Non ho avuto la fortuna di conoscere Paolo Borsellino. Avrei potuto certamente incrociare una parte della sua brillante azione di magistrato se nel luglio del 1992, esattamente dieci anni prima che io nascessi, la mafia non avesse stroncato la sua vita con un orribile attentato nel corso del quale persero la vita anche i cinque agenti della sua scorta. Ma una cosa ho sempre letto sulle cronache e nei resoconti storici di quei giorni: che Paolo Borsellino, come anche Giovanni Falcone, continuano a vivere con la forza delle loro idee.
Io credo che questo sia vero: tanta parte della consapevolezza che noi giovani abbiamo del problema mafia nasce proprio dal sacrificio di questi due eroici magistrati palermitani. Insomma se noi giovani sappiamo con certezza che la mafia è un orrore e che mafia vuol dire morte, lo dobbiamo a loro, ed a tutti gli uomini e le donne che l’hanno combattuta e che hanno sacrificato il bene più prezioso della vita per questa loro battaglia. Non ho conosciuto Paolo Borsellino e penso spesso che oggi lui e Giovanni Falcone avrebbero oggi ottanta anni. Forse sarebbero stati per noi ragazzi come due nonni che vanno nelle scuole a raccontare della loro eroica battaglia contro i cattivi, ed io sarei andata sicuramente ad ascoltarli e magari avrei letto tutti i libri che nel frattempo avrebbero scritto per noi.
Senza pensare a tutto quello che ancora avrebbero potuto fare, da magistrati, prima che la loro vita venisse stroncata ad appena cinquant’anni. Bisogna cancellare la mafia perché è il male assoluto. Ed anche per tutte le occasioni che ha tolto a noi giovani di conoscere, incontrare ed amare gli uomini e le donne migliori della nostra società. Ma trovo consolazione nelle parole del nostro Presidente della Repubblica Sergio Mattarella che ieri ha scritto: “La limpida figura del giudice Borsellino – che affermava, che chi muore per la legalità, la giustizia, la liberazione dal giogo della criminalità, non muore invano – continuerà ad indicare ai magistrati, ai cittadini, ai giovani la via del coraggio, dell’intransigenza morale, della fedeltà autentica ai valori della Repubblica”.
Sono parole che sento mie e spero che possano leggerle tutti i ragazzi e le ragazze d’Italia per dire insieme il no più forte e deciso a tutte le mafie che a volte si presentano subdole, penetrano il nostro tessuto sociale e persino le mode attraverso film e serie tv che sottolineano il fascino del male invece del coraggio e del sacrificio dei buoni. Borsellino e tutti gli uomini e le donne come lui, che hanno combattuto e combattono ancora oggi, credendo che sia possibile una società migliore, forse fanno meno notizia ma l’impegno di chi condivide le stesse battaglie per la legalità deve essere quello di seminare il loro messaggio, di tenere alta l’attenzione non solo nel giorno di tristi anniversari come questi.