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“Pace e Speranza”. Epistolario di un “piccolo servo inutile”

Domani l'ultimo saluto nella cattedrale di Spiritualità e carità nella trascrizione delle Lettere di Fratel Biagio Conte a monsignor Michele Pennisi a cura di Anna Manno e don Giovanni Vitale

E’ un epistolario di “Pace e Speranza” quello custodito nell’archivio personale di monsignor  Michele Pennisi. E’ un tesoro di spiritualità e carità la trascrizione delle lettere di Fratel Biagio Conte all’arcivescovo emerito di Monreale a cura di Anna Manno e Don Giovanni Vitale. A partire dall’incontro con i giovani che “sono il futuro e la speranza”. “Non portate fiori in Chiesa a Fratel Biagio! Donate a un povero per strada, comprate una medicina ad un bisognoso! Grazie”. E’ l’appello della Missione di speranza e carità, la cittadella dei poveri fondata da Biagio Conte. Il missionario laico morto giovedì scorso. E i cui funerali si svolgeranno domani in cattedrale. In questi giorni sono tanti i fedeli che si recano nella camera ardente allestita nella chiesa di via Decollati per un omaggio e un saluto all'”Angelo dei poveri”.

epistolario
Foto: @vaticannews_it

Epistolario spirituale

“Chi le scrive e un piccolo servo inutile fratel Biagio, che la ringrazia sentitamente. Ma soprattutto sono tanti i poveri che la ringraziano. Per i frutti e i tanti doni che stiamo ricevendo dalla vigna del Signore Nostro Gesù Cristo – sottolinea Fratel Biagio- I fratelli accolti nella loro povertà, piantano un seme così facendo che diventa un grande albero. Che è capace di riempire la missione di tanti frutti. Nostro Vescovo Michele hai benedetto il raccolto del primo grano coltivato dalla missione. Un passo della Parola di Dio dice proprio così. ‘Benedirò tutti i suoi raccolti, sazierò di pane i suoi Poveri'(Salmo 131). Prega per noi. Capiranno i vicini e sentiranno i lontani. E stacci vicino per affrontare questa missione. E’ difficile ma ci riempie di immensa gioia e speranza nel vedere i tanti fratelli che per la società definiti incapaci, rifiuto scarto. Li vediamo invece impegnati nei tanti lavori che la terra offre“.epistolario

Piccolo servo inutile

Fratel Biagio si firma “piccolo servo inutile” E scrisse cinque anni fa: “Adesso carissimo Vescovo Michele ti devo caricare di un pensiero che nutro fortemente dentro il mio cuore. Sento insistentemente di continuare a portare la Santa Croce. In questo momento delicato della nostra sofferta società e oppressa umanità. Sento di evangelizzare, di andare incontro a chi è sfiduciato e ha perso la speranza. Ti ricordo il viaggio fatto a piedi da Palermo. Dalla Cattedrale dove mi affidai al Buon Dio con la preghiera. Poi mi recai a Monreale nel Duomo. Affinché il Volto di Gesù mi proteggesse sul lungo cammino. E come pellegrini abbiamo affidato al Santuario dedicato a Maria Santissima Addolorata al Calvario delle Croci il difficile pellegrinaggio. Sotto queste preziose Benedizioni abbiamo portato la Santa Croce per tutto il meridione d’Italia. A piedi fino a Roma a San Pietro. E all’incontro con sua Santità Papa Francesco che mi ha incoraggiato a ritornare a Palermo nella missione. Adesso sento di percorrere a piedi tutto il Settentrione d’Italia. Una tappa preziosa sarà dai terremotati. E da tutti quei cittadini, religiosi, responsabili, politici, professionisti peccatori e malavitosi. Affinché si redimano dal male fatto. E si convertano per ritornare a Dio e al nostro prossimo. Tu prega per noi affinché possiamo venire incontro ai tanti bisogni di cittadini che chiedono aiuto ai cancelli della missione”.

Pellegrinaggio

“Ho abbracciato papa Francesco come lui abbraccia tutti e mi ha tanto incoraggiato a ritornare a Palermo e alla missione che il Buon Dio mi ha affidato- racconta fratel Biagio- Carissimo Vescovo Michele non volevo più tornare a Palermo, mi ostacolano sempre nell’aiutare i poveri invece di dare ai poveri si tolgono gli spazi, le strutture; ma il Buon Dio non abbandona i suoi poveri e ha fatto giustizia. Dopo la penitenza, la preghiera, il sacrificio e l’umiliazione, ecco la risposta hanno ridato la struttura che volevano togliere e sgravate le impressionanti somme che gravavano sui poveri 20 anni di spese mai comprese e capite! Confermo che la Croce è dolorosa ma Gloriosa e tanto Gioiosa, e con te e la preziosa Chiesa di Monreale sento di condividere questa Gioia donata da Cristo Gesù, crocifisso, morto e Risorto per il Bene nostro e di tutta l’umanità.epistolario

Dignità e recupero

“È triste sapere che ancora oggi la Santa Croce: la offendono, la vogliono mettere da parte, ancor peggio la vogliono levare- scrive fratel Biagio-. Ma io invece me la porto e non la mollo a costo della vita. Ti chiedo tante preghiere e benedizioni, sostenendomi in questo momento difficile del cammino della missione; i poveri non trovano aiuto, non vengono spesso considerati ma è anche grave ostacolare, impedire chi cerca di aiutarli. È assurdo e inconcepibile togliere la speranza, quei spazi preziosi per ridare loro la dignità, recupero e reinserimento. Mi sono abbandonato alla preghiera e al digiuno affinché ci restituiscano i capannoni dell’ex Fonderia Basile: i due imprenditori hanno rinunciato al faraonico progetto restituendolo ai poveri. La giustizia terrena è fatta dagli uomini, ma mi affido al Buon Dio attendendo la giustizia Divina“.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Lettera in data 14-04-2014

Sua Eccellenza Vescovo Michele Pennisi: chi le scrive è fratel Biagio e da tutta la missione di Speranza e Carità, per augurarle una buona e Santa Pasqua a te, alla Curia e alla cittadella di Monreale. Carissimo Vescovo Michele, ho ancora forte e vivo l’incontri con te alla Curia di Monreale, per la provvidenziale Terra di Tagliavia per aiutare i poveri a sfamarsi e ad aiutarli ridando loro dignità, lavoro e reinserimento. […]
Grazie Sua Eccellenza Vescovo Michele la cittadella di Monreale è stata sempre generosa e altruista nella storia, anche nei momenti difficili ricordiamo un evento storico quando Monreale diede la terra ai profughi Albanesi, di cui oggi ne è nato un vero e proprio paese, ben integrato nel nostro; la loro cultura con la nostra, la loro lingua con la nostra lingua italiana, la loro fede con quella cristiana, questa sono i frutti dell’accoglienza, ma soprattutto della fede, della speranza e della carità. […]

 

Pace e Speranza
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