L’educatore don Lorenzo Milani è stato al centro del “Convegno Pastorale”. Due giorni di incontri a Firenze e Calenzano organizzati dal Comitato nazionale per le celebrazioni del centenario della nascita del priore di Barbiana. L’evento ha riunito rappresentanti della Chiesa e studiosi. Un “Convegno Pastorale” per ritrovarsi intorno alla persona di Don Milani. Uno stare insieme per ricordarlo. A partire dal suo operato. E dal contesto che lo ha visto uomo di fede e spiritualità. Tra altre figure emblematiche del periodo, dal dopoguerra fino alla fine degli anni ’60. Così la due giorni tra Firenze e Calenzano ha celebrato i 100 anni dalla nascita dell’educatore. Lorenzo Milani nacque a Firenze nel 1923 da una colta famiglia borghese. La madre Alice Weiss, triestina, il padre Albano, fiorentino. È il secondo di tre figli, il maggiore Adriano, la minore Elena. Lorenzo compie i suoi studi classici a Milano. Dove si trasferì nel ’30 con la famiglia. E prosegue la sua formazione all’Accademia di Brera. Perseguendo la sua passione per la pittura fino al 1941. Nel ’42 a causa della guerra, la famiglia Milani fa ritorno a Firenze e l’8 novembre 1943 Lorenzo entra nel Seminario Maggiore di Firenze. Sembra che anche l’interesse per la pittura sacra abbia portato don Lorenzo ad approfondire la conoscenza del Vangelo. II 13 luglio 1947 fu ordinato prete.
Milani educatore
Dopo una breve permanenza nella parrocchia di Montespertoli, don Milani fu mandato a San Donato di Calenzano (Firenze). Come cappellano del vecchio proposto don Pugi. Qui fondò una scuola popolare per giovani operai e contadini. Alla morte di don Pugi, il 14 novembre 1954 fu nominato priore di Sant’Andrea a Barbiana, una minuscola parrocchia di montagna in Mugello. Dove, l’anno successivo, dette vita ad una scuola per 6 ragazzi del popolo che avevano terminato le elementari. Nel maggio del 1958 terminò di scrivere Esperienze Pastorali, iniziato anni prima a San Donato. Il libro fu ritirato dal commercio pochi mesi dopo, per disposizione del Sant’Uffizio, perché ritenuto “inopportuno”. Alla fine del 1960 don Lorenzo fu colpito dai primi sintomi del male che sette anni dopo lo condusse alla morte. È del febbraio 1965 la lettera aperta che scrisse ad un gruppo di cappellani militari toscani. Che, in un loro comunicato, avevano definito l’obiezione di coscienza “estranea al comandamento cristiano dell’amore e espressione di viltà”. La lettera fu incriminata.
Lezione di Milani
Don Lorenzo Milani fu rinviato a giudizio per apologia di reato. Al processo, che si svolse a Roma, non poté essere presente a causa della sua grave malattia. Inviò allora ai giudici un’autodifesa scritta e, il 15 febbraio 1966, il processo in prima istanza si concluse con l’assoluzione. Ma su ricorso del pubblico ministero, il 28 ottobre 1968, quando don Lorenzo era già morto da tempo, la corte d’appello condannò lo scritto. Modificando la sentenza di primo grado. Nel luglio del ’66 con i ragazzi della scuola di Barbiana, inizia la stesura di Lettera a una professoressa, pubblicata nel maggio del ’67. Don Lorenzo morì a Firenze un mese dopo, il 26 giugno. Ricordava il suo allievo Michele Gesualdi: “don Lorenzo si tirava facilmente addosso grandi consensi. O grandi dissensi. Con schieramenti preconcetti che hanno spesso offuscato la sua vera dimensione. Era un uomo così. Per le sue scelte nette e coerenti, le sue rigide prese di posizione. Il linguaggio tagliente e preciso. La sua logica stringente di ragionare e argomentare“. E aggiungeva: “Su di lui è stato detto e scritto molto. Sono state fatte opere teatrali e quattro film. Però resta ancora molto da scoprire. Soprattutto in quella dimensione religiosa che è l’aspetto fondamentale di tutta la sua vita e delle sue opere“.
Priore di Barbiana
“Non è possibile capire appieno don Lorenzo e i motivi delle sue scelte se, quando ci si avvicina a lui, non si tiene sempre presente un dato fondamentale – sottolineava Gesualdi-. E cioè che era un prete e un prete che aveva deciso di servire Dio nel modo più completo. Dopo che da adulto si era convertito al cristianesimo. Tutto il suo operato successivo va ricondotto a questa scelta. La sua vita è stata breve ma intensa“. Il convegno pastorale è iniziato a Firenze con una contestualizzazione della Chiesa in quegli anni. E l’influenza di Giorgio la Pira. Per poi passare alle prospettive di ricerca futura grazie agli archivi storici che accolgono materiali su don Milani. Altri punti di vista su di lui sono stati proposti attraverso il ricordo di figure contemporanee. Protagonisti del suo tempo che sono stati in dialogo con il priore di Barbiana. Ed è appunto stato il prete, il credente al centro degli interventi. Quindi gli incontri si sono spostati a Calenzano. Per affrontare gli aspetti legati alla sua pastorale. Anche nelle parti scomode. Con studiosi internazionali e le conclusioni del cardinale Giuseppe Betori.
Comitato
Il convegno pastorale è stato organizzato dal Comitato nazionale per le celebrazioni del centenario della nascita di don Lorenzo Milani. Sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica. L’evento ha dato voce a rappresentanti della Chiesa di oggi così come a studiosi della figura del priore di Barbiana. Con il sostegno dell’arcidiocesi di Firenze. Assieme a ministero della Cultura. Rai. Regione Toscana. Città Metropolitana di Firenze. Comune di Calenzano. Fondazione Etica, Fondazione CR Firenze. Per non dimenticare il presbitero, scrittore, docente ed educatore cattolico italiano. La cui figura è legata in prevalenza all’esperienza didattica rivolta ai bambini poveri nella disagiata e isolata scuola di Barbiana. Nell’omonima frazione del comune di Vicchio (Firenze). Dove don Milani, con i suoi allievi, scrisse appunto “Lettera a una professoressa” (1967), divenuto testo centrale nel dibattito sulla scuola. “Se si perde loro la scuola non è più scuola. È un ospedale che cura i sani e respinge i malati“. Con questa dura denuncia don Lorenzo Milani ed i suoi alunni, nel 1967, alzavano il velo su un vero e proprio dramma per l’intero Paese. A distanza di sei decenni la dispersione scolastica rimane, pur con percentuali diverse, un problema ancora attuale. E le parole di Milani risuonano ancora oggi come un forte grido di allarme. Che rivendica risposte concrete ed urgenti.