La fame usata come arma di guerra. L’appello del terzo settore

fame

Secondo la definizione internazionale, la fame è la condizione in cui si trova una persona che non dispone di cibo sufficiente. O che si nutre di alimenti non abbastanza ricchi di sostanze (carboidrati, grassi, proteine, vitamine, minerali e acqua). Nutrienti indispensabili per crescere e per condurre una vita attiva. Azione contro la Fame è un’organizzazione umanitaria internazionale “attiva in 51 Paesi“. E rivolge un appello ai rappresentanti dei Paesi del G7. Chiede di “agire con decisione sull’escalation di violenza che sta contribuendo al rapido aumento della fame nel mondo“. La fame nel mondo sta registrando una crescita allarmante. Un incremento direttamente collegato all’aumento del numero e dell’intensità dei conflitti armati. E al palese disprezzo del diritto umanitario internazionale da parte dei belligeranti. Le cui vittime principali sono sempre le popolazioni civili.

Fame nel mondo

Il diritto internazionale umanitario vieta esplicitamente di attaccare, distruggere, rimuovere o rendere altrimenti inutilizzabili beni essenziali per la sopravvivenza dei civili. Come cibo, campi agricoli, coltivazioni, bestiame e strutture per l’acqua potabile. Il 24 maggio di cinque anni fa, il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha adottato all’unanimità la Risoluzione 2417 sulla protezione dei civili, che riconosce il legame tra conflitto e fame e classifica l’uso della fame come arma di guerra come crimine di guerra. Da allora, tuttavia, la fame causata dai conflitti è aumentata.

Zero Hunger

Zero Hunger significa anche ridurre lo spreco e la perdita di cibo: anche qui è fondamentale la tecnologia, ma deve essere accompagnata dalle infrastrutture (di trasporto e digitali) che rendono possibile adottare sistemi innovativi e più razionali per il trasporto e la conservazione dei cibi. “Pur riconoscendo che impegni internazionali come la Risoluzione 2417 e il Patto per la prevenzione della carestia del G7 del 2021 sono passi importanti e necessari, dobbiamo constatare che non è stato fatto abbastanza per attuarli. Bisogna fare di più, e con urgenza- afferma Simone Garroni, direttore di Azione contro la Fame-. Per questo nei giorni che hanno visto i leader del G7 riuniti ad Hiroshima, città tristemente legata alla devastazione della guerra, rivolgiamo loro un appello. Perché agiscano tempestivamente e rispettino gli impegni presi. E chiediamo ai cittadini di sottoscriverlo, per dare più forza alla nostra voce”.

Cause

L’Indice Globale della Fame (o GHI, Global Hunger Index) è uno strumento statistico per la raccolta di dati sulla fame nel mondo e sulla malnutrizione nei diversi Paesi. L’Indice è stato adottato e sviluppato dall’International Food Policy Research Institute (IFPRI) che l’ha pubblicato per la prima volta nel 2006. La pubblicazione annuale dell’Indice è oggi curata dall’ONG tedesca Welthungerhilfe e dall’irlandese Concern Worldwide. Partner europei del network Alliance2015. Dal 2008 l’edizione italiana è curata da Cesvi. L’Indice classifica i Paesi lungo una scala di 100 punti, dove 0 rappresenta il miglior valore possibile (assenza di fame) e 100 il peggiore. Più alto è il valore, peggiore è lo stato nutrizionale di un Paese. Valori inferiori a 9,9 mostrano un’incidenza della fame molto bassa. Mentre tra 10 e 19,9 il valore è moderato. Valori tra 20 e 34,9 segnalano una situazione di grave fame, mentre valori tra il 35 e il 49,9 livelli allarmanti. Oltre il 50, il problema della fame è considerato estremamente allarmante.

Conflitti

La malnutrizione è causata da vari fattori, tra cui la mancanza di accesso a cibo sano, sistemi di assistenza sanitaria poveri e ambienti insalubri. Difficoltà di accesso ad acqua potabile. Le forme più estreme sono molto comuni in situazioni di povertà, conflitto, economie fragili e disastri naturali. Da qui l’appello ai grandi della terra: “Attuate la Risoluzione 2417. Sanzionate l’uso della fame come arma di guerra. Garantite alle persone l’accesso al cibo durante i conflitti. Investite nella costruzione della pace e nel proteggere i civili dall’impatto dei conflitti”. Il 24 maggio, in occasione dell’anniversario della Risoluzione Onu 2417, Azione contro la Fame pubblicherà un Report inedito sul rapporto tra guerre e fame nel mondo. Sono l’Asia meridionale e l’Africa a Sud del Sahara le regioni con i livelli di fame più elevata, i cui punteggi di GHI 2020 sono rispettivamente di 27,8 e 26.

Giacomo Galeazzi: