Il cammino per il raggiungimento della totale parità di genere appare ancora lungo e tortuoso. Sebbene molta strada sia stata già fatta, altra strada è necessario ancora percorre. Un esempio è il mondo della ricerca scientifica, dove la presenza maschile appare essere ancora maggioritaria.
Proprio pochi giorni fa, precisamente l’11 Febbraio, è stata celebrata la giornata mondiale delle donne e delle ragazze nella scienza, istituita dall’Organizzazione delle Nazioni Unite, proprio con l’intento di scardinare progressivamente i pregiudizi e gli ostacoli che stanno all’origine di questo divario. È importante parlarne soprattutto perché questa disparità porta molte ragazze giovani a cambiare il proprio percorso di studio, arrivando a “modificare” il proprio sogno, a causa di questi condizionamenti sociali. Nel mondo della ricerca sono ancora troppo poche le donne che lavorano in confronto alla maggioranza degli uomini.
L’Onu infatti ancora oggi secondo delle analisi ha rilevato che le donne sono solo il 33% circa dei ricercatori e sono presenti solo per il 12% nelle Accademie scientifiche. Insomma un numero troppo basso, specialmente nel 2022 in cui molti pregiudizi dovrebbero essere abbattuti da tempo ed è una disparità che, se non si cambia qualcosa, si prospetta anche nel futuro, considerando quanto poco le donne siano rappresentare in settori emergenti, come ad esempio nel campo dell’ingegneria o dell’informatica.
Credo che non esista una singola giornata per le donne, ma che lo sia ogni giorno, ogni giorno infatti è necessario battersi e far sentire la propria voce, per far capire che queste disuguaglianze nel ventunesimo secolo non sono più accettabili.