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Don Tillieci (Diocesi di Oppido Mamertina): “Abbattere i muri culturali che impediscono l’inclusione”

L’intervista di Interris.it a don Giovanni Battista Tillieci, direttore dell’Ufficio per la Pastorale delle persone con disabilità della diocesi di Oppido Mamertina-Palmi

In Italia, il collocamento lavorativo delle persone con disabilità è normato dalla Legge n. 68 del 12 marzo 1999, denominata “Norme per il diritto al lavoro per i disabili”. La legge usa per la prima volta il termine di collocamento mirato, sancendo in maniera chiara un mutamento di obiettivi e prospettive, si passa cioè dal semplice obbligo di assunzione a quello dell’assunzione attraverso un’azione mirata che tenga conto delle potenzialità, risorse e ispirazioni della persona con disabilità, valorizzandole nella maniera adeguata. Però, nonostante la normativa, ad oggi, in Italia, su 100 persone tra i 15 e i 64 anni che, pur avendo limitazioni nelle funzioni motorie e/o sensoriali essenziali nella vita quotidiana oppure disturbi intellettivi o del comportamento, sono comunque abili al lavoro, solo il 35,8% ha un’occupazione.

L’esempio della diocesi di Oppido Mamertina – Palmi

In Calabria, nel territorio della diocesi di Oppido Mamertina-Palmi, ha visto la luce un innovativo progetto d’inserimento nel mondo del lavoro per persone con diversi tipi di disabilità che vede la partecipazione di diversi soggetti istituzionali e imprenditoriali del territorio. Interris.it, in merito a questa esperienza, ha intervistato don Giovanni Battista Tillieci, direttore dell’Ufficio Diocesano per la Pastorale delle persone con disabilità.

L’intervista

Come nasce e che obiettivi ha il vostro progetto di inclusione delle persone con disabilità lanciato dalla diocesi di Oppido Mamertina – Palmi?

“il nostro progetto nasce dopo la partecipazione ad un seminario nazionale sul tema organizzato dal servizio pastorale per le persone con disabilità che si è svolto nella città di Bologna alla fine dello scorso novembre, congiuntamente all’ufficio pastorale per i problemi sociali e del lavoro. La partecipazione al seminario faceva vedere il lavoro dal punto di vista delle persone con disabilità e, tale prospettiva, mi ha aperto il cuore e la mente in merito all’opportunità di elaborare un progetto multisettoriale, in grado di coinvolgere non solo la compagine ecclesiale, ma soprattutto gli enti pubblici, le amministrazioni locali, le aziende e gli imprenditori.”

Su quali versanti si sta sviluppando il progetto?

“Il progetto è multisettoriale e si sta sviluppando in molteplici direzioni, non solo nell’ambito delle tre diocesi di Reggio Calabria e della città metropolitana, ma anche attraverso la collaborazione con la Camera di Commercio che porterà a recepire le diverse richieste di inclusione e farà sì che, i ragazzi con disabilità, possano approcciarsi al mondo del lavoro, attraverso le proprie attitudini e capacità. Si darà così vita a degli specifici percorsi in cui, le persone con disabilità, possano sviluppare i propri desideri e inclinazioni. La nostra particolare intenzione è quella di dare maggior slancio all’inclusione lavorativa delle persone con disabilità cognitive, in modo particolare quelli affetti dal disturbo dello spettro autistico.”

Quali sono i suoi auspici per il futuro in relazione allo sviluppo del progetto? In che modo, secondo lei, la società civile e le istituzioni, possono contribuire allo sviluppo di questa progettualità?

“L’assunzione delle persone con disabilità nei luoghi di lavoro è un diritto/dovere al pari di tutti. Diritto al lavoro e dovere di contribuire alla collettività. Bisogna abbattere il muro culturale in questo senso. È necessario che, le aziende, capiscano che, l’assunzione di una persona con disabilità, rappresenta un’opportunità, non solo dal punto di vista umano ma anche da quello economico perché, queste persone, hanno grandi capacità professionali oggettive e una grande attenzione verso l’altro. Le persone con disabilità sono una grande occasione per le aziende e per gli enti pubblici che devono applicare la normativa vigente nel modo giusto. In Italia, ad esempio, ci sono delle aziende leader nei loro settori che hanno assunto quasi esclusivamente persone con disabilità, come ad esempio nell’ambito dello sviluppo dei software informatici.”

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