Soccorso in mare dei migranti, tra disperazione e speranza. Quali sono le emozioni di chi sceglie questa missione?
“I migranti, oltre a rischiare la vita in mare, spesso si trovano a vivere l’esperienza tremenda del naufragio in cui hanno perso i propri cari o hanno visto morire altri esseri umani come loro, donne, uomini, bambini. Per il contatto umano che ho con queste persone e per la fiducia che spesso ripongono in me affidando le loro storie e il loro dolore, provo enorme gratitudine. I loro sguardi ti permettono di tornare a casa e guardare le cose in modo nuovo. Dall’altro lato provo enorme rabbia, non dovrebbe esistere il soccorso in mare, le persone dovrebbero poter arrivare attraverso canali di accesso legali e sicuri, non dovrebbero rischiare in mare la loro vita. Ogni vita persa è responsabilità delle politiche europee, per questo talvolta proviamo rabbia e senso di colpa oltre che un enorme desiderio di cambiamento”.
Quali sono le storie che incontra durante interventi come quello di qualche giorno fa a Palermo?
Come è cambiato il modo di operare di medici senza frontiere?
“L’intervento di MSF in risposta al Covid-19 si estende oggi in oltre 70 paesi tra nuovi interventi per contrastare l’epidemia e l’adattamento dei progetti esistenti per prepararsi ad affrontarla. Rispondere alle emergenze è nel nostro DNA”.
Ester Russo, psicologa di Medici Senza Frontiere