Emi e Simonetta: ascoltare per integrare

Logo Interris - Emi e Simonetta: ascoltare per integrare

Logo INTERRIS in sostituzione per l'articolo: Emi e Simonetta: ascoltare per integrare

Emi Rehana Ferdous. Si chiama così la protagonista della storia e dell’iniziativa che questo articolo vuole provare a raccontarvi. Una storia in cui volontariato, diritti, accoglienza e integrazione si intrecciano.

L’avventura di Emi inizia nel 2017, quando, animata dalla sua vocazione finalizzata all’aiuto del prossimo, insieme alla sua amica Simonetta Pirazzini, decide di dare vita ad un progetto: il “Centro Orientamento ed Educazione Preventiva”, a Bologna. Questo ha l’obiettivo di fornire un servizio di ascolto e orientamento totalmente gratuito per gli immigrati che dovessero riscontrare difficoltà di ogni genere sul territorio bolognese. “Abbiamo riscontrato che, quando un immigrato arriva in Italia, accusa inevitabilmente una serie di difficoltà che spesso impediscono, o rallentano, una corretta e lineare integrazione nella società” spiega la stessa Emi. L’obiettivo del loro centro di ascolto è dunque quello di fornire agli immigrati gli strumenti giusti per affrontare con serenità un’integrazione progressiva e senza intoppi. Ma da dove nasce questa iniziativa?

Il contesto

La città metropolitana di Bologna conta oltre 115mila stranieri residenti (secondo i dati ISTAT del Rapporto Immigrazione 2015 IDOS). Come sappiamo, una delle dinamiche sociali, politiche e umane che più caratterizzano la storia contemporanea sono le migrazioni, un fenomeno diventato di fortissima attualità e che occupa ormai da anni il centro del dibattito pubblico e politico. Soprattutto nel nostro Paese, l’Italia, che, da circa vent’anni a questa parte, sta facendo sempre più esperienza di (più o meno) sostenuti flussi d’immigrazione.

Molti tendono ad “osservare” questo fenomeno con superficialità, limitandosi ai soliti slogan, molto convenienti, ma per nulla risolutivi, e volgendosi completamente dall’altra parte quando si tratta di analizzare la vibrante realtà, la vita vera e le difficoltà che le centinaia di migliaia di persone immigrate sono spesso costrette a sperimentare ogni giorno nel nostro Paese.

Purtroppo, gli episodi di razzismo e di discriminazione verso gli immigrati sono costanti e frequenti in Italia, provocati da pregiudizi ingiustificabili e sospinti da una retorica di odio e violenza, anche in rete. Questo clima di tensione rende inevitabilmente molto più difficile l’inclusione, e causa conseguenti contesti di emarginazione e povertà, che a loro volta possono sfociare in episodi di criminalità, la quale torna ad alimentare i pregiudizi: un circolo vizioso che sembra impossibile da spezzare.

Una possibile soluzione da percorrere per porre fine a questa spirale negativa è costituita dal processo di integrazione. Processo che si dimostra essere, il più delle volte, non in grado di costruire legami forti, duraturi e inclusivi tra le varie minoranze di immigrati e la società italiana, invischiato com’è dai lunghi tempi della burocrazia e dalla inestricabile confusione che si crea a livello amministrativo, incomprensibile ai più.

Il centro di ascolto

È proprio in questo contesto che si inserisce l’attività del centro di ascolto di Emi e Simonetta. La loro è la risposta della società civile a chi chiede una maggiore efficacia dal punto di vista amministrativo e burocratico nel contesto di un processo di integrazione che in Italia si rivela in tutte le sue falle.

