Dare aiuto ai bambini poveri, ammalati, emarginati e senza istruzione è fondamentale per garantire a tutti un futuro migliore e più equo. In particolare, secondo i dati recentemente diffusi, in Italia, oltre il 12% dei minori di 18 anni, si trova in povertà assoluta. Significa che oltre 1,2 milioni di giovani vive in una famiglia che non può permettersi le spese minime per condurre uno stile di vita accettabile. Di questi, mezzo milione abita nel mezzogiorno. Quasi sempre, il disagio economico si traduce in divario educativo.
L’azione di Fondazione Mission Bambini
Nella città di Milano, agli albori degli anni 2000, grazie all’iniziativa dell’Ingegnere Goffredo Modena, ha preso vita la Fondazione Mission Bambini, inizialmente denominata “aiutare i bambini”. Attualmente, in oltre vent’anni di attività, la Fondazione, ha aiutato più di 1,4 milioni di bambini complessivamente, attraverso 1.700 progetti in 75 Paesi, Italia compresa. Interris.it, in merito a questa opera di altruismo, ha intervistato Alex Gusella, Communications Project Editor di Fondazione Mission Bambini.
L’intervista
Come nasce e che obiettivi ha Fondazione Mission Bambini?
“La Fondazione Mission Bambini nasce nel 2000 con l’obiettivo di aiutare i bambini poveri e in difficoltà, in Italia e nel mondo. Nel corso degli anni ci siamo concentrati su due ambiti di intervento, quello dell’educazione, sia in Italia che all’estero, per garantire opportunità educative di qualità ai bambini nella fascia d’età da 0 a 16 anni. L’altro ambito di intervento è quello della salute che realizziamo principalmente all’estero, dove ci occupiamo principalmente di cardiopatie infantili.”
Quali sono i vostri progetti più rappresentativi?
“In riguardo all’ambito salute – estero, sicuramente “Cuore di Bimbi”, un progetto che abbiamo avviato nel 2005 e ci ha permesso di salvare la vita a 2403 bambini, nati con una cardiopatia in un paese dove non possono essere curati. Quindi, interveniamo attraverso il progetto con tre modalità. La prima consiste nel recarci all’estero con delle missioni di medici volontari ad operare i bambini. Ogni missione dura dieci giorni e consente di operare dieci bambini. Purtroppo, a causa della pandemia, abbiamo dovuto sospendere le missioni negli ultimi due anni ma, a maggio 2022, siamo riusciti a riprenderle, recandoci in Uganda. Tali missioni, possono essere realizzate nei paesi che hanno delle strutture ospedaliere sufficientemente attrezzate e spesso non capita. Le cardiopatie congenite, specie quelle più complesse, sono difficili da operare, quindi servono medici altamente specializzati. In alcuni paesi, ad esempio, ci sono le strutture adatte, ma i medici riescono ad operare solo le cardiopatie più semplici. In questo caso, ci rechiamo sul posto con i nostri medici, tutti volontari, principalmente italiani, ma anche spagnoli, inglesi e, negli anni passati, statunitensi. Andiamo a operare i bambini nei paesi dov’è necessario, ad esempio in Uganda, Zambia, Myanmar e Eritrea. L’aspetto molto interessante di tale progetto, a medio/lungo termine, è mettere i medici locali in condizione di operare in autonomia. In particolare, durante le missioni, sono previste delle sessioni di formazione a beneficio dei medici locali. Oltre a ciò, abbiamo previsto un programma di borse di studio per il quale, alcuni medici stranieri, vengono a formarsi per un anno, presso degli ospedali italiani e, in qualità di fondazione, ne copriamo i costi. Vogliamo implementare tale aspetto e, in questo periodo, ossia l’anno accademico 2022/2023, saranno ben tre le borse di studio che sosterremo a beneficio di altrettanti medici provenienti da Uganda, Albania e Ucraina, i quali verranno formati negli ospedali Niguarda di Milano, Regina Margherita di Torino e Bambin Gesù a Roma. Ciò fa capire l’importanza che la formazione riveste per noi.”
Quali sono le altre due modalità di intervento del progetto “Cuore di Bimbi”?
