In pandemia le urgenze spirituali si sommano a quelle materiali. Tante le questioni di senso e le emergenze sociali che la pandemia pone alla riflessione e alla coscienza dei credenti. Interris.it ha intervistato padre Giovanni Congiu, superiore della Comunità della Casa generalizia dei missionari redentoristi.
Interrogativi di fede in pandemia
“Questo tempo di pandemia è difficile per tutti: con facilità molti si chiedono dov’è Dio? Perché non interviene?… Domande alle quali è molto difficile rispondere, soprattutto in una situazione come questa che stiamo vivendo- sottolinea a Interris.it padre Congiu-. Mi pare che una risposta che ci possa aiutare sia possibile trovarla nel pensare Maria ai piedi della croce. Una mamma che assiste, impotente, alla morte atroce del suo figlio. Una morte assurda e ingiusta, perché il figlio è innocente Ma lei continua ad avere fede, a sperare contro ogni speranza. Certamente anche lei soffre, non comprende perché Dio non intervenga. Ma sa che Dio non abbandona mai nessuno, che Dio è buono e misericordioso e con fiducia gli si affida…”.Quali risposte possono arrivare dalla fede alla crisi di senso provocata in molti dalla pandemia?
“Nella domenica tra Natale e Capodanno la Chiesa ci ha fatto celebrare la festa della Sacra Famiglia: è in qualche maniera un modo per proporla come modello per le famiglie cristiane. Data per chiara a tutti la grandezza del Bambino, il Figlio di Dio, il Verbo fattosi Carne, e quella di sua Madre, la Benedetta fra tutte le donne, ci si può fermare un attimo sulla figura di san Giuseppe”. A cosa si riferisce?
Quest’anno ricorre il 150° Anniversario da quando Pio IX lo dichiarò Patrono della Chiesa Universale. In questa occasione Papa Francesco lo descrive come padre amato, padre nella tenerezza, nell’obbedienza, nell’accoglienza, padre dal coraggio creativo, padre lavoratore e padre nell’ombra. Sono solo i titoli dei paragrafi del documento ‘Patris Corde’ che però delineano alcune caratteristiche che dovrebbero essere di ogni papà. Ma che sono importanti anche per gli operatori sanitari, specie in questa situazione di pandemia”.Qual è il modello proposto dalle Scritture?
“Maria dice all’angelo: ‘Eccomi sono la serva del Signore’. E da quel momento tutta la sua esistenza è al servizio di Dio e dei fratelli. Subito dopo l’Annunciazione il Vangelo ci dice che Maria ‘andò in fretta’ verso la sua cugina Elisabetta sapendo che avrebbe potuto aiutarla. Credo che guardando Maria possiamo comprendere come la solidarietà non è fare ogni tanto qualche atto di attenzione o di aiuto all’altro che vedo nel bisogno”.Può farci un esempio?
“E’ come scriveva San Giovanni Paolo II nella ‘Sollicitudo Rei Socialis’. La determinazione ferma e perseverante di impegnarsi per il bene comune. Ossia per il bene di tutti e di ciascuno, perché tutti siamo veramente responsabili di tutti”.Quale insegnamento mariano possiamo trarne?
“Abbiamo già detto di Maria ‘Donna del servizio’. A me piace tanto la considerazione di Maria come ‘Donna del sì’. Maria è colei che quotidianamente sa uniformare la sua vita alla volontà di Dio. Senza se e senza ma. Senza alcuna riserva riesce a vedere nella volontà di Dio la sua piena realizzazione personale, come donna e come madre”. In che modo?
“Con il totale affidamento a Dio anche nei momenti difficili che Maria deve affrontare. Dalla nascita del Bambino ‘al freddo e al gelo’, perché ‘per loro non c’era posto nell’alloggio”. Alla fuga in Egitto. Al momento in cui Gesù dodicenne rimane nel tempio. A quello in cui Gesù trentenne la lascia per iniziare la sua vita pubblica.. Fino alla croce. Anche nel dolore Maria è la ‘Donna del sì'”.Cioè?
“Colei che si fida di Dio anche se non capisce e non smette mai di ripetere: ‘sia fatta la tua volontà'”.