Elogio della fragilità: l’amicizia come supporto e salvezza

Fragile è il contrario di forte: a prima vista i due termini sembrano opposti e inconciliabili. La vicenda narrata prende le mosse quando internet non c'era e le informazioni transitavano solo attraverso il dialogo

fragilità
Foto di InspiredImages da Pixabay
La fragilità come valore e ponte di dialogo tra le generazioni. Fragile è il contrario di forte. A prima vista i due termini sembrano opposti e inconciliabili. “Ma è proprio vero che chi è fragile è destinato a soccombere? Siamo certi che la fragilità sia una condanna?”, si chiede il medico e scrittore Roberto Gramiccia. A questi interrogativi cerca risposta il libro “Elogio della fragilità”. Lo scrittore narra i dolori, ma tesse anche le lodi e rivela le risorse della fragilità a partire da alcune vicende della sua vita privata e professionale. Da esse prende le mosse l’elaborazione di una personale teoria della fragilità. È la fragilità che spinge al conflitto e arma la rivolta. Ispira il poeta, guida il pittore e consiglia il filosofo. Ma oggi incombe una minaccia: la rassegnazione. Che trasforma la fragilità in accidia, crea la schiavitù e le condizioni ideali per la schiavizzazione. Ecco perché è giunto il tempo di trasformare la “volontà di potenza” del sistema che ci domina nella “potenza della volontà” di convertire la fragilità in forza creativa e rivoluzionaria. “Non cesseremo di essere fragili, ma almeno, per come è possibile, torneremo liberi“, afferma il dottor Gramiccia.
adolescenza
Foto di Ria Sopala da Pixabay

Vicinanza

Dio è “sempre vicino” ai transgender e li ama. “Egli cammina con noi, anche nel caso in cui fossimo peccatori. Lui ci ama come siamo». Papa Francesco ha rassicurato così un ragazzo lombardo di nome Giona mentre gli confidava di essere stato lacerato a lungo tra la sua fede e la sua identità sessuale, incapace di riuscire a conciliare queste due dimensioni. Da una parte il Catechismo della Chiesa cattolica con i suoi paletti, tra cui quello di non ammettere rapporti sessuali tra gay, dall’altra l’evidente amore per un suo coetaneo. “Il Signore non ha schifo di nessuno di noi. Anche nel caso in cui noi fossimo peccatori, lui si avvicina per aiutarci”, ha detto papa Francesco a un giovane disabile transessuale in un podcast prodotto da Vatican News. Nel podcast sono raccolte le testimonianze audio di alcuni ragazzi con esperienze di vita complesse e papa Francesco chiosa le singole situazioni. “Mi sentivo strattonato dalla dicotomia tra fede e identità transgender, entrambe braccia di uno stesso corpo, il mio”, racconta Giona, che viene definito “disabile, omosessuale, transgender, credente” e racconta la sua vicenda. “Giona”, commenta Bergoglio al microfono del “Popecast”: “Ho ascoltato la tua storia, il tuo cammino. Tu già sai quello che ti dirò adesso: il Signore sempre cammina con noi, sempre. Il Signore non ha schifo di nessuno di noi. Anche nel caso in cui noi fossimo peccatori, lui si avvicina per aiutarci. Il Signore non ha schifo delle nostre realtà, ci ama come siamo. E questo è l’amore pazzo di Dio… noi siamo come il profeta, un po’ testardi, e non vogliamo credere l’amore di Dio e quella testardaggine ci chiude. Dio ci ama come siamo, Dio ci accarezza sempre. Dio è padre, madre, fratello, tutto per noi. E capire questo è difficile, ma lui ci ama come siamo. Non arrenderti. Avanti!”.
Papa
Foto di Coronel Gonorrea su Unsplash

Aiuto

La fragilità ci rende umani – insegna Papa Francesco-. Guai alle persone che non si sentono fragili. Sono dure, dittatoriali. Guardarsi allo specchio da soli non sempre aiuta, perché uno può camuffare l’immagine. Invece, guardare allo specchio con l’aiuto di un altro è importante, perché l’altro ti dice la verità, e così ti aiuta”. Con queste parole a braccio il Papa ha introdotto la catechesi sul discernimento, pronunciata in Aula Paolo VI e dedicata all’accompagnamento spirituale. “Importante anzitutto per la conoscenza di sé, che abbiamo visto essere una condizione indispensabile per il discernimento. È importante farsi conoscere, senza timore di condividere gli aspetti più fragili, dove ci scopriamo più sensibili, deboli o timorosi di essere giudicati”, esorta Francesco. Aggiunge il Pontefice: “Farsi conoscere, manifestare se stesso a una persona che ci accompagna nel cammino della vita. La fragilità è, in realtà, la nostra vera ricchezza – noi siamo ricchi in fragilità, tutti – che dobbiamo imparare a rispettare e ad accogliere, perché, quando viene offerta a Dio, ci rende capaci di tenerezza, di misericordia, di amore”.
fragilità
Foto di Duy Pham su Unsplash

