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Ecuador, campagna Avsi per i migranti. Emergenza umanitaria

"Miglioriamo la qualità della vita di 65000 migranti venezuelani rispondendo ai bisogni primari come l’accesso ai servizi di assistenza sanitaria, la sicurezza alimentare e la protezione", spiegano gli operatori dell'associazione benefica

Appello dell’Avsi per l’emergenza umanitaria in Ecuador. “Siamo impegnati a migliorare la qualità della vita di 65000 migranti venezuelani. Rispondendo ai bisogni primari come l’accesso ai servizi di assistenza sanitaria. La sicurezza alimentare. E la protezione”, spiega l’associazione benefica. Avsi è un’organizzazione non profit che realizza progetti di cooperazione allo sviluppo e aiuto umanitario in 40 paesi, inclusa l’Italia. “Lavoriamo per un mondo in cui ogni persona sia protagonista dello sviluppo integrale suo e della sua comunità. Anche in contesti di emergenza”, sottolinea Yubari Valero, rappresentante di Avsi in Ecuador. Secondo gli studi dell’UNHCR, l’82% delle persone migranti ritiene che affronterebbero rischi se dovessero tornare nel loro Paese. Ecco i principali rischi di un ritorno: l’insicurezza, la paura dei gruppi armati. La violenza generalizzata. Le difficoltà nel trovare un lavoro. E di conseguenza, garantire a sé e alla propria famiglia cibo, cure, alloggio dignitoso. È per questo che milioni di persone hanno lasciato il Venezuela. Ad oggi mezzo milione ha trovato rifugio in Ecuador. Tuttavia, la situazione economica e sociale di questo Paese non offre condizioni di vita dignitose.

Ecuador
archivio Image / Cronaca / Juan Guaido’ / foto Imago/Image

Allarme Ecuador

Yubari Valero, rappresentante di Avsi in Ecuador, descrive “la situazione del nostro Paese che si trova in stato di emergenza”. In particolare “la tensione sociale che da anni è latente nel Paese è esplosa tre settimane fa. Con episodi di violenza e disordini sociali allarmanti”. In seguito a quanto successo l’8 gennaio il presidente Daniel Noboa ha sospeso le attività accademiche, commerciali e lavorative. Sono in corso operazioni delle forze armate in tutto il Paese. Per tentare di ristabilire l’ordine, in particolare nelle carceri. “Per garantire la massima sicurezza al momento tutto lo staff di Avsi in Ecuador lavora da remoto. Rimanendo in contatto costantemente con le famiglie coinvolte nei nostri progetti. E con i bambini sostenuti a distanza – racconta Yubari Valero-. Questo nuovo contesto di emergenza sta accentuando la crisi che l’Ecuador si trova ad affrontare da anni”.

Ecuador
Foto di Johann Walter Bantz su Unsplash

Soglia della povertà

Il 25% della popolazione, infatti, vive sotto la soglia di povertà in un clima sociale teso a causa della criminalità e del narcotraffico. Una comunità fragile che fatica a tutelare anche mezzo milione di migranti venezuelani. Persone che “scappando da un’altra crisi, si trovano esposti a numerosi rischi. Soprattutto e bambini e adolescenti non accompagnati“, puntualizza Yubari Valero. Che prosegue: “In questi giorni difficili la nostra presenza accanto alle persone più vulnerabili acquisisce ancora più importanza. Non c’è pace senza sviluppo. E’ fondamentale ogni aiuto ai nostri progetti. Insieme possiamo favorire una convivenza pacifica. E creare nuove opportunità lavorative. Per consentire alle persone più vulnerabili di essere protagoniste del proprio sviluppo e di quello della loro comunità”. La crisi politica e socioeconomica in Venezuela sta avendo gravi ripercussioni sui cittadini. Costretti a fare i conti con iperinflazione. Penuria alimentare. Focolai di epidemie. Mancanza di servizi di base. Oltre tre milioni di persone hanno lasciato il Venezuela in meno di un decennio.

Stallo politico

L’Unione europea ritiene che le elezioni presidenziali del maggio 2018 in Venezuela non siano state né libere, né eque, né credibili. E siano quindi prive di legittimità democratica. E che il paese abbia urgente bisogno di un governo che rappresenti per davvero la volontà del popolo venezuelano. L’Ue è fermamente convinta che una soluzione democratica pacifica e inclusiva sia l’unica via d’uscita sostenibile dall’attuale situazione di stallo politico. E dalla grave crisi sociale da esso provocata. Per contribuire a far nascere un processo politico e pacifico, nel gennaio 2019 l’Ue ha istituito un gruppo di contatto internazionale composto di paesi europei e latinoamericani. Dal novembre 2017 sono inoltre in vigore sanzioni mirate dell’Ue. Allo scopo di indurre un cambiamento e sostenere soluzioni democratiche condivise. Dal 2016 l’Ue ha stanziato oltre 60 milioni di euro per rispondere ai bisogni urgenti dei cittadini colpiti dalla crisi.

Foto di Christian Lue su Unsplash

Crisi

Le esportazioni di petrolio sono sempre state il motore dell’economia venezuelana. E rappresentavano circa il 95% dei proventi delle esportazioni. Con il crollo dei prezzi del petrolio nel 2014, il paese è entrato in una profonda crisi socioeconomica che non fa che peggiorare. Con gravi ripercussioni sui cittadini venezuelani che hanno assistito al tracollo del sistema sanitario e del sistema di istruzione nazionali. La crisi sta causando penuria di cibo, malnutrizione e focolai di epidemie. Dal 2015, più di tre milioni di venezuelani hanno lasciato il paese. È la più grande ondata migratoria dell’America latina. Dal 2016, l’Ue ha impegnato 62,6 milioni di euro. L’obiettivo è aiutare i cittadini del Venezuela in patria e nei paesi vicini. Il 5 febbraio 2019 la Commissione ha stanziato 5 milioni di euro in assistenza umanitaria per aiutare i più bisognosi. Il 4 dicembre 2018 la Commissione ha impegnato altri 20 milioni di euro. Per rispondere ai bisogni urgenti delle persone colpite dalla crisi socioeconomica in Venezuela. Nel giugno 2018 la Commissione ha stanziato ulteriori 35,1 milioni di euro. In aiuti di emergenza e assistenza allo sviluppo. A sostegno dei venezuelani e dei paesi della regione più colpiti da questa crisi.

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