“Le altre due modalità in cui si esemplifica il progetto sono di portare i bambini in Italia, qualora all’estero non vi siano le strutture ospedaliere adeguatamente attrezzate per eseguire gli interventi di cardiochirurgia pediatrica. In Albania, ad esempio, collaboriamo con un ambulatorio nel quale i bambini vengono visitati ma, per eseguire l’operazione, devono essere portati in Italia o in Romania. In tali casi, contribuiamo al viaggio del bambino e dell’accompagnatore, in genere la mamma, che si recano in Italia per un periodo di tempo variabile, in genere circa un mese. La terza linea di intervento è quella di dare sostegno agli ospedali locali adeguatamente attrezzati e hanno il personale medico per realizzare tali interventi complessi. In questo caso, copriamo il costo dell’operazione per le famiglie più povere, ad esempio in Nepal, oppure doniamo alle strutture sanitarie locali, gli strumenti e i macchinari necessari per realizzare gli interventi di chirurgia pediatrica. Ogni anno, si stima che, nel mondo, nascono circa un milione di bambini affetti da una cardiopatia congenita e, noi stimiamo che, per l’80% di loro, ci siano poche possibilità di cura, proprio perché nascono in paesi non attrezzati adeguatamente per curare questo tipo di patologie che, con il passare degli anni, compromettono lo sviluppo psicofisico del bambino, fino alla morte. Quindi, gli interventi che riusciamo a realizzare grazie al progetto, sono salva vita.”
In quale ambito opera “Fondazione Mission Bambini” in Italia?
“In Italia siamo attivi nell’ambito dell’educazione nella fascia 0 – 6 anni per giungere ai ragazzi fino ai 16 anni. Ci sono poi delle attività rivolte ai giovani Neet, ossia coloro che non studiano e non lavorano. Nella fascia di età da 0 a 6 anni abbiamo un’esperienza di oltre 15 anni nel sostegno ai servizi educativi della prima infanzia. Quest’anno abbiamo deciso di lanciare un progetto che si chiama “Scintilla”, nel quale valorizziamo le partnership più importanti e belle realizzate negli anni sul territorio italiano e, le iniziative educative sostenute, diventano “Stelle Mission Bambini”, per garantire servizi educativi di qualità ai bambini della fascia d’età 0 – 6 anni, attraverso un sostegno continuativo nel tempo. Nel corso di quest’anno, abbiamo avviato quattro “Stelle Mission Bambini” con partner che operano sul territorio da anni. Con l’obiettivo di valorizzare tali partner, quest’anno, abbiamo dato vita al progetto “Scintilla” che, ad oggi, coinvolge 200 bambini in quattro città, Sesto San Giovanni (Mi), Bari nel quartiere Libertà, Napoli nella zona Bagnoli – Fuorigrotta e a Catania nel quartiere Librino. La nostra idea è di intervenire nei quartieri periferici, dove è forte l’incidenza della povertà sia materiale che educativa. In Italia, purtroppo, oltre 1 milione e 400 mila minori, vivono in condizione di povertà assoluta. Intervenendo in questi contesti dando delle opportunità nella fascia 0 – 6 anni, si permetterà loro di affrontare la fascia dell’obbligo scolastico con maggiori risorse e quindi maggior successo. In particolare, attraverso “Scintilla”, si intercettano anche le famiglie, rafforzando così il lavoro fatto al nido e alla scuola dell’infanzia, attraverso una serie di attività che coinvolgono i genitori e rafforzano le loro competenze educative. Crediamo che, in questo modo, si possa fare la differenza per il futuro di molti bambini, svincolandoli da ciò che rischia di diventare un circolo vizioso tra povertà educativa e materiale.”
Quali sono i vostri desideri per il futuro? In che modo, chi lo desidera, può aiutare la vostra azione?
“Gli obiettivi per il futuro sono di continuare su questa strada, rafforzare ulteriormente gli interventi educativi in Italia e all’estero, in quanto ci sono molti paesi dove, l’accesso all’istruzione, non è garantito. In particolare, abbiamo attivato, venti progetti educativi anche all’estero e sostanzialmente garantiamo l’accesso all’istruzione a circa quattro mila bambini e ragazzi ogni anno in diversi paesi. Porteremo avanti quest’impegno in materia educativa sia in Italia che all’estero, concentrandoci in particolare sulla fascia 0 – 6, ma anche sulla collaborazione con le scuole, cercando di fare dei progetti di durata pluriennale, come il “Progetto Stringhe”. In prospettiva vedo un maggiore sforzo nella fascia 0 – 6 anni e una ulteriore collaborazione con le scuole, al fine di aiutare i bambini che vivono in contesti più penalizzati. In riguardo al progetto “Cuore di Bimbi”, continueremo con le nostre missioni e con la formazione. Per aiutarci posso consigliare di visitare il nostro sito e vedere le diverse modalità di sostegno possibili li descritte.”