Fragilità come valore

“Guai alle persone che non si sentono fragili: sono dure, dittatoriali”, il monito a braccio di Francesco: “invece le persone che con umiltà riconoscono le fragilità sono più misericordiose con gli altri”. “La fragilità ci rende umani”, ha sintetizzato il Papa: “Non a caso, la prima delle tre tentazioni di Gesù nel deserto – quella legata alla fame – cerca di rubarci la fragilità, presentandocela come un male di cui sbarazzarsi, un impedimento a essere come Dio. E invece è il nostro tesoro più prezioso. Infatti Dio, per renderci simili a Lui, ha voluto condividere fino in fondo proprio la nostra fragilità. Dio ha condiviso fino in fondo la nostra fragilità”. La fragilità come stile di vita nella quotidianità, dunque. Testimoniato anche nella narrativa. “Questa storia me la sono portata dietro tutta la vita fino a che ho avuto l’ardire di pensare che potesse diventare un romanzo”. Così Serena Bortone ha raccontato la genesi del suo romanzo d’esordio “A te vicino così dolce” (Rizzoli), presentandolo al Maxxi di Roma. La scrittrice – nota al grande pubblico televisivo come conduttrice di diversi programmi Rai, da “Agorà” su Rai3 a “Oggi è un altro giorno” su Rai1 fino all’attuale “Chesarà” su Rai3 – racconta la storia di una grande amicizia adolescenziale. Dove i sentimenti prevalgono su tutto, tra complicità, tradimenti e colpi di scena. Per restituire il ritratto di una generazione “che non è mai stata così libera come le hanno fatto credere“. Una vicenda che prende le mosse alla fine degli anni Ottanta, quando internet non c’era e le informazioni transitavano solo attraverso le chiacchiere o i libri. Le protagoniste, Serena e Vittoria, sono inseparabili, condividono tutto dall’infanzia. Per entrambe l’amicizia reciproca è salvezza e supporto rispetto al senso di inadeguatezza verso una società soffocante.
fragilità
Foto di Marco Bianchetti su Unsplash

Amicizia come salvezza

Un’estate, nella vita di Vittoria, compare Paolo, si innamorano, ma sarà Serena che avrà il compito difficile di scoprire la verità su di lui (e cioè che il ragazzo è un transgender). In una contrapposizione tra vittime e carnefici che scardinerà ogni certezza. Il primo colpo di scena del romanzo (“che ne contiene molti altri”, assicura l’autrice) è una rivelazione che arriva alla protagonista dalla madre: “Ad un certo punto arrivò mia madre dicendo che il ragazzo di Vittoria era una donna. All’epoca l’identità di genere non si sapeva cosa fosse. Paolo era una ragazza che stava facendo la transizione di genere”, ha raccontato l’autrice che attraverso quell’evento, allora sconvolgente, indagherà sul dolore, l’amore e l’amicizia per arrivare alla conclusione che “giudicare è un esercizio di viltà”. A fare gli onori di casa alla presentazione, nell’ambito della rassegna “Libri al Maxxi”, è stato il presidente della Fondazione Maxxi, Alessandro Giuli, che ha avuto parole di grande elogio per il romanzo. “Questo è un libro che sottrae ore di sonno. Serena Bortone ha compiuto un atto temerario perché scrivere un romanzo è da pazzi, a meno che non si non abbia una capacità straordinaria o una grande storia da raccontare. Ma Serena ha entrambe: in questo libro c’è la storia di una generazione – ha detto – ed è raccontata con ironia, autoironia e capacità di essere sinceri“.
Foto @ Unsplash

Dialogo

A dialogare con l’autrice sul romanzo, davanti ad una platea pieni di volti noti della Rai e del mondo culturale romano, sono stati lo scrittore Nicola Lagioia e l’attrice Sabrina Ferilli che ha letto alcuni brani del libro. “Questo è un romanzo di formazione, di perdita, un romanzo generazionale senza essere nel genere. Racconta una storia del passato che lancia un grande sasso nel presente“, ha detto fra l’altro lo scrittore. E proprio sull’attualità dei temi affrontati dal romanzo è intervenuta anche Sabrina Ferilli: “Non credo che oggi, rispetto al pregiudizio si stia molto meglio che negli anni ’80. Alcuni argomenti non sono più tabù ma ancora si fatica a comprendere che il rispetto per il diverso da noi non è di una parte o dell’altra”.