuto per noi è sempre prezioso”.

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