Il vescovo spagnolo mons. José Ignacio Munilla, già vescovo di Palencia e di San Sebastian e attualmente vescovo di Orihuela–Alicante (nel sud della Spagna) ha radunato i suoi ragazzi per parlare loro dell’ecologia integrale ribadendo i principi dell’antropologia cristiana e citando la Laudato Si’ di Papa Francesco.
Ecologia, amicizia e misericordia
Ecologia, amicizia sociale e misericordia. Questi i tre temi scelti dal comitato organizzatore della GMG per le tre giornate di catechesi svolte durante la settimana di preparazione alla veglia con papa Francesco a Lisbona. Si tratta di tre temi molto cari al Papa, temi-chiave del pontificato del papa argentino. Francesco ha infatti puntato molto sul tema della misericordia al quale ha dedicato il giubileo straordinario del 2015 due anni dopo la sua elezione al soglio pontificio, mentre ai temi dell’ecologia e dell’amicizia (o fraternità) ha dedicato due importanti encicliche: Laudato Si’ e Fratelli Tutti.
Ai vescovi accompagnatori dei pellegrini è stato dunque affidato il compito di predicare sui temi scelti dall’organizzazione per incoraggiare i giovani e offrire loro gli strumenti necessari per comprendere la portata di questi tre temi. Per questo mons. José Ignacio Munilla, già vescovo di Palencia e di San Sebastian e attualmente vescovo di Orihuela–Alicante (nel sud della Spagna, vicino Valencia) ha radunato i suoi ragazzi per parlare loro dell’ecologia integrale.
Munilla: il vescovo che parla ai giovani
È necessario sapere che José Ignacio Munilla (si pronuncia “Muniglia”), nato nel 1961 e nominato vescovo nel 2006 da Benedetto XVI a soli 44 anni, è un personaggio pubblico molto conosciuto in patria grazie al suo programma radiofonico trasmesso su Radio Maria e intitolato Sexto Continente e alla sua presenza sui social, in particolare su YouTube dove vengono caricate omelie, catechesi e incontri formativi coi giovani. Il vescovo è noto soprattutto per la sua capacità di parlare ai giovani e per la sua determinazione e coraggio nello smontare e combattere i miti del pensiero unico difendendo le ragioni di Dio, la Chiesa e l’uomo tramite articoli, libri e partecipando a dibattiti culturali. Nel 2009 si è pubblicamente esposto per denunciare la legge sull’aborto accusando la sinistra spagnola di “legittimare la legge della giungla” e di considerare un diritto quello che è un “massacro degli innocenti”. Per queste sue dichiarazioni gran parte della stampa mainstream lo ha accusato più volte di estremismo.
Ecologia integrale e antropologia cristiana
Affrontando il tema dell’ecologia, Munilla non ha incentrato la catechesi sulle fonti di energia rinnovabili, sul carbone fossile o sul fotovoltaico ma ha voluto allargare l’orizzonte mettendo in guardia da un’ecologia che, dimenticando l’uomo, diventa mera ideologia. Non ha neanche offerto ai giovani una serie di norme morali per una vita ecosostenibile (o eco–friendly) come riciclare la plastica, fare la raccolta differenziata o mangiare meno carne, preferendo evitare di impartire una lezione di moralismo ecologico (o “ecomoralismo”) oggi tanto di moda.
Insistendo sul termine “integrale” Munilla ha dichiarato che una visione cristiana dell’ecologia non può non tenere in considerazione la fede nella Creazione come atto libero frutto dell’amore di Dio e l’uomo come culmine del creato. Eliminare l’uomo dal discorso ecologico, o considerarlo una delle diverse parti in questione, fa dell’ecologia una ideologia. Esiste – afferma il vescovo – “una ecologia buona e una ecologia cattiva, che è ideologia, che cerca di togliere il posto a Dio e si presenta come una nuova religione”. È dunque necessario – e quanto mai urgente – imparare a distinguere per non lasciarsi ingannare. Ideologica è quella ecologia che considera l’uomo colpevole di ogni male: dall’esaurimento delle risorse del pianeta alla produzione di Co2 in eccesso fino al cambiamento climatico.
Esiste inoltre una “gerarchia di dignità tra le creature”. “Non è la stessa cosa la dignità di una pietra che la tua dignità”, ha spiegato ai giovani. Per questo il rapporto con gli animali (che vanno certamente rispettati) non può essere lo stesso rapporto che si ha con gli esseri umani” ha detto citando la pratica sempre più comune di portare i cagnolini a spasso nei passeggini. Purtroppo oggi – ha affermato Munilla – “ci sono persone che difendono con la loro vita le balene ma sono favorevoli all’aborto”.
L’uomo culmine della creazione e interlocutore di Dio.
Il vescovo ha proseguito citando il salmo 8 per affermare che “la natura è riflesso della bellezza e dell’amore di Dio” ma “non è a immagine e somiglianza di Dio”. Solo nell’uomo infatti Dio ha iscritto una “somiglianza con Dio che fa di noi suoi interlocutori”. “Le balene – ha spiegato con un esempio – sono il riflesso della bellezza di Dio ma non sono interlocutori di Dio” né hanno la possibilità di accedere ad un rapporto di amicizia con Lui.
Dio ha creato per amore il mondo visibile e quello invisibile, così come recita il Credo. Per questo la visione ecologica cristiana non può dimenticare l’esistenza dell’anima, immortale e creata direttamente da Dio, una fede che il pensiero moderno (così come una visione ideologica dell’ecologia) nega. Il rispetto del creato nasce nell’uomo per amore, per amore a Dio e alla sua opera e per amore al prossimo, alle generazioni future ai più bisognosi. Munilla ha citato la sua infanzia, tempi in cui per il principio di austerità (richiamato anche da papa Francesco nella Laudato Si’) non si sprecava il cibo, i vestiti si condividevano e gli oggetti si riparavano. L’attuale consumismo spinge invece l’uomo a diventare un consumatore seriale che “vive per consumare”. Per questo, afferma “il consumismo corrompe l’anima”.
Dure le parole del vescovo spagnolo contro l’ideologia gender oggi dilagante nella società. L’ecologismo nasconde infatti una “flagrante contraddizione”: mentre “insiste molto sul rispetto nei confronti della natura denunciando il transgenico (OGM, organismi geneticamente modificati) allo stesso tempo promulga il transgender, cioè che un uomo possa cambiare genere sessuale e diventare donna e viceversa”. “Il primo atto di rispetto verso l’ecologia dobbiamo averlo col nostro corpo”. Accettare il nostro corpo è riconoscere che Dio lo ha creato per amore e, nel crearlo non si è sbagliato”. “Nessuno nasce in un corpo sbagliato” ha affermato mons. Munilla citando un noto libro che denuncia l’ideologia “queer” (pubblicato nel 2022) che ha fatto molto discutere in Spagna. “Viviamo in una società in cui si dubita della verità ma non dei propri sentimenti, mentre sarebbe logico dubitare dei propri sentimenti ma non della verità”. “Tutto ciò è ridicolo e dobbiamo avere la capacità di dirlo davanti al mondo: la vera ecologia deve essere INTEGRALE”.
“Nel contesto dell’ecologia integrale è importante saper riconoscere le proprie ferite affettive”. “Tutti ci portiamo dentro delle ferite affettive e queste ferite vanno riconosciute, identificate, accompagnate, sanate – se è la volontà di Dio –, accettate, ma non possono diventare dei diritti. Tutto ciò forma parte dell’ecologia integrale” perché “Crediamo che Dio ha creato tutto con bontà. Dio non si sbaglia. Ha un disegno previdente nei confronti tutti noi. Ci guarda e si sorprende della bellezza che ha seminato in noi che siamo il culmine della creazione”.
In questo modo Munilla raccoglie (senza citarlo) la sfida di papa Benedetto XVI che vedeva (in un modo che oggi possiamo definire profetico) l’ideologia di genere come “la prossima grande sfida che la Chiesa dovrà affrontare”, come la forma di “ribellione definitiva contro Dio Creatore”.
Allo stesso tempo il vescovo spagnolo cita letteralmente papa Francesco leggendo ai giovani un paragrafo del numero 155 dell’enciclica Laudato Si’: «L’accettazione del proprio corpo come dono di Dio è necessaria per accogliere e accettare il mondo intero come dono del Padre e casa comune; invece una logica di dominio sul proprio corpo si trasforma in una logica a volte sottile di dominio sul creato. Imparare ad accogliere il proprio corpo, ad averne cura e a rispettare i suoi significati è essenziale per una vera ecologia umana. Anche apprezzare il proprio corpo nella sua femminilità o mascolinità è necessario per poter riconoscere sé stessi nell’incontro con l’altro diverso da sé. In tal modo è possibile accettare con gioia il dono specifico dell’altro o dell’altra, opera di Dio creatore, e arricchirsi reciprocamente. Pertanto, non è sano un atteggiamento che pretenda di “cancellare la differenza sessuale perché non sa più confrontarsi con essa”»
I circa duecento giovani presenti alla catechesi in “religioso silenzio” (interrotto solo da un applauso nel sentire dal vescovo che “nessuno nasce in un corpo sbagliato”), hanno risposto con un lungo applauso di ringraziamento. Come era da aspettarsi la catechesi ha creato un grande rumore dall’altro lato della penisola iberica: numerosi giornali spagnoli hanno accusato mons. Munilla (già preso di mira in altre occasioni e considerato dal mainstream un “pericolo pubblico”) di trasmettere ai suoi giovani discorsi di “odio transfobico”, di intolleranza e di aver attaccato frontalmente la comunità LGBT. Ciò non sorprenderà né intimidirà di certo il vescovo spagnolo, abituato a parlare con franchezza ai giovani per annunciare le verità della fede sapendo di creare scompiglio e di attirare verso di sé l’odio di chi si sente spogliato e imbarazzato di fronte alla verità.