Il calo demografico minaccia l’economia. Testimonianze

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L’economia è minacciata dall’inverno demografico dei paesi più industrializzati.  L’andamento demografico da maglia nera dell’Italia, sempre meno figli e una popolazione anziana che aumenta. E’ l’analisi di Antonello Maruotti, ordinario di Statistica all’università Lumsa. Ciò “avrà un peso determinante sul welfare. Ma soprattutto sulla sostenibilità del Servizio sanitario nazionale. Quello che oggi conosciamo non reggerà all’impatto. Sarà necessario il contributo dell’assistenza complementare che dovrà sopperire alle carenze del Ssn- spiega il professor Maruotti-. Già adesso è la sanità è in difficoltà con le liste d’attesa. E in futuro dovrà aumentare i servizi del 30-40%. Per dare una risposta ad una popolazione prevalentemente anziana, si spera in buona salute, ma con malattie croniche“. Nel 2050, è la previsione, ogni 100 giovani avremo 300 anziani. Dal 9 al 10 maggio si terranno a Roma gli Stati generali della natalità. “Recentemente abbiamo pubblicato una ricerca sull’impatto delle spese sanitarie delle famiglie quando nel nucleo c’è un over 75 – afferma Maruotti – Esce un quadro molto allarmate. Chi ha un anziano a casa ha il 50% di rischio in più di andare incontro a ‘spese catastrofiche’ rispetto – a parità di tutte le altre condizioni – di chi non ne ha. Vuol dire che una fetta importante delle spese mensili per curarsi, al netto di quelle alimentari, vanno sull’assistenza sanitaria“.

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Economia-demografia

Prosegue lo statistico della Lumsa: “C’è anche un altro dato, il rischio d’impoverimento di queste famiglie che, spendendo di più ‘out of pocket’ per le cure potrebbero scendere sotto la soglia di povertà e questo poi porta a cambiare le abitudini alimentari con evidenti ripercussioni sulla qualità della vita e sul rischio di ammalarsi”. C’è poi anche un altro fronte. “Andiamo a vedere l’indice di diseguaglianza generazionale: secondo dati Oecd, per ogni euro in welfare per i giovani ne diamo 7 per gli anziani, questo non fa che aumentare il divario tra generazioni“, avverte il professor Maruotti. Come si dovrebbe intervenire per rimettere in equilibrio il sistema? “Con un welfare più forte, l’assegno unico per i figli indipendente dall’Isee – risponde l’esperto – mettere i giovani in condizioni di fare i figli aiutandoli con asili nido, flessibilità al lavoro. I miei colleghi in Norvegia e in Germania fanno figli, mentre qui in Italia è sempre più difficile. L’Italia sta vivendo un declino demografico. E non possiamo far finta che questo non avrà, anzi già ha, un effetto sull’economia e la società”.

Il Papa agli Stati Generali della Natalità a Roma. Foto: Vatican News

Negli Usa

Il calo demografiche ha pesanti conseguenze sull’economia anche negli Usa. Il tasso di natalità è di nuovo in calo negli Stati Uniti. Secondo gli ultimi dati del Centers for Disease Control and Prevention, l’ente federale che si occupa del controllo e della prevenzione delle malattie, nel 2023 sono nati poco meno di 3,6 milioni di bambini, circa 76 mila in meno rispetto all’anno precedente. Si tratta del livello più basso dal 1979. Le nascite erano cominciate a salire dopo il 2020, secondo gli esperti si è trattato di gravidanze temporaneamente rinviate durante i primi mesi della pandemia. Nicholas Mark, ricercatore della University of Wisconsin, sostiene che i numeri del 2023 indicano che il balzo in avanti è finito e che si è ritornati al trend precedente. Il tasso di natalità è calato anche tra le donne al di sotto dei 40 anni e secondo Mark non si tratta solo di un rinvio della gravidanza. Il calo ha riguardato tutti i gruppi etnici e razziali. Il 5% in meno per le donne indiano americane, il 4% per le afroamericane, il 3% per le bianche, il 2% per le asiatiche. L’unico aumento, dell’1%, si è registrato tra le ispaniche.

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In Giappone

In meno di 30 anni circa il 40% delle municipalità giapponesi potrebbe scomparire a causa del calo sempre più accentuato tra la popolazione delle donne in età fertile. Lo rivela uno studio dell’Istituto nazionale di ricerca sulla popolazione e la protezione sociale. Segnalando che in 744 dei 1.729 comuni giapponesi si prevede che la percentuale di donne tra i 20 e i 39 anni diminuisca di oltre il 50% tra il 2020 e il 2050. Una tale flessione, prosegue il rapporto, porterebbe a un forte calo delle nascite. Causando un’inarrestabile diminuzione della popolazione e l’eventuale scomparsa delle stesse municipalità. Secondo la ricerca, la maggior parte delle municipalità con i decrementi più alti stimati delle donne in età fertile sono i villaggi e le città in aree rurali e avverte che la tendenza al calo della natalità su scala nazionale non è mutata. Sebbene rispetto al precedente rapporto del 2014 si sia registrato un miglioramento dovuto alla crescita dei residenti stranieri. I dati ufficiali indicano che nel 2023 in Giappone il numero dei nuovi nati è sceso del 5,1%, al minimo storico rispetto all’anno precedente, a quota 758.630. Un fattore che considerati i decessi ha provocato una riduzione della popolazione di quasi 832mila unità, il margine più ampio mai registrato. L’Istituto nazionale di ricerca l’anno scorso ha stimato che il numero di nascite si sarebbe assestato sotto i 760.000 a partire dal 2035. Una dinamica che invece è stata anticipata di oltre 10 anni.

Giacomo Galeazzi: