Sono ancora molti i settori che in Italia guardano con paura al proprio futuro. Quando termineranno i sussidi statali, tra settembre ed ottobre (a meno di una riedizione della cassa integrazione), le imprese cominceranno a licenziare. Agli Stati Generali di Villa Pamphili si è fatto più volte riferimento al tema culturale: aumento delle risorse da destinare alla ricerca, ai dottorati di studio, alla formazione dei giovani. Una categoria che nelle scorse settimane ha protestato nelle piazze di Milano, Roma e Napoli è stata quella delle guide turistiche che, a causa del lockdown dovuto al Coronavirus, ha “perso i mesi più importanti, quelli dell’alta stagione” come afferma ad Interris.it Laura David, guida turistica di Roma. Le richieste dell’ordine al governo sono: un fondo economico per il turismo, misure specifiche, concordate con i rappresentanti di categoria, sostegno economico fino alla ripresa dell’attività come indennità mensile per partita IVA e il prolungamento senza interruzione per gli operatori in cooperativa, possibilità di rateizzare in due anni senza interessi i pagamenti di tutti i tributi e contributi dovuti nel 2020, una strategia seria ed efficace per riportare velocemente l’Italia ad essere competitiva sul mercato internazionale.
Lei dove svolge le sue attività?
“Io svolgo le mie visite guidate all’aperto come le passeggiate ai Fori Imperiali di notte, dal Campidoglio al Colosseo, una camminata per le piazze barocche dove sorgono stupende fontane. Ma anche la passeggiata della memoria: dall’Isola Tiberina al Ghetto Ebraico dove si possono guardare quei luoghi, teatro del rastrellamento degli ebrei romani nell’ottobre del 1943. Al momento mi sto dedicando proprio a queste passeggiate perché è molto problematico svolgere visite interne ai musei. Ma Roma è comunque una continua sorpresa, un viaggio storico senza tempo. È sufficiente una passeggiata con la guida per scoprire dei dettagli, dei luoghi, dei racconti che fanno della Capitale una città unica al mondo”.
Un mestiere importante nel Bel Paese…
“Ritengo di sì. Ma spesso non viene considerato un mestiere. Alcune volte, mi è capitato di sentirmi dire durante delle visite: ‘lei che mestiere fa?’. Sono un’archeologa e guida turistica. Questo è il mio lavoro”.
Il coronavirus in che modo ha inficiato la sua professione?
“Ricordo ancora il momento in cui ho scoperto del lockdown. Stavo andando a fare una visita guidata, l’8 marzo mattina, quando mi arriva il messaggio di una collega che mi avvisava della chiusura. Ho chiamato il Comune di Roma per avere conferma: il Dpcm imponeva la sospensione delle attività non essenziali. È stato un trauma e uno shock. Ci siamo visti privati di una libertà che davamo per scontata. Dal punto di vista lavorativo, sono evaporati i guadagni di quei mesi che per la categoria rappresentano l’alta stagione. Io faccio visite organizzate da me ma ho anche contatti privati. Per lo più, di persone che vengono da altre regioni. Lavoro molto con gli italiani in generale, e in quei tre mesi assorbiti dal lockdown anche con le scuole: ad Ostia Antica, al Colosseo, ai Musei Vaticani. Tutto questo è semplicemente svanito. La stagione come è iniziata a marzo è già finita. Per noi, l’anno è pressoché terminato”.
Quindi i ricavi riguardano solo una parte dell’anno?
“Sì, noi guadagniamo di più questo periodo. Mentre nel mese di febbraio o anche nel mese di novembre non si lavora molto. Ciò che mi ha lasciato più perplessa è stata la decisione di garantire le sovvenzioni statali per i tre mesi di lockdown e poi basta. Non voglio dire che serva un aiuto costante, ma il problema non finisce con la riapertura di maggio. La ripresa è lenta. Ci sono guide che lavorano solo con gli stranieri e se le frontiere saranno riaperte tra qualche mese, questi miei colleghi si troveranno in seria difficoltà. Alcuni hanno ripreso la loro pregressa attività di archeologi o si sono dedicati a dare qualche ripetizione”.
Lei con che tipo di persone lavora questo periodo?
“Io lavoro soprattutto con gli italiani e in questo periodo con i romani. È stata una sorpresa. Il Covid-19 ha fatto comprendere, ancora di più, ai cittadini la bellezza di Roma. È emozionante vedere le persone desiderose di uscire per riappropriarsi della propria città. Preferiscono, poi, contattare una guida o partecipare a visite di gruppo per poter cogliere i dettagli che si scoprono semplicemente passeggiando. Noi guide forniamo una lente per vedere i particolari. Si passa difronte alla Barcaccia, tutti sanno che è stata realizzata da Bernini, ma dietro c’è una storia avvincente che ha portato l’artista a pensarla in quelle forme”.
C’è stata una volontà di riscoprire le bellezze italiane?
“Sì, anche durante il lockdown ho lavorato molto sui miei profili social. Bisogna trovare il modo per avvicinare le persone alla bellezza dell’arte. Alle volte, basta una foto con una piccola descrizione e dell’entusiasmo nello spiegare. Roma è un tesoro a cielo aperto, ogni angolo ci regala una sorpresa. Le persone hanno riscoperto l’emozione di una passeggiata tra le bellezze della città, anche con una mascherina. Non importa più in che condizioni, è importante ripartire, riscoprire, innamorarci dei nostri luoghi e della nostra storia”.