E’ stato avviato a Firenze un innovativo progetto green. Punta a realizzare la missione che papa Francesco affida all’economia circolare. Cioè ridurre. Riutilizzare. Riciclare. In linea con l’obiettivo di consumo sostenibile. E con i modelli di sviluppo e produzione promossi dall’Onu. “le tradizioni religiose hanno sempre presentato la sobrietà. Come componente-chiave di uno stile di vita etico e responsabile“, sottolinea il Pontefice. E aggiunge: “Salvaguardare la casa comune è un percorso ecumenico“. Un’esigenza portata evidenziata ulteriormente dalla pandemia. “Nessuno si salva da solo“, sostiene Jorge Mario Bergoglio. E’ rivolto, quindi, all’umanità intera l’appello a “pensare e agire come membri di una casa comune”.
Percorso circolare
Parte con i primi 30 “campioni” del riuso e della transizione ecologica. E’ la missione del Patto per l’economia circolare. Soggetti pubblici e privati hanno aderito al Patto lanciato dal comune di Firenze. Una rete per l’attività strategica e operativa. Con l’obiettivo di traghettare la comunità verso l’economia circolare. Portando avanti progetti condivisi. In tema di riduzione dei rifiuti e degli sprechi. Riuso. Riparazione dei beni. Cultura ambientale sostenibile. Riciclo.
Plastic free
Il patto arriva a seguito del Piano d’azione per una Firenze Plastic Free. Il progetto, approvato dall’amministrazione comunale, si articola in varie tappe. Prevede entro il 2021 il divieto di commercializzare posate e piatti. Realizzati con materiali non sostenibili. Viene organizzata, inoltre, la raccolta delle bottiglie di plastica monouso. Favorendo la restituzione dietro cauzione. Firenze, poi, accelera il proprio impegno per la raccolta differenziata. Gradualmente, entro il 2024, si arriverà al 55% di riciclo dei materiali. Con una raccolta differenziata di oltre il 70%.
Impatto economico
E’ sempre più rilevante l’impatto economico della filiera italiana del riciclo della plastica. Mattia Cai e Gian Domenico Savio hanno realizzato il primo studio sul recupero in Italia. Un quadro completo dei flussi di materie plastiche. Delle problematiche con le quali gli operatori devono fare i conti. Dei contributi che i processi di recupero e riciclo offrono. Per la creazione di ricchezza. Occupazione. E innovazione tecnologica. “Imballaggi e altri manufatti di plastica sono onnipresenti nel mondo contemporaneo- spiegano gli esperti-. Le attività di recupero e di riciclo contribuiscono alla difesa dell’ambiente. Facendo sì che le materie plastiche non si trasformino in rifiuti da smaltire. Ma rappresentino ancora un’importante risorsa da sfruttare. Una volta terminata la loro vita utile”.
Flussi
E’ necessario tracciare un quadro completo dei flussi di materie plastiche nell’ economia italiana. Della loro composizione in termini di diverse tipologie di prodotti e di polimeri. E della destinazione dei rifiuti a cui danno luogo. Oltreché dei materiali frutto del loro riciclo. Sono numerose le problematiche di natura economica. Con le quali gli operatori della filiera del riciclo devono fare i conti. A partire dalle dinamiche di prezzo. E dalla interazione con i mercati delle materie prime vergini e dei rifiuti. E’ rilevante il contributo allo sviluppo dell’economia italiana. I processi di recupero e riciclo della plastica, infatti, incidono molto.
Riciclatori autonomi
L’impatto economico, quindi, è notevole. “Dal punto di vista della creazione di ricchezza e occupazione. Dello stimolo all’innovazione tecnologica. Del contenimento dell’impatto sull’ambiente dei nostri consumi– precisano Cai e Savio-. Soprattutto vanno considerate le materie plastiche che diventano rifiuti. Nell’ambito di attività commerciali e industriali. La gestione dei rifiuti plastici di provenienza industriale è affidata quasi interamente all’iniziativa di imprese private. Diversamente da quanto avviene per i rifiuti solidi urbani. Che derivando dai consumi domestici sono oggetto delle raccolte differenziate“. Quasi la metà dei quantitativi di plastica avviati al riciclo ogni anno in Italia è riconducibile all’attività dei riciclatori autonomi. Eppure l’importanza del fenomeno è spesso poco apprezzata. A causa della scarsa disponibilità di dati che ne documentino l’entità.