Un primo grande ostacolo che il Centro ha riscontrato consiste nella mancanza di informazione, che impedisce un accesso rapido ed efficace ai servizi necessari per un inserimento produttivo e positivo. Spesso, gli immigrati, al loro arrivo, ricevono informazioni poco chiare, frammentarie, a volte non corrette e/o non in tempo utile; talvolta vengono anche indotti a rivolgersi a privati non autorizzati e non competenti, che chiedono in cambio denaro e che non contribuiscono alla soluzione. “Vogliamo riuscire ad evitare tutto questo e ad orientare ogni singola persona che si rivolge a noi affinché riesca, con il nostro aiuto, a trovare la giusta strada da percorrere per ottenere quello di cui ha bisogno in quel momento, sia questo un permesso di soggiorno, un visto per il lavoro, la documentazione per iscrivere i figli a scuola, portare a buon fine, sotto ogni punto di vista, i ricongiungimenti famigliari e molto altro” racconta Emi.

La loro attività rappresenta un punto di riferimento a cui rivolgersi anche per i problemi di vita quotidiana, per conoscere i propri diritti e doveri, per trovare risposte immediate e efficaci a titolo gratuito, in definitiva per inserirsi e iniziare a partecipare proattivamente alla vita della comunità.

Un altro tipo di aiuto e sostegno che il Centro fornisce consiste in un vero e proprio “ascolto” anche delle necessità meno superficiali delle persone.

“Il nostro progetto si pone, infatti, anche l’obiettivo di cercare di comprendere i problemi più celati e nascosti attraverso il nostro sistema di ascolto, consulenza e orientamento preventivo, basato su incontri frontali a uno a uno. L’individuo o la famiglia che si rivolge a noi può inoltre contare su una stretta collaborazione con la scuola di lingua Penny Witton, gestita interamente da volontari, che insegnano loro l’italiano e li guidano in questo modo verso una maggiore autonomia e indipendenza.”

Emi fa notare, inoltre, come anche la formazione degli insegnanti-volontari sia fondamentale: “Appena imparano a parlare italiano, le prime cose che gli immigrati raccontano sono le proprie storie, le tragedie che hanno vissuto sulla loro pelle, i loro problemi personali. Sta ai volontari riuscire a comprendere subito le loro necessità più profonde, in relazione a ciò che le loro vicende trasmettono, e questo è un compito molto delicato. Perciò ci occupiamo di fornire anche una formazione completa ai nostri volontari in questo senso, affinché possano riuscire ad instaurare con i nostri assistiti il giusto livello di confidenza reciproca, che aiuta, tra l’altro, anche nell’apprendimento.”

Un progetto in crescita

Uomini, donne, famiglie, immigrati di seconda generazione: ad oggi sono decine, forse centinaia le persone che Emi e Simonetta hanno già aiutato, e molte saranno in futuro quelle che continueranno ad aiutare presso la Parrocchia di Santa Rita a Bologna, in via Giuseppe Massarenti 418, dove ha sede il centro di ascolto. Emi racconta che “dal 2017, quando è nato, il progetto è andato avanti come servizio di volontariato, mentre da febbraio 2020 riceve il sostegno dell’associazione bolognese Pace Adesso. Quest’anno, tra gennaio e luglio abbiamo aiutato concretamente circa 27 famiglie e 10/15 singoli individui, complessivamente tra le 50 e le 60 persone. Tra fine marzo e luglio abbiamo registrato il picco delle richieste di aiuto, dovute anche ad un intensificarsi delle dinamiche conseguenti alla pandemia. Durante il lockdown abbiamo comunque continuato il nostro servizio, seppur, per qualche settimana, in modalità telefonica, poi ci è stato concesso di riaprire e riprendere a pieno regime la nostra attività.”

Questa esperienza di volontariato diretta, nata spontaneamente in seno ad una grande comunità, in risposta ai disagi di quelle persone che purtroppo finiscono per abitare gli spazi più emarginati della società, ci dimostra quanto sia importante mettersi in gioco per arrivare dove lo Stato non riesce ad arrivare.

La fiducia, la speranza e la forza di volontà che Emi trasmette, unita alla sua competenza, si traduce direttamente in un impatto positivo su tutti coloro che entrano in contatto con il Centro di Ascolto e di conseguenza sulla comunità intera. Ciò contribuisce, almeno in parte, ad una vera integrazione per tutti, all’interno di una società che diventa così più giusta ed equa.

Giacomo Gardoni: