“Educare per il domani”: un convegno sul futuro della scuola “sostenibile”

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Alla vigilia della riapertura della scuola, anche quest’anno piena di interrogativi, torna nel borgo umbro di Todi Educare per il Domani. Si tratta di un appuntamento nazionale ideato dall’associazione di genitori Articolo 26 sui temi della scuola e dell’educazione. E’ rivolto a famiglie, educatori e studenti, con il patrocinio della Camera e del Senato della Repubblica.

I temi del 2021

Tanti i temi trattati per interrogarsi sulla società post Covid che attende i nostri giovani e tanti gli ospiti di altissimo livello: dal presidente Istat, Gian Carlo Blangiardo, al pedagogista Giorgio Chiosso, alla sociologa Luisa Ribolzi a Charles Glenn, docente emerito della Boston University ed esperto mondiale di scuola, che parteciperà in diretta dagli Stati Uniti, e tanti altri ospiti ancora.

Ospite d’onore e madrina dell’evento sarà la bellissima e bravissima Giusy Buscemi, attrice e giovane mamma, interprete di fiction di successo come A un passo dal cielo e Doc 2, prossimamente sugli schermi della Rai.

Quest’anno l’appuntamento – che si svolgerà negli spazi del teatro comunale di Todi – ospiterà un “evento nell’evento”. In occasione del settecentenario della morte di Dante, infatti, chiuderà la giornata Franco Nembrini, saggista e educatore, celebre per i suoi scritti e le sue interpretazioni della Divina Commedia. Proporrà un emozionante viaggio in compagnia di un Dante unico, capace di parlare ancora in modo vibrante e attuale agli uomini, giovani e meno giovani, del ventunesimo secolo.

Abbiamo intervistato Chiara Iannarelli, vice presidente di Articolo 26m sul Convegno di quest’anno.

Su che cosa è incentrato quest’anno il convegno di Articolo 26 Educare per il domani? Perché è stato scelto questo tema?

“Il tema scelto per quest’anno èUna scuola sostenibile, una scuola che sostiene’. Il concetto della sostenibilità è sempre più usato qualche volta abusato. Ma quasi mai ci si chiede quale potrebbe essere un modello di scuola e quali sono i principi di riferimento per una scuola sostenibile. Quindi dopo aver aperto con il presidente Istat Blangiardo che dimostrerà che una società che non investe su natalità e famiglia non ha futuro, e non lo hanno soprattutto quella parte di giovani che dovrebbero essere per costituzione la leva della formazione e del progresso di una società. Non solo una scuola che la società possa  sostenere come investimento di costi ed energie (per la scuola pubblica oggi ci sono enormi investimenti del PIL ma con risultati gravemente insoddisfacenti), ma una scuola che possa aiutare la societàsvilupparsi al meglio dal punto di vista socioculturale ed economico, affinché tutto il sistema Italia possa rispondere alle sfide della complessità attuale. Ma come genitori e cittadini vogliamo porre al centro soprattutto la passione per il bene più profondo dei nostri giovani”.

Con la pandemia il mondo della formazione ha subìto una vera e propria rivoluzione. Questo è un bene o un male?

“In questi due anni il ricorso prima in emergenza, poi sempre più organizzato alla didattica a distanza ha posto delle questioni ineludibili e complesse, a cui non è facile né opportuno rispondere con posizioni nette favorevoli o contrarie. Se la Dad ha permesso di tamponare in parte il rischio di una interruzione totale della scuola, è vero anche che ha mostrato tutti i suoi insuperabili limiti. Non solo quelli oggettivi – l’ inadeguatezza della rete, la situazione di indigenza di molte famiglie che si è acclarata nel paese, i ritardi nelle dotazioni dei devices. Ma soprattutto quelli essenziali: i nostri ragazzi hanno sofferto della mancanza di relazioni autentiche, con danni anche gravissimi fino all’ aumento dei casi di autolesionismo e quelli di suicidio.Per questo la Dad ha denunciato due realtà. In primis che lì dove i docenti non erano stati in grado di costruire relazioni autentiche in presenza, questo si è acuito con la distanza. In secondo luogo che una relazione educativa forte è il presupposto indispensabile di ogni vero apprendimento. Ricordiamo che questi due anni di Dad hanno portato ad un livello tragico  di dispersione scolastica soprattutto al sud Chi recupererà questi ragazzi dal disagio o dalla criminalità?”.

In un mondo in cui l’istituto della famiglia è minato alle sue basi, ha ancora senso oggi parlare di alleanza educativa tra scuola e famiglia? 

“Spesso rileggo questa affermazione di Vaclav Havel: ‘La speranza non ha niente a che vedere con l’ottimismo. Non è la convinzione che qualcosa andrà bene, ma la certezza che qualcosa ha senso’. E’ evidente al senso comune che la presenza attiva dei genitori nell’ educazione e la collaborazione con la scuola è foriera di vantaggi e benessere. Guardiamo  poi cosa è successo nella pandemia: è stato chiaro che senza la famiglie – che hanno fatto peripezie coniugando smart working e l’ assistenza  scolastica anche a più figli – la scuola semplicemente non potrebbe farsi. Questo elemento giaàva letto in positivo come stimolo e occasione ad implementare gli sforzi in questo senso, da parte di famiglie, scuole e istituzioni. Ma che siano sforzi concreti e non enunciazioni retoriche sul Patto educativo scuola famiglia. Le associazioni di genitori della scuola sono un mezzo concreto e in molti paesi sono sostenute e finanziate. Noi ci siamo per fare la nostra parte e far crescere questa realtà nel nostro paese”.

I protagonisti dell’edizione 2020

Oggi si ha l’impressione che i giovani non abbiano bisogno di educatori, perché imparano tutto da sé tramite il web. Quali sono invece le agenzie educative più rilevanti e operative?

“Questo si collega al tema dell’alleanza scuola famiglia. Prima la scuola era un riferimento certo insieme alla famiglia, mentre oggi subisce una drammatica perdita di autorevolezza e la concorrenza di altre presenze e iniziative educative come i social che incidono sulla mentalità e sulla cultura dei giovani.
Oggi serve più che mai un’alleanza per la scuola tra tutte le componenti sociali, in primis con la famiglia perché la scuola è l’unico luogo dove si veicolano tutte le relazioni importanti: quelle con i coetanei, con i docenti e con i contenuti del sapere e della cultura e la qualità di queste relazioni è un fattore fondamentale di prevenzione di tante forme di disagio giovanile. Ma soprattutto c’è bisogno di educatori degni di questo nome. Modelli capaci di costruire relazioni significative e mostrare ai ragazzi – al di là e attraverso i contenuti didattici – quale è l’essenziale dell’ insegnamento. O quali sono oggi i motivi di senso e gli ideali in grado di dare motivo non solo allo studio, ma alla vita stessa. Risposte che non possono ricevere dai social, che seguono le leggi globali del profitto e delle manipolazione delle masse. Soprattutto in questo tempo di pandemia, abbiamo il dovere di testimoniare ai giovani che la vita ha senso anche al di là del Covid e non possiamo cedere al pessimismo o ad un grigio cinismo”.

In quali prospettive crede Articolo 26 per una scuola funzionale ed efficace?

“Quando pensiamo al bene dei nostri figli e al futuro di una società, pensiamo prima di tutto a come dare loro la migliore educazione possibile e quando parliamo di successo formativo intendiamo due cose precise: la valorizzazione massima di ciascuno – per le sue attitudini e aspirazioni – e la possibilità di rendere questo utile per la comunità. I genitori poi vorrebbero poter scegliere la scuola migliore per i propri figli, perché sono i responsabili del loro bene e quindi del tipo di educazione che ricevono anche al di fuori della famiglia e la libertà educativa dei genitori è un diritto fondamentale riconosciuto dalla dichiarazione dei diritti dell’ uomo”.

E allora: c’ è un modello di scuola che garantisce una scuola di qualità e il successo formativo e che tutela di diritto di scelta dei genitori?

“Sì, il modello esiste e come dimostrano gli studi e le esperienze a livello internazionale è quello che realizza il pluralismo educativo e che si oppone ai modelli con una scuola centralizzata, uniforme e standardizzata dove per intendersi lo Stato ha il monopolio dell’istruzione. Come quello che abbiamo in Italia…”.

Mariangela Musolino: