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Gli eroi precari del mare

Maglietta rossa e sguardo fisso al mare: per i bagnini un lavoro stagionale e la responsabilità delle vite dei bagnanti

Domenica, luglio, mare. Gli ingredienti cui non rinuncia la maggior parte delle famiglie italiane. Chi può fa le ferie al mare, chi non può si mette in auto ed in poco tempo raggiunge una spiaggia. La fortuna di vivere in una penisola come l’Italia. Ma anche il mare può essere pericoloso.

Domenica, a Punta Marina di Ravenna, c’erano i cavalloni, le alte onde che rompono la monotonia dell’adriatico. I ragazzi, vicino riva, si divertono a provare a cavalcare le onde con i materassini. Due bambine, che chiameremo Giada e Valeria, si buttano. Giada, 11 anni, conosce il mare, fa agonismo nel vicino centro velico, mentre Valeria, 9 anni, è una nuotatrice. Mentre giocano tra gli spruzzi, a pochi metri da riva, in un attimo la corrente le trascina al largo. Valeria riesce a fatica tornare indietro e chiama i soccorsi. Giada non è lontana, due uomini si gettano in mare con un rescue can, il salvagente rosso ovale reso famoso dal famoso telefilm Baywatch. La raggiungono in fretta ma la corrente li trae in inganno e trasporta tutti e tre ancora più lontano. In men che non si dica si ritrovano oltre gli scogli, appesi all’unico salvagente, in mezzo ad onde alte due metri.

E’ qui che interviene, Baye, il bagnino che viene dal Senegal. Prende il suo moscone, il caratteristico natante rosso usato da tutti i bagnini italiani nelle operazioni di salvataggio, e si lancia contro le onde. A riva intanto si è radunata una folla di centinaia di persone che vorrebbe aiutare ma non osa sfidare il mare e si limita a tifare e a pregare. Tra non poche difficoltà Baye il bagnino raggiunge i tre e li trae in salvo sul moscone. Il mare agitato gli impedisce di tornare indietro in sicurezza, così si tiene al largo, lontano dagli scogli. La paura dura ancora qualche minuto fintanto che non arriva l’imbarcazione della capitaneria di porto che soccorre la piccola Giada e gli altri adulti per condurli al vicino porto ed accompagnarli ai controlli medici.

Quando rientra a riva con la sua imbarcazione, Baye, il bagnino venuto dal Senegal, viene accolto da un fragoroso applauso liberatorio. Il primo ad accorrere è il papà di Giada che lo stringe in un abbraccio infinito. Un’emozione pervade la folla. Poi a decine lo ringraziano, gli stringono la mano, gli fanno foto. Due agenti della Capitaneria devono intervenire a mo’ di buttafuori. Ma il sentimento di gratitudine prevale. Tutti hanno visto quella bimba che rischiava di annegare, il mare impetuoso e il coraggio di quell’uomo. Baye ha 49 anni, ma ne dimostra molti meno. E’ in Italia da 13 anni, qui si è sposato, ha 5 figli. In inverno lavora come cuoco, prima lavorava in un supermercato, cantava anche in una band musicale. «Sono otto anni che faccio il bagnino. – ci racconta – Di salvataggi ne ho fatti tanti ma quello di oggi è stato certamente il più pericoloso. Grazie a Dio non ho mai perso nessuno».

Sono gli uomini e le donne con la maglietta rossa, i bagnini, che rendono più sicuro il mare. Controllano i 3.270 km di spiagge italiane, presidiando i 7.173 stabilimenti balneari. Il servizio di salvamento, obbligatorio durante la stagione balneare, rappresenta un’eccellenza per le nostre coste ed una sicurezza per i turisti che frequentano le nostre spiagge. Secondo i dati della Guardia Costiera, cui spetta la salvaguardia della vita umana in mare, la scorsa estate sono state salvate 2.715 persone, mentre le vittime sono state 110.

Quest’anno i bagnini si sono trovati con estrema fatica. All’inizio della stagione balneare, a detta della Confcommercio, ne mancava il 40%, poi in qualche modo si è riuscito a rimediare. Ma i bagnini quest’estate sono pochi. Pare che il problema sia legato al lockdown: a causa della prolungata chiusura delle piscine, non è stato possibile rilasciare i brevetti. Altri ricordano che si tratta pur sempre di un lavoro stagionale, quindi precario, in cui si lavora 6 giorni su 7, con una paga di quasi otto euro l’ora. Eppure il loro compito è salvare vite. Come Baye, che, tornato sulla sua torretta, scruta il mare.

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