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Don Fortunato Di Noto, sulla pedopornografia: “É in mano alla criminalità organizzata”

L'intervista di Interris.it a don Fortunato Di Noto, presidente dell'associazione Meter, in occasione della Giornata dei bambini vittime della violenza, dello sfruttamento e dell’indifferenza, contro la pedofilia

Da ventisette anni, ogni 25 aprile si celebra la Giornata dei bambini vittime della violenza, dello sfruttamento e dell’indifferenza, contro la pedofilia. Questa giornata è stata voluta da un gruppo di famiglie della parrocchia della Madonna del Carmine di Avola e da Meter, associazione che opera a tutela dei bambini. Interris ha intervistato Don Fortunato Di Noto, Presidente di Meter, che denuncia che lo sfruttamento minorile è in aumento e spiega l’importanza di intervenire tempestivamente per guarire le ferite provocate dalla violenza. 

Don Fortunato, quanti sono i bambini che subiscono una violenza?

“I numeri sono allarmanti. L’Onu parla di circa un miliardo e trecento milioni di bambini che subiscono ogni tipo di maltrattamento. Se ci focalizziamo negli abusi sessuali, in Europa i numeri indicano che i bambini che subiscono violenza sono 19 milioni. In Italia, il dipartimento di polizia criminale dichiara che i casi accertati dal 2021 al 2022 sono 7.500.  C’è poi la pedopornografia che secondo Franco Gabrielli, dirigente nazionale della polizia italiana è in mano alla criminalità organizzata, anche di spessore internazionale, che lucra sullo sfruttamento dei minori”.

Il trauma da violenza rimane anche da adulti?

“Quando si viene abusati avviene una modificazione della percezione della vita. Papa Francesco lo ha definito ‘omicidio psicologico’ perché la violenza ammazza una persona nel suo intimo e questo trauma si ripercuote nella quotidianità e nelle relazioni con gli altri. Non è vero che un bambino può dimenticare la violenza, si pensi per esempio che molti atteggiamenti degli adulti come la rabbia sono figli di un abuso avvenuto in età infantile o adolescenziale”.

Quando avviene una violenza come si interviene?

“É fondamentale intervenire subito con un percorso che aiuti a superare il trauma. Capita spesso però che alcuni bambini o ragazzi tengono nascosta la violenza per vergogna o semplicemente perché si sentono in colpa di quanto è accaduto. Noi di Meter, da trent’anni abbiamo un centro di ascolto e abbiamo attivano degli interventi che garantiscono un percorso di guarigione a chi ha subito un abuso”. 

Si sente parlare molto di abuso emotivo. Quanto pericoloso è?

“Moltissimo perché uno schema di comportamento che danneggia il senso di autostima di un minore e ha un impatto negativo sul suo sviluppo psicologico e che può lasciare dei segni profondi. Per questo noi riteniamo opportuno che l’adulto sia formato a rapportarsi in modo sano con il minore. Penso per esempio al ruolo educativo importante che gli insegnati hanno e di come un loro atteggiamento sbagliato possa danneggiare gravemente l’alunno.”. 

Durante la pandemia gli abusi sono aumentati. Perché?

“Il periodo del lockdown ha costretto le famiglie a chiudersi in casa e durante questa clausura forzata sono emerse delle gravi vulnerabilità. Ecco che l’ambito familiare non è il più il luogo protetto che pensavamo e i dati dichiarano che il 91% delle violenze avvengono nella cerchia familiare. Questo aspetto complica il tutto perché, quando l’abuso è stato commesso da un componente della stessa famiglia, per un bambino è più difficile denunciare. Sono però positivo perché la mia esperienza dice che prima o poi anche il bambino parla e ci permette di intervenire”. 

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