Il disagio abitativo e l’emergenza sociale ad esso correlata sono una questione seria e le ultime statistiche riportano che – in Italia – la stessa riguarda 1 milione e 475mila nuclei familiari, il 5,6% del totale. Di queste 783 mila in disagio acuto e 692 mila con disagio grave. Tale emergenza ha visto le diverse Caritas diocesane agire con varie strategie e progettualità per lenire le sofferenze conseguenti a questa problematica annosa.
L’esperienza di Pordenone
La Caritas di Concordia – Pordenone negli ultimi anni – in sinergia con la Cooperativa Sociale Nuovi Vicini di Pordenone – nell’ambito del progetto denominato “La comunità e la dimora” ha messo in atto diverse esperienze di accoglienza e integrazione, per persone in situazione di grave marginalità e disagio abitativo: l’asilo notturno La Locanda, l’accoglienza Housing First Pordenone – in collaborazione con il Servizio Sociale di Pordenone -, l’accoglienza di nuclei familiari o donne sole con figli presso alcune strutture parrocchiali. Interris.it ha intervistato Andrea Castellarin, responsabile dei progetti di abitare sociale della Cooperativa Sociale Nuovi Vicini di Pordenone nonché del progetto “La comunità e la dimora”.
L’intervista
Che obiettivi si pone il progetto “La comunità e la dimora” messo in campo dalla Caritas Diocesana di Pordenone?
“La comunità e la dimora è un progetto che è stato realizzato nel 2021, prosegue nel 2022 ed ha anche una storia precedente. Si tratta di un intervento in termini di accoglienza e integrazione, il quale è iniziato già diversi anni fa. Questo tipo di progetto rientra in un filone storico di intervento della Caritas Diocesana di Pordenone sul tema del disagio abitativo, di fatto la stessa – ormai da vent’anni – sta portando avanti sul tema casa. Tali iniziative sono state realizzate anche con la partecipazione di alcuni Enti del Terzo Settore che collaborano stabilmente con la Caritas. Quindi – il progetto La comunità e la dimora – è della Caritas Diocesana ed è realizzato dalla cooperativa sociale Nuovi Vicini. L’obiettivo di questa ultima annualità di progetto è stato di favorire la crescita della cultura dell’accoglienza e della prossimità nei confronti delle situazioni di marginalità da parte della comunità cristiana e civile. Di fatto il progetto intendeva consolidare e coordinare un sistema di risposte alla grave marginalità e povertà – già esistente, i progetti 8×1000 hanno contribuito a crearlo – con la prospettiva di sviluppare ulteriormente il sistema di accoglienza coinvolgendo le comunità, in particolare quelle parrocchiali e facendo il modo che nascessero nuove esperienze di accoglienza rispetto a quelle già esistenti con il contributo delle parrocchie e del volontariato. Negli anni – il progetto La comunità e la dimora – ha consentito di far crescere e rendere stabile una gamma diversificata di interventi ed approcci al problema casa, per cui ha contribuito alla creazione di progetti di housing first – un approccio di lavoro molto innovativo con le persone senza fissa dimora -, la creazione di un dormito sul territorio di Pordenone – un’esperienza nuova per il nostro contesto ove non esisteva qualcosa di simile, ha contribuito alla creazione di luoghi di accoglienza transitoria presso le strutture della Caritas, all’avvio di una attività di équipe di strada e recentemente ha fatto nascere presso alcune parrocchie delle piccole esperienze di accoglienza. Le parrocchie hanno messo a disposizione degli spazi nell’ambito di canoniche non più utilizzate e – grazie al supporto del progetto – ha favorito l’avvio dell’accoglienza di piccoli nuclei familiari, di donne sole o con figli in convivenza”.
Quali sono i vostri auspici per il futuro in merito al progetto che state ponendo in essere? In che modo chi lo desidera può aiutare la vostra azione?
“Il progetto, in questo momento, sta proseguendo la sua attività, in parte grazie al finanziamento dell’8×1000 della Cei che sostiene questo tipo di progettualità e la Caritas è intenzionata a continuare a lavorare su questo tipo di progetto. Quindi, in parte il progetto continua grazie a questi fondi ed in parte grazie alla collaborazione che c’è con le istituzioni pubbliche, nel senso che – molte di queste attività – vengono realizzate in compartecipazione con i servizi sociali del territorio di Pordenone. Pertanto, ci sono degli incarichi dedicati alla grave marginalità ed al disagio abitativo e, di conseguenza, tale compartecipazione di pubblico e privato, consente di proseguire su queste progettazioni. Nel prossimo futuro si avvieranno nuovi percorsi grazie al Pnrr ed ai fondi Pon; questo dovrebbe dare stabilità e prosecuzione a tale tipo di esperienze. Per coloro che volessero sostenere il progetto, il fatto di poter devolvere l’8×1000 alla Chiesa Cattolica consente proprio la realizzazione di questo tipo di progettazioni. In questo momento, la cooperativa Nuovi Vicini, la quale è appunto il soggetto che realizza questi progetti per la Caritas Diocesana sta facendo una campagna di donazione del 5×1000 a favore dell’housing first, il quale è proprio un’azione particolare di questo progetto e prevede l’inserimento stabile – in abitazioni singole o in convivenza – di persone con un disagio abitativo cronico”.