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Disparità e divisioni, ecco perché le elezioni in Angola tengono l’Africa con il fiato sospeso

Un angolano su due vive in povertà e oltre il 50% degli "under 25" è disoccupato. Il voto del 24 agosto nel martoriato paese africano incide sulla geopolitica e sugli equilibri economici del continente

Il voto in Angola è molto più di una questione nazionale. Sul tavolo ci sono importanti equilibri economici e geopolitici del continente. Tra sanguinose divisioni, fame, disparità e persecuzioni religiose. La turbolenta nazione dell’Africa australe è  un sistema di potere bloccato da mezzo secolo. Province ribelli e risorse petrolifere impediscono di spegnere i riflettori internazionali sull’Angola. Un angolano su due vive in povertà. E oltre il 50% degli “under 25” è disoccupato.Angola

Voto in Angola

Gli angolani, dunque, si recano alle urne la prossima settimana. In quello che si preannuncia come una situazione molto tesa. Nello stallo tra un partito al potere da quasi cinque decenni. E un’opposizione che esercita un crescente fascino su una gioventù frustrata e impoverita. Il partito MPLA è guidato da João Lourenço dal 2017. E governa il paese da quando è diventato indipendente dal Portogallo nel 1975. L’Angola è il secondo produttore di petrolio dell’Africa. Ma ora il partito di opposizione di lunga data “Unita” è più forte che mai. Mentre cresce la rabbia per le mancanze del governo nel convertire le vaste ricchezze petrolifere in migliori condizioni di vita per tutti.Angola

Sos squilibri sociali

L’ Angola è una delle nazioni più diseguali del mondo. La popolazione eleggerà il 24 agosto un nuovo presidente e i parlamentari. Si tratta delle quinte elezioni multipartitiche dalla prima consultazione del 1992. Metà degli angolani vive in povertà. E  più della metà dei giovani sotto i 25 anni sono disoccupati. Una situazione di gravissima crisi che il partito sfidante “Unita” spera di capitalizzare. Promettendo un cambio di regime. La metà degli elettori ha meno di 35 anni. Un sondaggio Afrobarometro fotografa l’escalation di angolani favorevoli a partito “Unita”. La formazione politica è guidata dal carismatico leader Adalberto Costa Júnior. I suoi consensi sono aumentati al 22% rispetto al 13% del 2019. Pur restando ancora sette punti dietro al Mpla. Quasi la metà degli elettori è indecisa.

Volatilità e imprevedibilità

“Senza dubbio, questa elezione è la più tesa dal 1992”, spiega Ricardo Soares de Oliveira. Aggiunge il ricercatore dell’Università di Oxford. “C’è un’enorme quantità di volatilità e imprevedibilità. Il partito al potere ha molta paura“. L’attenzione è centrata su Lourenço. Scelto dal suo predecessore José Eduardo dos Santos quando si è dimesso nel 2017 dopo aver governato l’Angola per 38 anni. Lourenço si è impegnato a combattere la corruzione. E a rilanciare l’economia in un momento di crisi dovuto al crollo del prezzo del petrolio iniziato nel 2014. Ha indagato sulla corruzione durante l’era dos Santos. Prendendo di mira i figli dell’ex leader. Nel tentativo di recuperare miliardi di dollari di entrate sottratte. Una mossa con un chiaro intento. Finalizzata “guadagnare un po’ di legittimità popolare“, sottolinea il professor Justin Pearce. Docente emerito di storia all’Università sudafricana di Stellenbosch.

Effetto Ucraina

Lourenço ha anche firmato un accordo con il Fondo monetario internazionale. E ha migliorato i legami con l’Occidente. Per riposizionare l’Angola come destinazione affidabile per gli investimenti. Ma ha dovuto affrontare l’emergenza Covid. E il calo dei prezzi del petrolio. Oltre all’impatto dell’invasione russa dell’Ucraina. “Le questioni che riguardano direttamente la gente non sono state risolte”, evidenzia il professor Jon Schubert. Docente di antropologia all’Università di Basilea. “Il costo della vita è molto alto. E gli stipendi valgono un terzo rispetto a sei anni fa”, aggiunge. L’Angola è uscita nel 2002 da una guerra civile durata 27 anni tra i governativi di Mpla e gli oppositori di “Unita” nel 2002. Soares de Oliveira, però, è convinto che i giovani non danno molta importanza alle travagliate vicende passate. Le nuove generazioni sono più preoccupate per i problemi economici. Ciò aumenta il rischio di proteste violente. Soprattutto se ritengono che la loro voce non sia stata ascoltata. Un rapporto dell’Istituto per gli studi sulla sicurezza ha messo in guardia l’establishment. Se la vittoria dell’Mpla verrà percepita come fraudolenta è alto il pericolo di disordini su larga scala.

 

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