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La necessità di raggiungere la pace in Etiopia

Nei giorni scorsi in Etiopia si sono verificati nuovi conflitti interetnici che hanno aggravato la già precaria situazione, urge un intervento internazionale

La Repubblica Federale Democratica di Etiopia è uno Stato dell’Africa Orientale situato nel Corno d’Africa, ex colonia italiana indipendente dal 1941, avente una popolazione di 117 milioni di abitanti la cui capitale è Addis Abeba.

La recrudescenza dei conflitti interetnici

Purtroppo, a partire da novembre 2020, nel paese è in corso una guerra civile di immani proporzioni, dopo che il 4 novembre dello stesso anno l’esercito etiope ha lanciato un attacco a seguito di presunti attacchi delle forze regionali nella regione del Tigray verso le basi delle forze armate federali ivi dislocate. A seguito di questo conflitto migliaia di persone hanno perso la vita, oltre cinque milioni di persone sono state costrette a rivolgersi alle istituzioni per ricevere aiuti umanitari e due milioni di abitanti hanno dovuto abbandonare le proprie case perché distrutte dalla guerra. In questi giorni, oltre al conflitto nella regione sopra esemplificata, stanno avendo luogo dei conflitti nella Regione del Somali, in particolare nella città di Gedamaytu, i cui governanti hanno dichiarato che delle milizie vicine al governo dello Stato regionale di Afar, hanno attaccato e saccheggiato la stessa. Dopo codesti attacchi una folla di giovani etiopi residente nella città ha bloccato una delle strade di collegamento tra Afar e la capitale Addis Abeba, rischiando di fare esacerbare ulteriormente la già tesa situazione tra i confini interetnici del paese e generare una nuova ondata di profughi. Rispetto a quanto precedentemente detto è utile ricordare che, nei giorni scorsi, secondo le statistiche pubblicate dalle Nazioni Unite, circa 5,2 milioni di persone, ovvero il 90% della popolazione del Tigray, dipendono dagli aiuti umanitari internazionali che, in questo difficile frangente connotato dalla recrudescenza delle ostilità anche nella regione di Afar, giungono con difficoltà e subiscono blocchi dalle varie milizie in campo tanto che, ben 170 camion di aiuti alimentari inviati dal World Food Programme, sono rimasti bloccati per giorni nella sopraccitata regione.

La necessità di una celere pacificazione

In ultima istanza, alla luce di quanto precedentemente esemplificato, è fondamentale che le istituzioni internazionali inviino nel paese un contingente di peacekeeping con l’obiettivo di favorire celermente il processo di pacificazione nell’area e nel contempo consentire l’invio di aiuti umanitari alla popolazione civile stremata da una lunga guerra in ossequio al fulgido pensiero di Papa Giovanni Paolo II che era solito ripetere: “La pace non può regnare tra gli uomini se prima non regna nel cuore di ciascuno di loro”.

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