Ester Russo (Msf): “Nessuno deve rischiare di perdere la propria vita in mare”

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L’emergenza Coronavirus non può far dimenticare l’altra grave emergenza di questi tempi, quella dei migranti. L’immigrazione da Paesi non-Ue verso l’Italia è sempre stata attuale negli ultimi anni e non può certamente passare in secondo piano. L’importante è tenere l’alta l’attenzione sul tema dell’accoglienza, mettendo al centro le persone, le loro storie ed i drammi che si portano alle spalle. Su questi temi Interris.it ha intervistato Ester Russo, psicologa di Medici Senza Frontiere per chiederle di raccontarci più da vicino ciò che sta accadendo in questi giorni a Palermo.

Soccorso in mare dei migranti, tra disperazione e speranza. Quali sono le emozioni di chi sceglie questa missione?

“I migranti, oltre a rischiare la vita in mare, spesso si trovano a vivere l’esperienza tremenda del naufragio in cui hanno perso i propri cari o hanno visto morire altri esseri umani come loro, donne, uomini, bambini. Per il contatto umano che ho con queste persone e per la fiducia che spesso ripongono in me affidando le loro storie e il loro dolore, provo enorme gratitudine. I loro sguardi ti permettono di tornare a casa e guardare le cose in modo nuovo. Dall’altro lato provo enorme rabbia, non dovrebbe esistere il soccorso in mare, le persone dovrebbero poter arrivare attraverso canali di accesso legali e sicuri, non dovrebbero rischiare in mare la loro vita. Ogni vita persa è responsabilità delle politiche europee, per questo talvolta proviamo rabbia e senso di colpa oltre che un enorme desiderio di cambiamento”.

Quali sono le storie che incontra durante interventi come quello di qualche giorno fa a Palermo?

“Nei giorni scorsi ho realizzato un intervento di soccorso psicologico a Crotone per 13 sopravvissuti all’esplosione di un’imbarcazione in mare che ha provocato 4 morti. Ho incontrato ragazzi, anche minori, che per giorni hanno continuato a rivivere il trauma, rivedendo le immagini dei compagni di viaggio bruciati cadere in acqua. Tra loro un ragazzo somalo, dimesso dopo 6 giorni di ricovero in ospedale. Aveva il corpo pieno di ustioni. Era disperato, non era ancora riuscito a contattare la famiglia. Il cellulare si è rotto cadendo in acqua e ha perso tutti i contatti. Grazie ai social network siamo riusciti a organizzare una chiamata con la sorella. È stata commovente. Lei dopo giorni ha saputo che il fratello era vivo e lui si è rasserenato tantissimo. Soccorsi ed emergenza coronavirus”.

Come è cambiato il modo di operare di medici senza frontiere?

“L’intervento di MSF in risposta al Covid-19 si estende oggi in oltre 70 paesi tra nuovi interventi per contrastare l’epidemia e l’adattamento dei progetti esistenti per prepararsi ad affrontarla. Rispondere alle emergenze è nel nostro DNA”.

Ester Russo, psicologa di Medici Senza Frontiere

Francesca Romana Preziosi: